Coriandolo: Nord, Centro e Sud uniti nell’apprezzamento

Coriandolo
Roberto Vitali.
Viaggio fra gli imprenditori che hanno optato per questa erbacea annuale

Semplice da coltivare, poco costoso, abbastanza remunerativo e quindi alternativo ad altre colture già consolidate. È il giudizio concorde che tre agricoltori, Roberto Vitali di Tuscania (Vt), Claudio Verucchi di Anzola Emilia (Bo) e Gabriele Marabini di Medicina (Bo), e l’agronomo della Cooperativa “Frentana” di Serracapriola (Fg), Claudio Di Carlo, esprimono sul coriandolo da seme, della cui produzione, realizzata mediante contratti di coltivazione con Anseme, hanno tutti esperienza già da alcuni anni.

 

Coriandolo
Roberto Vitali.
Coriandolo
Claudio Verucchi.
Coriandolo
Gabriele Marabini.
Coriandolo
Claudio Di Carlo

130 ettari investiti in azienda

«Con il grano duro a 24-25 €/q e i foraggi a prezzi ugualmente modesti, tanto da non sostenere i costi sopportati, cercavo da tempo un’alternativa che ho trovato nel coriandolo – dichiara Vitali –. Tre anni fa ho esordito con 20 ha: le poche operazioni colturali, le spese limitate e il buon incasso mi hanno spinto a coltivarne l’anno scorso 65 ha e 240 come contoterzista. La conferma sul campo mi ha fatto, quest’anno, raddoppiare gli ettari in azienda, 130, e quasi triplicare quelli coltivati in conto terzi, 700».

La possibilità di coltivare il coriandolo sulla base di contratti di coltivazione ha rappresentato per Vitali la spinta in più per introdurlo nell’ordinamento colturale dell’azienda di famiglia e farlo accettare anche dai clienti. «Il seme è gratuito, il prezzo è garantito, prefissato prim adella semina, con trasporto a carico di Anseme, e abbastanza remunerativo. In più voglio rimarcare che i costi di produzione sono minori di almeno 300-400 €/ha rispetto a quelli per il grano duro. Preparo il letto di semina con una frangizollatura profonda 15 cm e due ripassi, eseguo il diserbo in pre-emergenza, semino e insieme effettuo la concimazione di fondo con 1 q/ha di fosfato biammonico. In copertura distribuisco 1,5-2 q/ha di nitrato ammonico e nient’altro, fino alla mietitrebbiatura. Per la difesa non faccio niente, il coriandolo è molto rustico. Certo, le mie rese non sono elevate, 12-20 q/ha, ma il reddito netto della coltura è più che positivo, sicuramente più del grano duro».

 

Buona redditività con rese di 25 q/ha

Verucchi, che nell’azienda di famiglia già coltiva barbabietola da zucchero, grano duro e tenero, mais, sorgo ed erba medica, cinque anni fa ha introdotto il coriandolo su 5 ha «per diversificare la rotazione colturale, ma ora lo coltivo, su 60 ha, perché mi dà soddisfazione: non è molto impegnativo, vanta un prezzo abbastanza buono e produce reddito, mentre tutte le altre colture sono in difficoltà. Intendiamoci, non è che il coriandolo fa diventare ricchi, però è sicuramente più remunerativo. Con la resa media di 26-27 q/ha assicura un buon reddito, che può crescere ottimizzando la tecnica colturale. Lavoro il terreno con un arieggiatore che lo smuove fino a 25-30 cm senza rivoltarlo e poi passo l’erpice. A inizio-metà febbraio, semino, rullo e diserbo in pre-emergenza. Concimo solo in copertura, a fine febbraio, appena il coriandolo spunta, con 2,5-3 q/ha di urea. Dopo nient’altro: il coriandolo è rustico, semplice, facile e produttivo. Consiglio di provarlo, infatti lo sto proponendo ai clienti della ditta agromeccanica che conduco con mio padre Achille: quest’anno lo semineremo su oltre 50 ettari».

