Per la distribuzione di fertilizzanti ed agrofarmaci le attuali esigenze indirizzano l'operatore ad incrementare l'efficienza di applicazione, a ridurre l'impiego di prodotti chimici, a migliorare la salvaguardia dell'ambiente e a garantire una maggiore sicurezza dell'agricoltore e del consumatore.
In Italia per la fertilizzazione minerale operano circa 200 mila spandiconcime che hanno una età media superiore ai quindici anni. Il 99,9% è di tipo centrifugo e oltre l'80% è dotato di un solo disco di distribuzione del concime con i risultati di distribuzione sul campo che si vedono nella figura 1. La distribuzione infatti è spesso caratterizzata da una pessima uniformità con spreco di prodotto, ridotta efficienza dell'intervento e perdite di azoto.
Un milione di tonnellate di azoto perso all'anno
A questo proposito la Commissione europea ha stimato in circa 1 milione di tonnellate all'anno, pari ad un valore di 500 milioni di euro, la quantità di azoto che va disperso a causa di modalità applicative inadeguate. Le figure 2 e 3 mostrano come su un campione di spandiconcimi testati in diverse aziende della Pianura padana, l'80% delle attrezzature presenti un coefficiente di variazione della dose distribuita maggiore del 20% e come le differenze tra dose distribuita e dose prefissata, sulla metà delle macchine testate sia superiore al 20%. La Direttiva Nitrati 91/676 ha recepito queste problematiche e l'esigenza di migliorare la situazione operativa, raccomandando che “ il sistema di applicazione prescelto deve esserein grado di distribuire il fertilizzante con efficiente uniformità e regolarità sia lungo la direzione di avanzamento della macchina (uniformità di distribuzione longitudinale) che in senso perpendicolare ad esso (uniformità di distribuzione trasversale).
Al fine di evitare dispersioni inutili e negative dal punto di vista ambientale edeconomico, particolare cura dovrà essere posta nelle operazioni di concimazione di appezzamenti confinanti con fossi di scolo od altre opere facenti parte di reti idriche ed in prossimità delle capezzagne.
Vanno bene gli spandiconcime a due dischi
Per migliorare la distribuzione dei concimi minerali è opportuno impiegare esclusivamente spandiconcime a due dischi e tecnologicamente avanzati, equipaggiati con sistemi elettronici di controllo sulla larghezza di lavoro e sull'effettiva quantità di dose applicata. L'uso di spandiconcime pneumatici ha un limite, oltre che nel maggiore prezzo d'acquisto anche e soprattutto nella larghezza di lavoro che non supera i 22-24 metri, mentre quelli a dischi raggiungono anche i 40 metri. I costruttori si stanno, pertanto, adoperando per migliorare gli spandiconcime a due dischi incrementando la capacità di lavoro e migliorando il flusso del concime verso il sistema di distribuzione, con l'ottimizzazione del punto di caduta del fertilizzante sul disco di distribuzione. Ci sono sistemi di regolazione della lunghezza delle alette per far si che il granulo di concime stia per più tempo sul disco e possa così aumentare la sua energia cinetica e quindi la lunghezza di gittata. Occorre anche fare molta attenzione nell'acquisto dei concimi perché ci sono sul mercato prodotti con pessime caratteristiche che ne determinano la scarsa uniformità di distribuzione per cui è di estrema importanza saper regolare bene la macchina.
