Irrigazione, in Sicilia semaforo verde per la riforma dei consorzi di bonifica

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Enti ridotti da 13 a 4. Gli imprenditori agricoli rientrano nei consigli d'amministrazione e pagheranno solo per l'acqua effettivamente consumata

In origine erano undici. Vennero commissariati nel 1992 e, da allora, gli agricoltori non sono mai più tornati a governarli. Nel frattempo i consorzi di bonifica della Sicilia, grazie a una serie di leggi regionali pasticciate approvate dal’Assemblea regionale con l’intento di riformarli, sono addirittura diventati 13. Sì, perchè agli undici originari se ne sono aggiunti e sovrapposti due che invece avrebbero dovuto sostituirli: il Consorzio di bonifica della Sicilia occidentale e quello della Sicilia orientale. Adesso è forse giunto finalmente il momento della svolta. La nuova proposta di riforma arriva in un momento in cui la situazione è giunta da più parti al collasso con l’impossibilità di assicurare l'irrigazione in vaste aree dell’Isola investite a colture di pregio che rischiano di perire.

Sammartino: garantiremo un servizio regolare ed efficiente

Dopo i velleitari tentativi del precedente governo regionale di mettere mano a questa importante riforma (più volte annunciata ma mai discussa dal Parlamento siciliano), pare che i tempi siano maturi e gli equilibri politici abbastanza solidi per arrivare a una riforma che in molti definiscono “epocale”. A cominciare dall’assessore all’Agricoltura e vicepresidente della Regione Siciliana, Luca Sammartino che, soddisfatto per il via libera ottenuto per il disegno di legge predisposto dai suoi uffici dalla Commissione Attività Produttive e da quella del Bilancio, afferma:

«I nuovi quattro enti, saranno individuati sul principio dell’omogeneità dei bacini idrografici, in una logica di miglioramento dei servizi agli agricoltori, ma soprattutto di ammodernamento dell’infrastrutture irrigue – ha reso noto l'assessore –. L’apprezzamento della legge da parte delle Commissioni parlamentari è un passaggio importante. È una riforma attesa da tutti gli agricoltori, frutto del lavoro certosino e competente degli uffici dell’assessorato, che abbiamo condiviso con i rappresentanti delle categorie produttive, delle associazioni, dei sindacati, in una logica inclusiva e di confronto indispensabile. Il testo di legge non ha un approccio ideologico, ma pragmatico: deve garantire regolarità ed efficienza del servizio, pertanto il punto di vista degli agricoltori, che finalmente torneranno nella governance dei consorzi, deve essere parte integrante della elaborazione della riforma».

Riforma epocale per l'irrigazione in Sicilia

Epocale la definisce anche il presidente di Confagricoltura Sicilia, Rosario Marchese Ragona, sia perchè riduce il numero dei Consorzi a quattro - lo stesso numero degli Ambiti Idrici Territoriali - sia perchè gli imprenditori agricoli pagherebbero il consumo effettivo di acqua (e non l’aria per acqua), dato che viene eliminata la contribuzione per il cosiddetto “beneficio irriguo” (cioè la potenzialità irrigua di un fondo agricolo solo perchè in area suscettibile di irrigazione anche se la rete irrigua ancora non esiste o l’acqua non può essere distribuita perché nei bacini artificiali non c’è, o la rete idrica è fatiscente).

«In un periodo come quello che stiamo vivendo, e cioè in cui si susseguono fenomeni climatici gravi, passando dalla siccità alle piogge eccessive con alluvioni devastanti, e considerata l’importante partita dell’impegno del Fondo di sviluppo e coesione, la riforma dei consorzi di bonifica rappresenta una pagina storica», affermano il presidente e il direttore di Coldiretti Sicilia, Francesco Ferreri e Prisco Lucio Sorbo.

I nodi debiti e personale

I nodi più difficili da sciogliere nella grande matassa dei consorzi di bonifica sono due: la situazione debitoria - c’è chi dice che l’esposizione abbia addirittura superato i 150 milioni di euro - e il personale che in tanti definiscono in esubero, o comunque mal distribuito. Tra tempo indeterminato e stagionali, infatti, i consorzi di bonifica siciliani impiegano 1800 dipendenti. Di questi 511 sono impiegati (di cui 143 solo ad Agrigento), e 477 operai a tempo indeterminato. Il resto è rappresentato da personale a tempo determinato in garanzia occupazionale di 151, 101 e 78 giornate.

