«Anbi parte da un assunto semplice: i cambiamenti climatici ci sono e ormai sono strutturati e sono sotto gli occhi di tutti – afferma Massimo Gargano, presidente Anbi –. Non si può andare avanti nell’ottica delle dichiarazioni di stato di crisi perché il problema deve essere affrontato subito per garantire la salvaguardia del territorio, del reddito e del made in Italy».
«La legge 152 dice chiaramente che l’uso dell’acqua, subito dopo gli usi civici, deve essere garantito con priorità al comparto agricolo – continua Gargano –. Dobbiamo governare un disagio senza penalizzare gli utenti a valle rispetto quelli che stanno a monte: è un problema di coesione fra istituzioni. Il cuneo salino rischia di spingersi fino a Bologna».
Ma l’Anbi cosa sta facendo e quali sono le sue proposte?
«Anbi, su tutti i “tavoli” aperti sul problema della siccità, sta cercano di portare conoscenze e richiamo all’equilibrio, evitando che vengano arrecati danni ai più deboli.
Sono necessari, non mi stancherò mai di dirlo, tanti piccoli invasi ma ovunque, che devono essere visti come vere e proprie opere pubbliche, per l’interesse generale del Paese. Mentre non è più tempo delle grandi opere faraoniche, costose e difficilmente gestibili.
A livello europeo abbiamo lanciato il 20 giugno scorso una lobby di interesse agricolo e, nello specifico, irriguo. Il sodalizio Irrigants d’Europe vede la partecipazione, oltre che dell’Italia attraverso l’Anbi, di Francia, Spagna e Portogallo, ma resta aperta a tutti i Paesi europeo. Lo scopo è quello di richiamare fortemente l’attenzione della base politica europea ai problemi dell’irrigazione».
Ma in questo specifico momento cosa si può fare?
«I punti d’intervento sono sostanzialmente tre: governare il disagio agendo con le forze disponibili,operare in deroga attraverso un forte coordinamento degli enti coinvolti,lavorare sui minimi flussi vitali irrigui.
Bisogna però darsi da fare perché i danni stimati a causa della siccità avrebbero già raggiunto il miliardo di euro. Le foglie cominciano ad avvizzire già in giugno ed è iniziata già la cascola delle olive. La situazione è estremamente grave».