Consorzi di bonifica al servizio del territorio e dell’agricoltura

Dalla regimazione idrica alla distribuzione in campo agricolo

Invaso e diga del Molato (Piacenza)
Ruolo sempre più strategico nella gestione integrata delle acque, nella tutela ambientale e nella costruzione della resilienza territoriale di fronte al cambiamento climatico

I Consorzi di bonifica e irrigazione rappresentano una delle espressioni più concrete e longeve della sussidiarietà del nostro Paese. Nati per garantire la sicurezza idraulica e la fruibilità dei territori agricoli, nel tempo si sono evoluti assumendo un ruolo sempre più strategico nella gestione integrata delle acque, nella tutela ambientale e nella costruzione della resilienza territoriale di fronte al cambiamento climatico.

La gestione del territorio

Enti pubblici a struttura associativa privatistica ed espressione di autogoverno, con il proprio operato contribuiscono a garantire un equilibrio virtuoso tra interesse pubblico e responsabilità privata.

Operano su oltre 19 milioni di ettari, circa il 64% della superficie nazionale, gestendo un patrimonio infrastrutturale imponente, costituito da 231.000 km di canali consortili, 16.000 km di argini, 1.000 impianti idrovori, oltre 2.200 opere irrigue, 900 invasi e 54 dighe. Le infrastrutture definiscono una rete capillare di difesa idraulica e di distribuzione della risorsa idrica, senza la quale gran parte del territorio agricolo italiano sarebbe esposto a dissesto idrogeologico, desertificazione e abbandono.

L’acqua, trattenuta e regolata, diventa fattore di stabilità e sviluppo per i territori rurali, garantendo continuità produttiva alle imprese agricole che costituiscono il primo presidio socioeconomico delle aree rurali periurbane e di quelle interne di natura collinare. Anche nelle aree di pianura e costiere, dove la pressione antropica diventa sempre più forte, l’attività consortile contrasta la risalita del cuneo salino, salvaguardando suoli agricoli e qualità della risorsa.

L’irrigazione collettiva, programmata e definita, consente di incrementare le rese produttive unitarie, ridurre inefficienze e perdite idriche, migliorando la competitività del sistema agroalimentare italiano.

Nel contesto del cambiamento climatico, i Consorzi di bonifica con il loro operato offrono risposte concrete per adattare e mitigare gli effetti. La manutenzione ordinaria e straordinaria di tutte le opere rappresenta una prima risposta volta a salvaguardare servizi ecosistemici a beneficio delle comunità che vivono i territori. In questa prospettiva, i Consorzi svolgono una manutenzione gentile, fatta di interventi selettivi e mirati in determinate finestre ecologiche, senza azzerare la vita dei corsi d’acqua, bensì rafforzando sponde e habitat per le diverse specie.

Lavori per la realizzazione dell’invaso di Serra degli Ulivi

La manutenzione si traduce in un paradigma economico che porta a nuovi posti di lavoro favorendo l’occupazione nei territori rurali.

Il Pnrr ha dato una forte spinta al sistema consortile che ha saputo rispondere al meglio, rispettando tutti i target previsti e certificando, a giugno 2026, un risparmio idrico di 1,5 miliardi di metri cubi.

Senza acqua i territori non vivono ed è per questo che Anbi (Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue), insieme a Coldiretti, ha presentato al Paese il Piano Invasi Multifunzionali. Un progetto da realizzare entro il 2030 e che vedrà la nascita di 10.000 invasi, di piccole e medie dimensioni, in terra battuta così da non impermeabilizzare i territori e ricaricare la falda. Una rete diffusa di invasi, soprattutto nelle aree interne, che non interferiscono in alcun modo con la vita dei fiumi e che garantiscono il recupero di acque meteoriche che altrimenti scorrerebbero verso valle nei canali torrentizi. Disponibilità di acqua è sinonimo di coesione sociale e territoriale per contrastare povertà e diseguaglianze sostenendo agricoltura, industria, turismo e benessere quotidiano; ma anche invasi su cui produrre energia elettrica mediante la costruzione di impianti fotovoltaici galleggianti, di cui i Consorzi sono precursori ormai dal 2009, e impianti di mini-idroelettrico con pompaggi ove la conformazione territoriale lo consenta.

