Nel 2022 le denunce di malattie professionali in agricoltura sono cresciute del 9,5%, riguardando 10.041 soggetti, contro i 9.167 dell’anno precedente. Questo dato ci restituisce una fotografia che stona con l’immaginario collettivo, che vede l’agricoltore vivere e lavorare in ambienti sani e naturali. La realtà è ben diversa e fare l’agricoltore comporta, anche oggi, un usura fisica importante e lo espone, in alcuni casi, a gravi problemi.
Tutele ignorate
Questa situazione è emersa nel corso dei lavori dell’iniziativa promossa, a Roma, dal Patronato Inac della Cia-Agricoltori Italiani, dove è stato evidenziato che il dato delle domande di riconoscimento delle malattie professionali sarebbe ben più alto, e non lo è perché la maggioranza degli agricoltori ignora il sistema delle tutele previste nel nostro Paese, per le patologie connesse al lavoro.
A occuparsi di questa importantissima partita è l’Inail che ha accolto l’invito del patronato Inac a fare una giornata di formazione e informazione, partecipando ai lavori con due dirigenti dell’Istituto: Tommaso De Nicola e Stefano Rossi.
Le patologie più comuni
«Dal nostro monitoraggio - ha detto il presidente di Inac-Cia Alessandro Mastrocinque - abbiamo potuto rilevare il proliferare di patologie tra i lavoratori del comparto agricolo, purtroppo anche molto gravi come l’asma e i tumori alle cute, trachea e pleura. Addirittura si stanno affacciando malattie che non sono neanche contemplate nelle tabelle di riferimento, utilizzate da Inail».
Il patronato Inac-Cia segnala le malattie professionali più diffuse in agricoltura che sono:
1) Disturbi dei dischi intervertebrali,
2) Entesopatie periferiche,
3) Mononeuriti dell’arto superiore e mononeuriti multiple,
4) Sordità,
5) Spondilosi,
6) disturbi delle sinovie, dei tendini e delle borse,
7) Artrosi,
8) Lesioni interne del ginocchio,
9) disturbi dell’orecchio,
10) Traumatismo dei nervi periferici del cingolo scapolare e dell’arto superiore.
Seguono in, in questa nefasta classifica una serie di neoplasie che interessano organi respiratori.
Peggio solo l'industria
Dai dati Inail si evidenzia che l’agricoltura si colloca al secondo posto in questa triste classifica, preceduta solo dal comparto industriale dove le malattie professionali riconosciute nel 2022 sono state oltre 50mila.
«Rafforzare la sicurezza del settore, avere precise garanzie sulle tutele legate al benessere dei lavoratori agricoli, comprendere il perimetro del sistema assicurativo – ha sottolineato il direttore generale di Inac-Cia, Laura Ravagnan - è la strada obbligata da imboccare per favorire anche l’ingresso di giovani nel comparto. Perché, è bene ricordarlo, il turn over degli addetti nei campi non sale da quel 5-7 %, annuo, da decenni».
Una scarsa considerazione
«Stupisce -ha detto nel corso dei lavori il direttore nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Maurizio Scaccia - che nonostante lo scenario inequivocabile rappresentato e supportato dalle cifre, l’agricoltura non venga considerata tra i lavori gravosi e usuranti e per questo sia rimasta tagliata fuori, ad esempio, dai beneficiari dell’Ape Sociale e della pensione anticipata per i precari».
Ma non ci si sono solo le malattie professionali e l’orizzonte che comprende più in generale il tema della sicurezza del lavoro nel campo agricolo, richiede un grande progetto a sostegno della modernizzazione degli strumenti di lavoro da mettere a disposizione degli agricoltori. Forme di aiuti e finanziamenti in tal senso, sono stati attivati negli anni dai Governi italiani e dall’Europa, anche la stessa Inail promuove bandi in tal senso. Il problema è che i sostegni previsti non giungono mai a destinazione di aziende piccole e marginali. Questo avviene più per meri disfunzioni tecniche più per un disegno complottistico. Da qui, La proposta che avanzano Inac e Cia-Agricoltori Italiani sia alle Istituzioni sia all’Inail: prevedere in futuro dei bandi che si rivolgano a target aziendali diversi e ben profilati.
Esigenze diverse da considerare
Secondo Inac e Cia-Agricoltori Italiani non possono concorrere sulla medesima gara aziende da un ettaro con quelle da 100. Ed a voler essere ancora più pragmatici non si possono mettere in gara imprese che fatturano milioni di euro con chi ha bilanci inferiori ai 15mila €.
Anche le esigenze di attrezzature tecnologie connesse all’attività sono chiaramente diverse. L’una potrebbe aver bisogno di un sostegno per un trattore di ultima generazione e l’altra azienda, magari a conduzione familiare, potrebbe aver bisogno di piccoli attrezzi a tecnologia avanzata. Queste ultime piccole realtà rappresenterebbero oltre il 70% del totale delle imprese agricole italiane.