«Secondo i dati Istat crescono del 4,2% le ore lavorate in agricoltura e allo stesso tempo aumentano dell'8,32% le compravendite di terreni. Di fronte a questi dati - afferma Francesco Vincenzi, presidente di Anbi (Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue) - bisogna classificare la prevenzione idrogeologica non più come semplice difesa del suolo ma come investimento per lo sviluppo del territorio. E' quindi urgente che venga approvata la legge contro l’eccessivo consumo di suolo».
«Se, come attestano le consuete analisi di fine anno, l’agricoltura è il settore che più aumenta l’occupazione ed i terreni rurali sono i più ambiti sul mercato immobiliare, cosa si aspetta ad approvare la legge contro l’indiscriminato consumo di suolo, vale a dire contro la cementificazione selvaggia, che si continua quotidianamente a perpetrare nel nostro Paese? Il provvedimento giace dal 2012 nei meandri parlamentari…».
Di fronte ai dati dell'Istat Vincenza torni a porsi questo interrogativo e preannuncia anche una prossima iniziativa per chiedere l’approvazione del provvedimento, aperta a quanti sono sensibili ai temi legati alla salvaguardia del territorio.
Sicurezza del territorio
«Se ancora qualcuno aveva dubbi, i dati dimostrano come investire in infrastrutture per la sicurezza del territorio sia un grande asset in termini economici ed occupazionali per il nuovo modello di sviluppo, di cui il Paese ha bisogno – prosegue Vincenzi -. Non solo: le cifre attestano come, dal 2007 ad oggi, siano cresciuti di valore i terreni, che ospitano colture specializzate, vale a dire quelle del made in Italy agroalimentare, che necessitano di un sicuro apporto irriguo, per la cui affermazione in sede comunitaria ci stiamo impegnando attraverso l’azione di Irrigants d’Europe (l'associazione fra le analoghe organizzazioni che si occupano di irrigazione in Spagna, Francia e Portogallo, nella quale Vincenzi ha la carica di vicepresidente ndr)».
Gli fa eco Massimo Gargano, direttore Anbi, affermando che «se le parole rappresentano concetti e considerato il valore riconosciuto dal mercato, propongo di classificare la gestione idrogeologica non più come difesa del suolo, ma come investimenti per lo sviluppo».