Un Piano strategico che mira a incrementare la capacità di stoccaggio delle acque meteoriche, oggi ferma all’11%, rafforzando la resilienza idrica, energetica e alimentare dell’Italia.

La finalità è duplice, da un lato creare una riserva idrica stabile nei momenti di maggior crisi, dall’altro ridurre i costi energetici per i Consorzi e a cascata per aziende agricole e consumatori. Ciò significa tutelare il Made in Italy agroalimentare, nonché salvaguardare 4 milioni di posti di lavoro e un valore della produzione di 707 miliardi di euro, perché acqua pulita e di qualità restituisce cibo sano.

Paratoie automatizzate per la gestione del distretto Angeli Cerese

Servizi digitali per le aziende agricole

I Consorzi di bonifica sono anche innovazione e digitalizzazione.

Per i Consorzi di bonifica, innovare significa mettere le imprese agricole consorziate nelle condizioni di aumentare la produttività senza sacrificare la qualità, grazie a sistemi irrigui all’avanguardia capaci di rispondere alle sfide poste dai cambiamenti climatici. Tra le tecniche più avanzate, la subirrigazione si distingue per la capacità di garantire elevata efficienza e significativi risparmi idrici, soprattutto negli areali maggiormente esposti a temperature elevate e a stress idrici prolungati.

A questa dimensione più strettamente infrastrutturale si affianca quella, complementare, dei servizi digitali di supporto alle decisioni irrigue delle imprese agricole.

Grazie a Irriframe, lo strumento di consiglio irriguo promosso da Anbi e sviluppato dal Consorzio di II grado per il Canale Emiliano Romagnolo (Cer) in collaborazione con i Consorzi di bonifica italiani, per aiutare gli agricoltori a gestire in modo efficiente l’irrigazione. Il servizio elabora quotidianamente i dati delle coltivazioni, meteorologici e del suolo e, grazie a modelli di bilancio idrico e di evapotraspirazione colturale (ETc), fornisce per ciascuna coltura indicazioni precise su quando irrigare e quanta acqua distribuire.

L’utilizzo è semplice: l’agricoltore inserisce le informazioni di base, come la posizione dell’azienda, il tipo di suolo, la coltura e il sistema di irrigazione, e Irriframe calcola in automatico il fabbisogno idrico della coltura, aggiornato ogni giorno in base alle condizioni meteo locali e alle previsioni a 3 giorni.

Il sistema è gratuito e disponibile in gran parte d’Italia, grazie alla rete dei Consorzi di bonifica. Irriframe copre una vasta gamma di colture, circa 120, e viene costantemente migliorato, sia ampliando le specie considerate, sia introducendo nuove funzionalità innovative, come il recente modulo agrivoltaico, che corregge il consiglio irriguo tenendo conto dell’ombreggiamento e delle variazioni microclimatiche, dovute alla presenza di impianti fotovoltaici sopra le colture.

Un contribuito ad aumentare la sostenibilità delle aziende agricole viene dal modulo Fert-Irrinet, con cui è possibile gestire la fertilizzazione della coltura, consentendo di ridurre l’input di fertilizzanti, aumentando le rese e diminuendo i costi; grazie alla fertirrigazione, supportata anch’essa da Irriframe, vi è la possibilità di ridurre la vulnerabilità delle colture al cambiamento climatico, in particolare agli eccessi di temperatura e precipitazioni.

Utilizzando Irriframe su diverse colture è emerso che, è possibile aumentare l’efficienza irrigua fino al 30%, aumentare di circa il 20% la produzione, riducendo le inefficienze e i costi energetici, migliorando la sostenibilità e la produttività delle aziende agricole. Allo stesso modo, grazie all’ utilizzo del modulo Fert-Irrinet, è stato possibile aumentare l’efficienza d’uso dell’azoto fino al 50%, inducendo un risparmio economico negli agricoltori, dato dal minor utilizzo di nutrienti.