 

Stesse macchine del grano

Un altro agricoltore che ha provato il coriandolo, sette anni fa, ed è deciso a non staccarsene più, è Marabini. «Con la barbabietola da zucchero con pagamenti magri e in ritardo, con i prezzi del grano in continuo calo, con la perdita di convenienza dell’erba medica, dovevo trovare una nuova coltura che mi facesse respirare. Solo i radicchi vanno bene, ma non si può vivere solo di radicchio, bisogna diversificare la produzione. Ebbene, il coriandolo è un’alternativa seria e vantaggiosa. Non richiede macchine diverse da quelle necessarie per il grano, quindi può essere praticata in tanti diversi territori granicoli. È rustico, non soffre attacchi di parassiti. Le piante hanno poche foglie, resistono bene ai venti e non vanno a terra, come invece a volte accade con il grano, il mais, il sorgo e così via».

Inoltre il coriandolo è facile da coltivare, richiede pochi interventi, conferma Marabini. «Io eseguo solo un’erpicatura e una rullatura, poi diserbo in presemina e semino, a marzo. Effettuo due concimazioni in copertura, la prima a marzo, con le piante alte 10 cm, la seconda un mese dopo, ad aprile, ogni volta con 1,5 q/ha di nitrato ammonico. Poi non c’è da fare altro, fino alla raccolta. Nel 2015 ho ottenuto, da 3,80 ha, ben 156 q puliti, cioè al netto dello scarto. 41 q/ha sono un risultato solo in apparenza pazzesco, perché esprimono l’esito non solo di un adeguato apporto di concimi, ma anche di un inserimento ottimale nella rotazione, dopo colture miglioratici che lasciano un’abbondante “forza vecchia” nel terreno. È un fatto che quest’anno seminerò a coriandolo 14 ettari».

 

Miglioratrice del terreno

L’esperienza di Vitali, Verucchi e Marabini è la medesima di 15 agricoltori della Cooperativa “Frentana” di Serracapriola, con sede a Chieuti. «Sei anni fa alcuni soci iniziarono a seminare il coriandolo su 20 ha, ora circa 30 lo coltivano su oltre 300 ha. Il coriandolo è una coltura rustica, si adatta bene anche ai terreni marginali del nord foggiano e ha bassi costi di produzione, nessuno per la difesa fitosanitaria. Invece il grano duro risente molto dei cambiamenti climatici, si ammala sempre più spesso e richiede costi crescenti, soprattutto per la difesa. Inoltre il coriandolo è una coltura miglioratrice del terreno, poiché l’apparato radicale è molto espanso e crea le condizioni per la formazione di macro e micropori, perciò la inseriamo in rotazione biennale con il grano duro».

Gli agricoltori della Cooperativa “Frentana” variano la tecnica colturale, puntualizza Di Carlo, in funzione dell’epoca di semina, dicembre o febbraio. «Nel primo caso effettuano una ripuntatura e una-due frangizollature per appianare il terreno, la semina, la rullatura e subito dopo il diserbo in pre-emergenza. Nel secondo un’aratura di 20 cm, una-due erpicature e il diserbo in post-emergenza. In entrambi i casi realizzano prima della semina la concimazione di fondo con 2 q/ha di fosfato biammonico o altri concimi a base di azoto e fosforo, e poi, prima che il coriandolo si sviluppi in altezza, la concimazione di copertura, con 2 q/ha di urea. In questa zona la resa media è di 20 q/ha, con oscillazioni da 15 a 25 q. È una buona resa, grazie anche alla discreta piovosità del territorio. Ma se viene coltivato in successione a ortive come cavoli o sedano, il coriandolo diventa una vera bomba produttiva, perché approfitta della fertilità residua delle colture precedenti e supera i 30 q/ha. I soci sono soddisfatti della coltura e anche del prezzo pagato da Anseme tanto che contano di ampliare ulteriormente la superficie coltivata a coriandolo. L’unico appunto che si può muovere alla coltura è che, se cadono semi nel terreno, diventa infestante, ma abbiamo messo a punto una miscela di due principi attivi diserbanti capaci di controllare con estrema efficacia questa eventuale, imprevista, “malerba”».

 

 

Coriandolo: Nord, Centro e Sud uniti nell’apprezzamento - Ultima modifica: 2016-01-28T12:08:59+01:00 da Sandra Osti

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