Continua l'assenza di precipitazioni sull'Italia, e le condizioni idrologiche e climatiche nel distretto del fiume Po si fanno sempre più critiche. La pioggia manca ormai da cento giorni e nelle campagne scatta l'allarme.
In una nota l'autorità distrettuale del fiume Po sottolinea che "sta iniziando proprio in questo periodo la stagione più importante dell'anno per il comparto agricolo e serve risorsa per poter far fronte ai fabbisogni utili alle produzioni che in questo momento storico sono ancora di più indispensabili per le nostre comunità, è prioritario che si istituiscano dove possibile le deroghe per consentire il prelievo di acqua; prelievo che per l'agricoltura e la produzione di energetica idroelettrica, vista la carenza, ha una valenza imprescindibile". Anche Anbi e Coldiretti lanciano l'allarme per le attività agricole.
La perdurante emergenza idrica sull’Italia, ma soprattutto le sue preoccupanti prospettive, non solo stanno facendo emergere i primi, evidenti attriti fra portatori d’interesse concorrenti, ma obbligano a cambiare la percezione ambientale del Paese, visto che in cima alla classifica delle regioni siccitose c’è la Valle d’Aosta, una volta lussureggiante e dove le portate della Dora Baltea sono in caduta verticale.
Allarme idrico al Nord, Po ai minimi da trent'anni
Ad indicarlo è il settimanale report dell’Osservatorio Anbi sulle risorse idriche. La situazione nel Nord Italia pare irrimediabilmente compromessa a causa del deficit pluviometrico, delle alte temperature e dell’insufficiente manto nevoso, destinato a sciogliersi entro breve, senza rimpinguare significativamente le falde e senza incidere sulle disponibilità irrigue. Il deficit idrico del Paese si protrae dalla scorsa primavera e ha raggiunto il suo apice in questo inverno estremamente secco (fonte: Consiglio Nazionale Ricerche). Zone siccitose, oltre alle valdostane, sono individuabili in Piemonte, Nord Emilia, Veneto Sud-Orientale, Lazio, Sardegna, Sicilia Sud-Orientale (fonte: Protezione Civile); sull’Italia settentrionale, le piogge cadute finora in questo Marzo sono state quasi ovunque pari a zero.
Ne sono conseguenza i decrementi nei volumi idrici, trattenuti nei grandi laghi, tra cui l’Iseo al 6,4% ed il Lario addirittura al 5,9% del riempimento con l’emissario, fiume Adda, che segna il record negativo del decennio. Restando in Lombardia, le riserve idriche segnano un deficit del 56,8% (7 giorni prima era a -53,5%) ed il manto nevoso è inferiore del 68% alla media.
Lungo tutta l’asta continua a decrescere anche il fiume Po, che scende ai minimi da 30 anni, mancando all’appello oltre 100 milioni di metri cubi di portata.
In Piemonte continuano a calare i livelli dei principali fiumi (unica eccezione, il Pesio) e l’Orco, nel Canavese, raggiunge la portata minima degli ultimi 14 anni.
Si aggrava la situazione in Veneto, dove i fiumi Adige, Brenta, Bacchiglione, Livenza, Gorzone, Astico, Boite, Cordevole, Piave sono ai minimi storici; le piogge invernali sono state inferiori del 50% alla media storica (fonte: Arpav) ed in Marzo non è ancora piovuto.
In Trentino Alto Adige, dove le temperature invernali sono state generalmente superiori di un paio di gradi alla media , l’indice SPI (Standardised Precipitation Index) registra siccità severa in Val Venosta, sfiorando i minimi storici di pioggia in quasi tutte le stazioni di rilevamento della fascia occidentale della regione.
In Friuli Venezia Giulia, fatta eccezione per 2 eventi significativi tra gennaio e febbraio (mm.20 di pioggia), sono ormai 90 i giorni consecutivi senza precipitazioni, portando il deficit pluviometrico sulla media a -40% in gennaio e -60% in febbraio. I volumi idrici stoccati sono pari al 10% del volume massimo autorizzato negli invasi del bacino del Meduna, all’11% in quelli del bacino del Cellina ed a meno del 25% nel lago di Lumiei nel bacino del Tagliamento (15,7 milioni di metri cubi su una capacità di Mmc. 70).
In Emilia-Romagna, dove le piogge sono al 25% della media, la situazione peggiore si continua a registrare nel Ferrarese, indirizzato ad entrare in zona di siccità rossa ad inizio Aprile; con queste, critiche condizioni pluviometriche, tutti i fiumi della regione sono in calo e prossimi ai minimi storici.
In Toscana si registra una timida ripresa nei flussi dei fiumi Serchio e Arno, ma continuano a calare Sieve ed Ombrone, già prossimo alla portata di minimo deflusso vitale (mc./sec. 2).
Nelle Marche, seppur in calo, i livelli dei corsi d’acqua restano in linea con i valori degli anni recenti, così come i bacini, i cui livelli crescono di oltre 1 milione di metri cubi in una settimana. A differenza dello scorso anno è finora la fascia costiera adriatica centro-meridionale ad avere maggiormente beneficiato di precipitazioni consistenti (fonte: Protezione Civile).
Nel Lazio continuano a calare i livelli dei fiumi Sacco e Liri ed anche in Campania i principali corsi d’acqua risultano con portate inferiori allo scorso quadriennio.
Pur con performance minori rispetto al 2021, sono confortanti le disponibilità idriche nei serbatoi di Puglia e Basilicata, cresciute rispettivamente di 14 ed 1 milione di metri cubi in una settimana.
Interessante è, infine, l’analisi della condizione idrica della Sicilia, dove il surplus di risorsa stoccata (+30% sull’anno scorso e nettamente sopra la media del decennio) è dovuto soprattutto agli effetti dell’uragano mediterraneo di fine Ottobre, mentre le precipitazioni invernali sono inferiori alla media (fonte: European Drought Observatory), raggiungendo livelli estremi di carenza d’acqua nell’entroterra centro-orientale e nell’Agrigentino.
Italia idricamente capovolta
«L’Italia idricamente capovolta è il tema dell’analisi, che stiamo sviluppando da tempo in vista delle celebrazioni per il centenario della moderna Bonifica, che ha disegnato l’Italia di oggi ed il cui evento inaugurale è previsto lunedì prossimo a Roma. I cambiamenti climatici, però, obbligano ormai ad approcci idraulici nuovi, mirati ad aumentare la resilienza dei territori ed a creare le condizioni per aumentare l’autosufficienza alimentare ed energetica del Paese commenta» il presidente di Anbi Francesco Vincenzi.
«È l’ulteriore conferma della necessità di dotare i territori di infrastrutture multifunzionali, che abbinino la salvaguardia idrogeologica alla necessità di stoccare riserve idriche per i momenti di bisogno – conclude il direttore generale di Anbi Massimo Gargano – Per il Sud Italia, il nostro Piano di Efficientamento della Rete Idraulica presenta 222 progetti di manutenzione straordinaria sulla rete idraulica e su 45 bacini, nonchè la realizzazione di 4 nuovi invasi ed il completamento di altri 6. L’investimento indicato è di circa 1 miliardo e 900 milioni di euro, capaci di attivare quasi 9.500 posti di lavoro».