In un Paese sempre più esposto alla crisi climatica, i Consorzi di bonifica e irrigazione rappresentano un presidio indispensabile per la sicurezza, la produttività e l’equilibrio dei territori rurali. La loro capacità di leggere i cambiamenti, innovare e cooperare con il mondo agricolo e istituzionale li rende attori centrali nello sviluppo sostenibile del Paese. Assicurare acqua, tutelare il territorio e rafforzarne la resilienza rappresenta la strada decisiva su cui si gioca il futuro dell’agricoltura italiana.

Tutela delle aree umide dal cuneo

Le zone umide rappresentano ecosistemi di straordinaria importanza, tuttavia, in un contesto di cambiamenti climatici e crescente pressione antropica, questi ambienti delicati sono sempre più minacciati, in particolare dal fenomeno dell'intrusione salina, ossia la risalita di acqua salmastra nei corpi idrici superficiali e sotterranei, che compromette la qualità delle acque dolci e la fertilità dei suoli circostanti.
In tale contesto, il mondo dei Consorzi di bonifica ha definito da tempo, nuovi approcci multidisciplinari per la gestione della risorsa idrica a fini irrigui, ripensando la cura del territorio alla luce delle mutate condizioni climatiche. All’impegno costante per l’approvvigionamento e l’utilizzazione dell’acqua in agricoltura si affianca la necessità di proteggere e salvaguardare il patrimonio ambientale, paesaggistico e di biodiversità dei territori, con una particolare attenzione alle aree umide, oggi più che mai essenziali per la resilienza dei sistemi agricoli e naturali.

In questo articolo, esploreremo alcune delle soluzioni e degli interventi adottati dai Consorzi di bonifica per la tutela di queste aree, analizzando casi emblematici in Toscana, Emilia-Romagna e Lazio.

Automazione e droni per il controllo delle reti irrigue

L’uso di sistemi di automazione, telecontrollo, sensoristica avanzata, rilievi digitali e droni permette oggi una gestione delle reti irrigue molto più precisa ed efficiente. A queste tecnologie si affiancano scelte mirate di politica irrigua, come la diffusione della subirrigazione nelle aree maggiormente esposte a temperature elevate e stress idrici prolungati: una tecnica che riduce le perdite per evaporazione aumenta l’efficienza e assicura acqua alle colture nei momenti più critici. Nella stessa direzione si collocano gli interventi di copertura degli invasi con moduli galleggianti in plastica, che contribuiscono a contenere ulteriormente l’evaporazione, a preservare la qualità della risorsa e a valorizzare ogni bacino come infrastruttura strategica e durevole a servizio del territorio.

Le esperienze già avviate in diverse aree d’Italia dimostrano che gli investimenti dei Consorzi di bonifica in innovazione sono attuali e sempre più necessari per supportare l’agricoltura e il territorio, i casi sviluppati in Lombardia e in Piemonte descritti in questo articolo sono un esempio concreto di interventi diversi che sono parte di una stessa strategia di modernizzazione.

di Antonio Urbano1, Massimo Gargano1, Valeria Ferrarini2, Francesco Cavazza2, Caterina Truglia1, Raffaella Zucaro2

1 Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue;
2 Consorzio di Bonifica di Secondo Grado per il Canale Emiliano Romagnolo


1Consorzio Bealera Maestra: nuove condutture sotterranee in pressione

Il consorzio di secondo grado Bealera Maestra rivoluziona il sistema irriguo della pianura cuneese: condotte sotterranee in pressione sostituiscono gli antichi canali scavati a fine Quattrocento. Il progetto, che vale 200 milioni di euro, punta a ridurre le perdite idriche, ottimizzare la distribuzione e produrre energia rinnovabile. L’ente consortile deriva le acque dallo Stura di Demonte a Tetto Lupo, poco a valle di Cuneo, e serve, con un canale lungo 35 chilometri, 12 mila ettari di terreni sulla destra orografica del fiume. Tredici consorzi irrigui di primo grado distribuiti fra i comuni di Castelletto Stura, Morozzo, Margarita, Montanera, Sant’Albano, Trinità, Bene Vagienna, Narzole, Cherasco e Lequio Tanaro. Dal 2022 la via d’acqua è un cantiere, 20 milioni di euro attinti dai fondi Psrn hanno consentito l’avvio dei lavori di intubamento.