La riforma, tra le tante altre cose, prevede la rimodulazione della pianta organica, mettendo in atto anche una riqualificazione e formazione dei lavoratori, finora mai avvenuta. I sindacati sono stati tranquillizzati: non ci saranno licenziamenti. Ma anche nessuna nuova assunzione e nessuna progressione di carriera. Si aspetteranno i pensionamenti per esaurire in modo “naturale” gli esuberi il cui costo sarà a carico mamma Regione che interverrà sui bilanci dei Consorzi fino a quando non sarà raggiunta l’autonomia finanziaria dei quattro nuovi enti. In particolare il concorso della Regione alle spese dei Consorzi sarà proporzionato alla spesa per il personale dipendente di ruolo e con rapporto a tempo indeterminato e a quella per le pensioni dovute al personale in quiescenza. In più è previsto un intervento finanziario regionale per assicurare la proroga dei contratti di lavoro e per le garanzie occupazionali del personale.

«Ferme restando le garanzie occupazionali per i dipendenti, dovrebbe essere però possibile razionalizzare la distribuzione di questa importante forza lavoro rappresentata dagli operai a tempo determinato, attivandola lì dove serve e quando serve ed evitando così come spesso accade, di non potere intervenire con le riparazioni durante la stagione irrigua», osserva Graziano Scardino, presidente regionale Cia.

Agricoltori nei consigli d'amministrazione

La riforma, dopo oltre trent’anni di gestione commissariale, restituisce centralità al ruolo degli agricoltori. Saranno presenti nei consigli di amministrazione composti da quattro membri, di cui tre eletti dall’assemblea consortile (uno per ciascuna delle tre fasce di contribuenza) e un rappresentante della Regione siciliana indicato dall’Assessore regionale per l’agricoltura, lo sviluppo rurale e la pesca mediterranea, quest’ultimo a titolo gratuito.
Gli agricoltori sono estremamente prudenti:

«Non spingeremo i nostri associati a partecipare al governo di nuovi enti che partono con handicap e appesantimenti vari che potrebbero rendere inefficiente la gestione», dice Scardino. «Il nostro auspicio - afferma Rosario Marchese Ragona - è che si faccia in fretta per rimettere in sesto e rendere funzionali all’agricoltura siciliana i Consorzi di Bonifica, sistemando prima di ogni cosa il pregresso, smaltendo quindi la montagna di debiti accumulati nel corso degli anni. Sicuramente non possono essere gli imprenditori agricoli a pagare: abbiamo ricevuto rassicurazioni da parte delle istituzioni che saranno loro a farsene carico».

Sulla stessa lunghezza d’onda i sindacati: «Non accetteremo mai che lavoratrici e lavoratori siano chiamati a pagare il disastro di enti che i precedenti governi avrebbero voluto ridurre da 11 a 2, invece sono diventati 13 e hanno sinora prodotto debiti per 150 milioni di euro con ritardi inaccettabili nel pagamento degli stipendi. Come i sei mesi di arretrati al Consorzio di Siracusa», afferma Enzo Savarino, segretario generale della Filbi-Uila Sicilia.

Ma servono anche le infrastrutture

La visione degli agricoltori va comunque oltre. “Sistemati i Consorzi, si metta mano alle dighe”, affermano all’unisono Cia e Confagricoltura. Mentre le reti di distribuzione sono di competenza dell’assessorato all’Agricoltura, quella dei grandi invasi rimane in capo al Governo nazionale che deve farsi carico di tutto quello che è necessario per rendere pienamente efficiente il sistema dell'irrigazione e sfruttare al massimo le capacità d’invaso degli invasi artificiali. Molti di questi in Sicilia necessitano di importanti riparazioni, mentre altri, a distanza di tanti anni dalla loro costruzione, non sono ancora collaudati. «E siccome l’acqua non basta mai, e con i cambiamenti climatici in atto arriva sempre più nei momenti sbagliati - osserva il presidente regionale Cia - sarebbe necessario pensare a un diffuso sistema di laghetti fuori alveo per le aziende che si trovano al di fuori dai perimetri delle condotte irrigue consortili».

Nel frattempo in Sicilia, visto che le ultime precipitazioni degne di nota risalgono alla scorsa primavera e le temperature continuano a rimanere al di sopra della media stagionale, è stata prolungata la stagione irrigua. Nelle aree interne, poi, al momento è pure complicata la prepararzione dei letti di semina per i cereali.

Irrigazione, in Sicilia semaforo verde per la riforma dei consorzi di bonifica - Ultima modifica: 2023-11-06T17:33:59+01:00 da Simone Martarello

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