Fondato nel 1872, il Giuseppe Garibaldi di Roma è uno dei quindici istituti agrari attivi nel Lazio e uno dei più antichi d’Italia. Si trova alla periferia sud della capitale, lungo la via Ardeatina, immerso in un contesto naturalistico che sembra voler sfidare la città. Ha un’azienda agricola che si estende su una superficie di oltre 60 ettari, con coltivazioni erbacee, vigneti, serre, strutture e laboratori all’avanguardia. L’atmosfera è quella di un campus dove si studia, si fa ricerca e sperimentazione, offrendo agli studenti un’esperienza formativa immersiva.
L’Istituto ha attraversato epoche e trasformazioni, passando dalla tradizione rurale alla rivoluzione digitale, mantenendo sempre viva la sua dimensione educativa e restando un polo formativo d’eccellenza nel settore agroalimentare, ambientale e tecnologico. Oggi è guidato da Andrea Pontarelli, 45 anni, studi classici ma idee chiare su cosa serve a una scuola tecnica per formare al meglio i propri allievi.
Quali sono le ultime novità?
«Grazie alla partecipazione attiva ai progetti Pnrr e, in particolare, a quelli dedicati alle Stem, l’Istituto Garibaldi sta dando vita a un campus formativo e didattico che non ha eguali. Mi riferisco agli interventi edili già programmati e indispensabili per l’attivazione di nuove strutture. Non si tratta solo di ampliare gli spazi, ma di ripensare il modo in cui si insegna e si apprende. Il nuovo campus sarà un luogo dove la teoria incontra la pratica, dove gli studenti potranno sperimentare, creare e imparare in ambienti immersivi e tecnologicamente avanzati».
Quali sono questi nuovi ambienti di apprendimento?
«Tra le strutture già operative e quelle in fase di realizzazione, spiccano il frantoio domotico, che consente di seguire l’intero processo di produzione dell’olio attraverso sistemi automatizzati e tracciabili, e la cantina 4.0, un laboratorio enologico dove la tradizione vitivinicola si fonde con le tecnologie digitali. Già attive invece le serre idroponiche, che permettono agli allievi di studiare sistemi di coltivazione sostenibili, monitorando in tempo reale parametri ambientali e produttivi».
Ma il progetto complessivo è ancora più articolato.
«Sì, sono in fase di allestimento nuovi laboratori come il pastificio e il panificio didattico, che completeranno la filiera cerealicola trasformandola in un’esperienza formativa concreta. Inoltre, verranno realizzati un laboratorio per la produzione di marmellate e succhi, aule dedicate allo studio della sicurezza sul lavoro attraverso la realtà aumentata e spazi per la simulazione di processi produttivi e gestionali. Tutto sarà orientato alle Stem, con un approccio multidisciplinare che integra scienza, tecnologia, ingegneria e matematica in ogni fase del percorso».
Tra le innovazioni c’è anche l’inserimento del modello 4+2?
«Certamente. È una delle novità più significative introdotte dall’istituto Garibaldi ed è stato attivato già a partire dall’anno scolastico 2024/2025. Come noto, questo modello di filiera formativa consente agli studenti di completare il ciclo di istruzione secondaria in quattro anni, per poi proseguire con due anni di specializzazione negli Its Academy o all’università. È una risposta concreta alle esigenze del mondo del lavoro, che richiede figure professionali altamente qualificate e capaci di adattarsi rapidamente ai cambiamenti. Il percorso quadriennale si inserisce nella filiera tecnologico-professionale “Produzioni e Trasformazioni” e offre agli studenti una formazione intensiva, pratica e orientata all’innovazione. L’obiettivo è di creare un ponte diretto tra scuola e lavoro, riducendo i tempi di inserimento professionale e aumentando la qualità delle competenze acquisite e certificate».
Su quale rete di collaborazioni strategiche potete contare?
«L’istituto ha costruito nel tempo una fitta rete di convenzioni con enti di ricerca, università e imprese. Tra i partner principali figurano l’Its Agro academy, specializzato nella formazione terziaria nel settore agroalimentare, e l’Its Servizi, che offre percorsi di specializzazione tecnica e gestionale. A livello universitario, il Garibaldi collabora con l’Università della Tuscia, il Campus biomedico, l’Università Roma Tre e il Crea. Queste collaborazioni permettono agli studenti di accedere a percorsi di formazione avanzata, partecipare a progetti di ricerca, svolgere stage in contesti professionali innovativi e ottenere certificazioni riconosciute a livello nazionale. Inoltre, le convenzioni con il mondo dell’impresa garantiscono un costante aggiornamento delle competenze richieste dal mercato, favorendo la creazione di percorsi personalizzati finalizzati all’inserimento occupazionale».
Quali le parole chiave del progetto educativo che intende portare avanti?
«Al centro della visione dell’istituto Garibaldi c’è l’integrazione tra Stem e sostenibilità. Ogni progetto, ogni laboratorio, ogni attività didattica, devono essere pensati per sviluppare competenze tecniche e scientifiche, ma anche per promuovere una cultura della responsabilità ambientale e sociale. Gli studenti imparano a utilizzare le tecnologie per migliorare la produttività, ma anche per ridurre l’impatto ambientale, valorizzare le risorse locali e promuovere modelli di sviluppo equi e sostenibili. In questo contesto, l’istituto non è più soltanto un luogo di formazione, ma un vero e proprio serbatoio di idee, un laboratorio di innovazione dove si sperimentano soluzioni concrete per affrontare le grandi sfide del nostro tempo: il cambiamento climatico, la sicurezza alimentare, la transizione ecologica».
Non a caso tra le articolazioni di studio, oltre ai comuni indirizzi di produzioni e trasformazioni e di viticoltura ed enologia, troviamo anche biotecnologie ambientali.
«Esatto. Si tratta di un indirizzo che approfondisce, in particolare, le competenze relative al governo e al controllo di progetti e attività nel rispetto della normativa ambientale e della sicurezza e dello studio sulle interazioni fra sistemi energetici e ambiente al fine di gestire i processi chimico-biologici da adottare nei settori farmaceutico, alimentare e ambientale».
Tornando all’Istituto tecnico superiore, la sede è presso il Garibaldi?
«Sì, un motivo di prestigio ma anche di funzionalità per la condivisione di strutture e servizi. Il corso in Esperto in marketing e comunicazione nel settore agroalimentare permette di conseguire il diploma di Tecnico superiore per il controllo, la valorizzazione e il marketing delle produzioni agrarie biologiche, agroalimentari e agroindustriali. C’è anche la specializzazione di Brand ambassador: si tratta di una figura caratterizzata dalla conoscenza tecnica del settore e dei prodotti combinata con le più innovative tecniche di vendita e di posizionamento nel mercato, anche attraverso l’organizzazione di eventi, la realizzazione di attività di marketing, la partecipazione a fiere ed eventi internazionali. Al termine del percorso biennale si ottiene il diploma di Tecnico superiore, titolo legalmente riconosciuto a livello nazionale corrispondente al livello V del Quadro europeo delle qualifiche. Il diploma è valido per l’accesso ai concorsi pubblici e può costituire un credito universitario».
Siete tra gli istituti dove è disponibilie anche un convitto?
«Certo. È ospitato in una struttura moderna realizzata nel 1999, all’interno di un ettaro recintato dove è presente anche un impianto sportivo. Oltre ai nostri studenti che vengono da più lontano, è aperto agli iscritti dell’Istituto aeronautico “De Pinedo-Colonna” e di altre scuole della zona sud di Roma. È attivo anche il servizio di semiconvitto».