«L’acqua dei fiumi Gesso e Stura non basta più per le nostre esigenze. Il primo degli otto lotti dell’opera - una conduttura in pressione fra i comuni di Castelletto Stura e Montanera - entrerà in funzione nell’estate del 2026: i consorzi serviti dalla rete di distribuzione sotterranea, ma anche quelli a valle, disporranno di maggiori risorse, grazie all’eliminazione delle dispersioni» spiega Claudio Ambrogio, sindaco di Bene Vagienna e presidente di Bealera Maestra. Per sopperire alle carenze, da anni, il consorzio utilizza l’acqua del lago della Piastra di Entracque, in valle Gesso, grazie a un accordo con Enel Green Power. Ogni estate vengono rilasciati 13,5 milioni di metri cubi d’acqua che, tramite il canale Naviglio-Vermenagna e una condotta sotterranea realizzata nel 2011, raggiungono Tetto Lupo. L’intubamento di Bealera Maestra rappresenta il passo successivo nella razionalizzazione delle risorse e ne consente lo sfruttamento idroelettrico, grazie a due centraline posizionate sulla condotta, che alimenteranno la Cer-Concerti, una comunità energetica formata da 30 enti locali. I canali esistenti, invece, continueranno a defluire le acque meteoriche.

Nel 2023 Bealera Maestra ha ottenuto dal Pnrr 58 milioni di euro - i finanziamenti per i lotti 2.1, 2.2 e 3 - che consentiranno di ultimare una seconda condotta forzata fra la frazione Consovero di Sant’Albano Stura e la località Casali dei Molini, ai confini fra Trinità e Bene Vagienna. Per i cantieri rimanenti serviranno altri 150 milioni di euro: le opere sono state inserite nel Pniissi. Il progetto manterrà in servizio alcuni tratti delle opere di superficie. «La vasca di carico della condotta si trova 5 chilometri a valle dell’opera di presa, ubicata all’interno del Parco fluviale Gesso-Stura. Le prescrizioni della Via hanno imposto di conservare il canale», spiega il progettista Angelo Guerra dello Studio Pd di Acqui Terme. La prima condotta, un tubo in resine rinforzato con fibre di vetro da 2,2 metri di diametro e una portata di 6 m3/s, corre a due metri di profondità per 6 chilometri. «Nei pressi Montanera, dove le acque ritornano nel canale, una centrale da 1 MW fungerà anche da riduttore di pressione». In frazione Consovero di Sant’Albano Stura, dopo aver alimentato due centraline private, le acque discenderanno in condotta. «Il secondo tratto di tubazioni raggiungerà la località Casali dei Molini, dove sorgerà la seconda centralina». Da qui i flussi confluiranno nel Canale Sarmassa e nel Rio Corva, dei quali si prevede l’intubamento; i lotti 6 e 7 estenderanno la rete sotterranea al resto del comprensorio. L’acqua giungerà nei terreni attraverso diramazioni secondarie: «Condutture in polietilene atossico con diametri fra i 50 e gli 80 centimetri, che si ridurranno fino a 15-20 per i gruppi di consegna», precisa Guerra. Una colonnina di derivazione gestita tramite smartphone permetterà di erogare i volumi in base alle superfici.

Il dislivello tra Cuneo e Bene Vagienna genererà pressioni fino a 6 atmosfere, sufficienti a irrigare per gravità gran parte del territorio. A monte saranno operative stazioni di rilancio. «L’infrastruttura è pensata per agevolare la transizione graduale dal sistema a scorrimento, che potrà rimanere in uso, a metodi che impiegano irrigatori fissi e pivot. Il passaggio all’irrigazione ad aspersione permetterà di dimezzare il fabbisogno idrico» Nei consorzi a valle si continuerà a irrigare a scorrimento.

