Sottoscritto al Viminale tra tutte le organizzazioni agricole, il Governo, le Regioni e il microcosmo dell’associazionismo “assistenziale”, il più che politicamente corretto il “Protocollo sperimentale contro il caporalato e lo sfruttamento lavorativo in agricoltura, denominato Cura – legalità – uscita dal Ghetto”.
Hanno sottoscritto il testo confezionato dal ministero del Lavoro, una miriade di soggetti: i ministeri del Lavoro, dell’Interno, delle Politiche agricole, l’Ispettorato nazionale del lavoro, Protezione civile, le Regioni (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia), Acli Terra, Caritas, Croce rossa italiana, Libera, Alleanza delle cooperative italiane, Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Confederazione produttori agricoli, Cgil – Flai, Cisl – Fai, Uil – Uila.
Il protocollo ha carattere sperimentale e ha la forma dell’accordo – quadro (in attesa del Ddl 2217 di contrasto al caporalato).
Tale accordo quadro dovrà, quindi, essere adottato con le opportune modificazioni a livello territoriale, nelle province di Bari, Caserta, Cosenza, Foggia, Lecce, Potenza, Ragusa e Reggio Calabria.
Lo scopo dell’accordo quadro è quello di evitare, da un lato la possibile insorgenza di situazioni di rischio sanitario e dall’altro di contribuire alla promozione sul territorio dei princìpi inerenti la legalità del lavoro. Il protocollo tende poi in concreto a stimolare adeguati servizi di trasporto nelle aree rurali nonché a valorizzare e incentivare le imprese che scelgano percorsi di legalità, ad attivare percorsi di integrazione dei migranti.
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