Alfonso Pecoraro Scanio, a lungo leader dei Verdi e Ministro delle Politiche Agricole ora è Presidente della Fondazione Univerde molto attiva nella difesa dello sviluppo ecocompatibile, del Green, nella difesa dell’Ambiente, delle biodiversità e delle produzioni tradizionali dell’agroalimentare italiano.
Il 5 luglio, insieme a Coldiretti e altre associazioni, Pecoraro Scanio ha manifestato davanti alla Camera dei Deputati per bloccare l’approvazione del Ceta. Lo abbiamo incontrato per capirne le ragioni.
Perché lo giudicate pericoloso?
Perché non tutela i produttori, né i consumatori, né l’ambiente, né tantomeno il Made in Italy. Il Ceta consente di utilizzare prodotti trattati con fitofarmaci ora vietati in Europa. Il tutto avviene con il principio della sostanziale equivalenza, antitetico a quello di precauzione. Chi introduce un prodotto nuovo ora deve dimostrarne l’innocuità e i vantaggi. Con la sostanziale equivalenza prevista dal Ceta avviene l’esatto contrario.
Entriamo nel dettaglio Pecoraro Scanio, quali sono a suo giudizio gli effetti sulla tutela del made in Italy e delle eccellenze italiane?
Effetti molto negativi. Solo una quarantina di eccellenze vengono tutelate. Ma con metodi quantomeno discutibili. Esempio tipico è quello del Parmigiano: viene ufficialmente tutelato come marchio, ma tutti i formaggi grattugiati potranno essere venduti in Canada con la dicitura Parmesan.
Gorgonzola, Fontina, Asiago potranno essere commercializzati mettendo semplicemente sull’etichetta la parola Tipo. Di fatto queste tutele sono uno specchietto per le allodole. Per la prima volta, di fatto, con il Ceta autorizziamo l’Italian Sounding. Perché altrimenti Coldiretti che da sempre si batte per la Tutela del Made In italy sarebbe scesa in piazza?
Perché temete che con il Ceta possano essere danneggiati i piccoli e medi produttori a tutto vantaggio delle multinazionali?
Perché tutta la trattativa è stata condotta solo nell’interesse proprio delle multinazionali che hanno lavorato ad alti livelli, a Bruxelles e nei singoli paesi, con le loro potentissime lobby.
Secondo lei dunque con il Ceta rischiamo peggior qualità dei nostri prodotti ed anche pericoli per la salute dei consumatori, abbiamo capito bene?
Certo, noi vogliamo vietare sostanze potenzialmente cancerogene prima che la gente si ammali, vogliamo prevenire. Con Il Ceta si aprirebbe l’importazione in Italia di carne gonfiata con ormoni, cosa attualmente vietata.
Se è vietata in Italia perché dobbiamo comprarla all’estero danneggiando peraltro anche i nostri allevatori che non fanno uso di queste sostanze?
Ci spiega bene perché avete paventato anche il rischio di uno sviluppo incontrastato della diffusione degli Ogm?
Secondo noi c’è questo rischio anche perché attraverso il Canada noi spalanchiamo la porta ai prodotti statunitensi visto che tra Usa e Canada c’è libero scambio.
Pensate al pollo: negli Stati Uniti è previsto il lavaggio della carne con sostanze che eliminano i batteri. Lì il pollo può anche essere allevato in condizioni igieniche disastrose, basta che poi sia “pulito” al momento della vendita. Assurdo.
Quante possibilità ci sono che grazie alla vostra mobilitazione l’approvazione del Ceta in Italia possa slittare?
Protestiamo perché un elemento così evidente di violazione delle norme merita innanzitutto la conoscenza da parte dell’opinione pubblica e dei parlamentari che spesso neanche sanno cosa devono votare. Serve una forte azione di contrasto e se il Parlamento lo dovesse approvare comunque, noi faremo ricorso alla corte costituzionale perché il Ceta viola il diritto alla salute garantito dalla Carta.
Qual è il messaggio che rivolge ai lettori di “Terra e Vita” , che parla ad agricoltori e allevatori?
Credo che tutti coloro che hanno a cuore la grande tradizione agricola del nostro Paese non possano che mobilitarsi a tutela dell’identità italiana.
Siamo la patria delle biodiversità che può avere un sviluppo importante non solo grazie all’export ma anche grazie alla qualità del cibo che arriva sulle tavole dei nostri figli. E per questo è importante mobilitarsi contro il Ceta.
Facciamo un po’ di chiarezza… Il #CETA non abroga nessuna normativa Europea ed Italiana in ordine alle disposizioni sanitarie vigenti, in tema alimentare. il dr. Alfonso Pecoraro Scanio evoca carne agli ormoni, grano al glifosato senza tener conto del fatto che, questi aspetti non sono oggetto del trattato, questi alimenti non potranno entrare in Europa ne ora ne mai. A Coldiretti Campania vorrei chiedere, prima della sottoscrizione del #CETA chi esportava in #canada? A quali dazi erano sottoposte le nostre merci? E’ bene precisare che, L’Italia con 881 milioni di dollari nel 2013 (+ 2% su base annua) si colloca al quinto posto tra gli esportatori di prodotti alimentari in Canada dopo Stati Uniti. La voce più importante è rappresentata da vino e spumanti. Ma esistono importanti spazi di crescita per alti prodotti come l’olio d’oliva dove l’Italia copre una quota largamente dominante, i salumi e i formaggi soprattutto a seguito dell’accordo CETA con l’Unione Europea. La grande agricoltura italiana e campana, non la si difende solo con la tutela geografica, ma anche e sopratutto con un azione commerciale forte e determinata. L’accordo #CETA, a differenza di prima, vieta di associare produzioni agroalimentari ad elementi di “italian sounding” (il tricolore, città o monumenti italiani) che risultano ingannevoli per i consumatori. Quindi tutta questa propaganda sul rischio di contraffazione merci è del tutto inopportuna. I regolamenti commerciali non azzerano nulla, anzi garantiscono alle aziende una competizione ad armi pari. Ora con il #CETA, gli accordi commerciali dei singoli paesi europei saranno azzerati, e tutte le realtà imprenditoriali italiane, potranno competere alla pari, con le aziende degli altri Stati Europei. Vogliamo poi parlare dell’azzeramento dei dazi? Se proprio volete aiutare le imprese agricole italiane, cercate di essere attori dell’accordo e non spettatori polemici. mentre voi fare simposi e riunioni, altri paesi europei, altre filiere industriali, si stanno organizzando… Noi come Consorzio Euromed abbiamo deciso, da italiani, di essere promotori di una fase di Sviluppo e monitoraggio dell’accordo, creando il CETA Business Forum… L’accordo è un punto di partenza non di arrivo, e va migliorato solo dopo altro testato in concreto.