Bealera Maestra sviluppa un fabbisogno di 43 milioni di metri cubi d’acqua. «D’estate i volumi derivati dal fiume scendono fra gli 1 e i 2 m3/s a fronte dei 6 previsti dalla concessione: l’acqua della diga della Piastra innalza la dotazione a 4», spiega il segretario Giuseppe Scarzello. Il Nuovo Canale che influisce a Consovero, e intercetta le risorgive dell’altipiano della Bombonina, «garantisce un apporto di 1,2 m3/s».

La penuria idrica caratterizza il territorio da secoli: nel Trecento i certosini scavarono il Bealerasso, fra Tetti Pesio e Morozzo; a fine Cinquecento Cherasco realizzò il Canale Sarmassa, che verrà ora in parte sostituito dalla nuova condotta. «I volumi veicolati, 1,2 m3/s, confluiranno nell’asta di Bealera Maestra fino alla diramazione di Casali dei Molini, consentendo una razionalizzazione dell’uso delle acque in tutto il comprensorio», conclude Scarzello.

              Davide Gallesio


2Prima parte dell’invaso di Serra degli Ulivi in dirittura d’arrivo

Sfruttare le portate dei torrenti Pesio ed Ellero, nella stagione di morbida, per creare una riserva idrica utile a fronteggiare la siccità estiva: è l’obiettivo del progetto dell’invaso di Serra degli Ulivi, che servirà 10 mila ettari nei comuni di Mondovì, Rocca de’ Baldi, Beinette, Chiusa Pesio, Pianfei, Villanova Mondovì e Roccaforte Mondovì. «La condotta di adduzione delle acque dal Pesio, raccordo fra l’opera di presa realizzata sul torrente in località Gambarello, a Chiusa Pesio, e il lago di Pianfei sarà ultimata entro marzo 2026» commenta Roberto Gramaglia, direttore del Consorzio del Pesio.

La condotta - lunga 7 km - è la prima parte del progetto complessivo, che vale oltre 290 milioni e prevede la costruzione della diga di Serra degli Ulivi (150 milioni) e di una seconda conduttura in pressione lunga 14 km che porterà nel bacino le acque dell’Ellero, captate in località Norea a Roccaforte Mondovì (70 milioni). L’invaso sorgerà nella valle del Pogliola, a 500 metri di quota, nel comune di Villanova Mondovì. Avrà una capacità di 13 milioni di metri cubi, una superficie di 100 ettari e una profondità media di 20 metri.

Le opere di derivazione, situate oltre i 600 metri di altitudine, permetteranno di alimentarlo per caduta senza impianti di sollevamento, restituendo poi acqua ai consorzi irrigui durante la stagione siccitosa. L’opera è stata inserita nel Piano nazionale per la sicurezza idrica. In attesa dei fondi per la diga, dalla primavera 2026 la condotta dal Pesio alimenterà il lago di Pianfei, un invaso da 500 mila metri cubi costruito nel 1956. Grazie a 7 milioni di finanziamento Masaf il comprensorio è stato dotato di condotte in pressione per irrigare 200 ettari a goccia; ulteriori 8 milioni hanno permesso di adeguare lo sbarramento.

«Una volta entrata in funzione Serra degli ulivi, il lago di Pianfei verrà convertito a uso prevalentemente turistico», precisa Gramaglia. Il nuovo bacino fungerà da riserva per oltre 40 consorzi irrigui. La disponibilità di acqua in pressione permetterà agli agricoltori di dimezzare i consumi passando da sistemi a scorrimento all’irrigazione a goccia o pivot. L’urgenza è dettata dal cambiamento climatico, il consorzio Brobbio-Pesio, che irriga 2400 ettari, opera da anni con volumi ridotti: «Nella parte più lontana dalle opere di presa oscillano fra i 400 e i 500 litri al secondo, un deficit del 60 per cento rispetto alle portate della concessione. Nel 2025 i raccolti si sono salvati grazie ad alcuni temporali», conclude Gramaglia.

