L’istituto del ravvedimento ha subito per opera dell’ultima legge di stabilità, e quindi con effetto dal 1° gennaio 2015, significative modifiche. Sono state introdotte ulteriori possibilità con le quali i contribuenti possono regolarizzare in modo “agevolato” errori, omissioni, irregolarità, mancati o insufficienti versamenti di imposte. Soprattutto, seppur limitatamente ai tributi amministrati dall’agenzia delle Entrate (ma sono la gran parte) è stata eliminata la condizione per cui non era possibile utilizzare il ravvedimento se la violazione fosse già stata constatata e notificata a chi l’avesse commessa, ovvero fossero formalmente iniziati accessi, ispezioni e verifiche o altre attività di accertamento (ad esempio, notifica di inviti a comparire, richiesta di esibizione di documenti, invio di questionari).
Comunque, l’utilizzo del ravvedimento da parte del contribuente non preclude all’amministrazione finanziaria la possibilità di iniziare o proseguire accessi, ispezioni, verifiche, controlli e accertamenti.
Tutti i particolari sul ravvedimento nell'articolo a firma Corrado Fusai su Terra e Vita n. 18/2015.