Secondo le stime tecniche, le condotte potranno convogliare 2600 litri al secondo, sufficienti a riempire il bacino in 60 giorni sfruttando i deflussi naturali. La diga sarà alta quasi 60 metri, lunga 220: «Per costruirla serviranno 1.3 milioni di metri cubi di terra, in parte prelevati da cave di prestito già censite», spiega Domenico Castelli, ingegnere di Steci Srl che ha seguito la progettazione. Una galleria di 4 metri attraverserà la spalla destra permettendo il passaggio delle condotte, l’acqua raggiungerà una torre dotata di valvole di sezionamento a varie quote. Una seconda galleria servirà allo svuotamento, uno sfioratore garantirà la sicurezza nelle piene. La portata naturale del torrente Pogliola, calcolata su base trimillenaria, è pari a 152 m3/s: la diga migliorerà la sicurezza idraulica grazie all’effetto di laminazione.

Intanto proseguono spediti i lavori sulla condotta dal Pesio: l’opera di presa – «composta da una traversa subalvea, per consentire il deflusso delle piene, da una scala di risalita per la fauna ittica, una vasca di deflusso e una di dissabbiatura» – è già completata. Il tubo d’acciaio, con diametro variabile da 2 metri a 140 cm e rivestimenti protettivi, scorre in trincea a 3 metri di profondità fino al lago di Pianfei. L’impianto è governato da un sistema di telecontrollo che regola le portate in base al livello dell’acqua nel bacino di carico, situato mezzo chilometro a valle della captazione.

«La condotta intercetta le prese degli enti consortili che utilizzano le acque del torrente Pesio. In corrispondenza delle intersezioni sono stati predisposti degli stacchi idraulici in pressione», prosegue Castelli. I diametri, tra 20 e 40 cm, sono calibrati sulle concessioni esistenti, le valvole riducono la pressione in uscita e i misuratori garantiscono il rispetto dei volumi autorizzati.

La nuova infrastruttura unificherà «decine di punti di derivazione e traverse difficili da mantenere, per le quali bisognerà procedere a una revisione dei titoli d’acqua», conclude Castelli. La futura condotta dall’Ellero seguirà lo stesso schema, con diametri decrescenti da 140 a 90 cm sul tracciato verso il bacino.

Davide Gallesio


3Interventi infrastrutturali: l’esempio del Canale di Sarmassa

Tre milioni di metri cubi è la capienza dell’invaso del Consorzio irriguo Canale Sarmassa a Cherasco (Cuneo), che è stato inserito, a fine 2023, nell’elenco delle opere del Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico (Pniissi) stilata dalla Direzione generale dighe del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. L’invaso, per il quale serviranno 34 milioni 750 mila euro, sfrutterà le valli dei rii Angetta e Gadero, sbarrati con una diga alla confluenza - poche centinaia di metri dall’immissione nella Stura di Demonte - come un serbatoio.

Canale Sarmassa fa parte del consorzio irriguo di secondo grado Bealera Maestra-Destra Stura, un comprensorio di 12 mila ettari esteso su 13 comuni della pianura cuneese, da Castelletto Stura fino a Morozzo, Lequio Tanaro e Cherasco, che deriva le acque irrigue da un’opera di presa nei pressi di Tetto Lupo, trasportandola con un canale costruito a fine Cinquecento per oltre 40 chilometri. «Il nostro è il consorzio più grande ma anche il più “a valle” del Destra Stura, di conseguenza la dotazione idrica è inferiore ai nostri bisogni: fra luglio e agosto possiamo disporre di 800 litri al secondo, contro i 1600 necessari» spiega Guglielmo Marengo, responsabile tecnico del consorzio irriguo di primo grado che serve circa 3 mila ettari coltivati fra i comuni di Bene Vagienna, Salmour, Narzole e Cherasco, con cicli irrigui a scorrimento dal mese di maggio a settembre.

Il bacino è pensato per supplire alle carenze: «L’acqua immagazzinata ci permetterà di irrigare 867 ettari per 60 giorni, nei mesi più critici. Le risorse idriche attinte dalla Stura verranno invece distribuite sulla parte restante del comprensorio, in modo da garantire portate sufficienti per soddisfare le esigenze», prosegue Marengo.

Il progetto, realizzato dallo studio Pd di Acqui Terme, prevede la costruzione di una diga in terra battuta alta 30 metri e lunga circa 200. «L’anima sarà realizzata con materiale impermeabile, il rivestimento, invece, con terra di riporto prelevata in loco. Le opere di scarico verranno costruite in cemento armato, incluso lo scolmatore». Cinquanta ettari l’estensione complessiva dell’invaso che sfrutterà le valli dei due rii Angetta e Gadero, fra le frazioni Picchi e San Giovanni: «L’80 per cento dei terreni che verranno allagati sono occupati da boschi, non verrà sottratta superficie alle colture. Le prove hanno escluso problemi idrogeologici e il progetto ha già ottenuto un parere favorevole a livello urbanistico». Sullo sbarramento verrà trasferita anche la strada d’accesso alle frazioni, che oggi corre nel fondovalle.

Il riempimento del bacino sarà possibile, nei mesi invernali e primaverili, «grazie alle acque piovane e agli scoli della prima parte della stagione irrigua, già oggi scaricati nel rio Gadero. A queste si aggiungeranno i 50 litri al secondo di minimo deflusso vitale del nostro canale»

D’estate, tre idrovore, con una capacità complessiva di 780 litri al secondo preleveranno l’acqua dal lago per trasportarla, con una condotta forzata lunga più di 3 chilometri, alla vasca di caricamento, nei pressi del cimitero del comune di Narzole, 70 metri più in alto: da qui l’acqua raggiungerà il sottostante pianoro di Cherasco attraverso i canali del consorzio. «Il bacino, un’opera in terra rivestita, avrà una capacità di 20 mila metri cubi, circa un ettaro e mezzo di superficie. L’acqua accumulata sarà sufficiente per consentire l’irrigazione notturna, evitando l’interruzione delle operazioni per lo spegnimento delle pompe». Per ridurre le spese e l’impatto ambientale, infatti, le idrovore saranno azionate da un impianto fotovoltaico da un Megawatt di capacità, costruito nei pressi del lago

Un tema più che mai attuale: «L’invaso è diventato una priorità nell’estate del 2022, uno dei periodi peggiori per le carenze idriche» afferma Flavio Curti, presidente della consorteria irrigua. Formulato per la prima volta negli anni Sessanta, il disegno della diga sui rii Angetta e Gadero è stato ripreso, «siamo partiti con i carotaggi e abbiamo usato le nostre risorse, assieme a un contributo da 60 mila euro erogato dalla Fondazione Crc, per avviare la progettazione. Se l’iniziativa verrà approvata in Conferenza dei servizi, partiremo immediatamente con la ricerca dei fondi necessari: i comuni di Cherasco e Narzole hanno già sottoscritto un protocollo di collaborazione».

Immagazzinare l’acqua piovana è l’unica strada praticabile: «Nel nostro comprensorio non ci sono falde sotterranee che possano alimentare pozzi irrigui».

L’alternativa comporterebbe interventi strutturali sulle fonti di approvvigionamento del Destra-Stura e degli altri enti irrigui di secondo grado: «Nel Cuneese servirebbero due opere strategiche: le dighe di Moiola, in valle Stura e di Stroppo in valle Maira. Se ne parla da decenni ma non si trova l’accordo per realizzarle, inoltre bastano due giorni di pioggia per rimandare ogni considerazione alla prossima siccità: noi non potevamo più attendere e abbiamo deciso di passare all’azione».

                                           Davide Gallesio

Consorzi di bonifica al servizio del territorio e dell’agricoltura - Ultima modifica: 2025-12-04T13:13:00+01:00 da Roberta Ponci

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