Sistemi automatici di regolazione della distribuzione
Quindi è necessario dotare la macchina di sistemi automatici di regolazione come ad esempio l'impiego di telecamera (fig 4) che “vede” il percorso dei granuli in funzione dell'avanzamento del trattore ed effettua un auto taratura dello spandiconcime. Altro problema da affrontare è la ottimizzazione della distribuzione del concime in prossimità dei bordi degli appezzamenti. Esistono sistemi più semplici come ad esempio i deviatori di flusso o i sistemi elettronici con azionamento idraulico differenziale dei dischi di distribuzione. Altri sistemi prevedono l'inclinazione della tramoggia per migliorare la distribuzione ed evitare che il granulo di concime vada in un corso d'acqua con una doppia penalizzazione, economica ed ambientale. L'uso dei sistemi elettronici si divide in due filoni con l'applicazione diretta tramite i sensori che riconoscono il contenuto di clorofilla della coltura che comporta il successivo adeguamento della dose di concime e con le applicazioni indirette attraverso le carte georeferenziate. In questo caso si parte dalle mappe di raccolta, si tiene conto delle caratteristiche del suolo e si impiega la georeferenziazione per regolare i sistemi ponderali per il controllo della dose distribuita, che varierà in funzione della posizione del trattore nell'appezzamento. Dunque ci troviamo di fronte ad una situazione operativa di campo con sprechi e danni ambientali legati ad una non corretta distribuzione dei concimi che in futuro non saranno più consentiti. Di conseguenza ci si dovrà muovere in quattro direzioni: 1) incrementare l'informazione e la formazione degli operatori agricoli; 2) arrivare alla certificazione delle caratteristiche chimico-fisiche di tutti i fertilizzanti posti in commercio indicandole in etichetta; 3) svecchiare l'attuale parco spandiconcimi; 4) Obbligo della certificazione Enama della funzionalità degli spandiconcime nuovi di fabbrica.
Solo il 10% delle irroratrici è certificata
Attualmente in Italia operano circa 600 mila macchine irroratrici con una età media di 12-15 anni e solo l'1,5% di questo parco macchine è soggetto a controlli funzionali periodici. Ogni anno vengono vendute circa 30 mila irroratrici nuove di fabbrica ma di queste solo il 10% ha la certificazione Enama, cioè risponde a tutte le norme EN-ISO. Ma il settore della distribuzione degli agrofarmaci è in un momento di forte evoluzione ed assumono un peso sempre crescente gli aspetti ambientali che sono stati recepiti sia dall'emendamento della Direttiva Macchine 2009/127/CE sia dalla direttiva 2009/128/CE sull'uso sostenibile degli agrofarmaci.
I punti cardine degli aspetti costruttivi
Nella figura 6 vengono riassunte tutte le norme che riguardano gli aspetti costruttivi delle irroratrici che possono avere un impatto sull'ambiente, individuando i diversi punti “critici” presenti sull'attrezzatura. Oggi solo le irroratrici certificate Enama rispondono a tutti i requisiti previsti da queste norme che riguardano principalmente tre fasi: 1) la preparazione della miscela fitoiatrica, la distribuzione degli agrofarmaci e la gestione delle acque reflue del trattamento. Le due direttive emanate, la 127 e la 128 impongono ai costruttori di irroratrici un adeguamento dei requisiti e tra qualche anno non potranno più essere commercializzare attrezzature nuove di fabbrica prive delle specifiche costruttive richieste.
Per quanto riguarda la fase di distribuzione del prodotto fitoiatrico, una ricerca sui trattamenti effettuati in vigneto in Italia e in Spagna indica che fatta 100 la miscela solo il 20 - 55% va a bersaglio mentre il 30-60% si disperde sul terreno, il 4-6% evapora e il 10-15% costituisce la quota dell'effetto “deriva”. Un'indagine sui trattamenti effettuati sulle colture erbacee indica invece che il deposito a bersaglio può variare dal 30 al 90% con perdite per evaporazione del 3-4%, di deriva del 6-8% e a terra anche del 60%.
La direttiva 128 da recepire entro il 2011
La direttiva 128 che dovrà essere recepita dagli stati membri Ue entro il 2011 per quanto riguarda gli aspetti della distribuzione degli agrofarmaci contempla sei punti chiave:
1) ispezione periodica di tutte le attrezzature per l'applicazione dei fitofarmaci e dei relativi accessori adoperati ad uso professionale;
2) divieto di ricorrere all'irrorazione aerea (con possibilità di deroghe) onde contenere il rischio di provocare effetti negativi importanti sulla salute umana e sull'ambiente, dovuti, in particolare, alla dispersione dei prodotti irrorati;
3) misure specifiche per la tutela dell'ambiente acquatico contro l'inquinamento da agrofarmaci e designazione di zone a utilizzo molto ridotto o nullo difitofarmaci conformemente alle misure adottate nell'ambito di altre normative o finalizzate a tutelare le categorie sensibili;
4) gestione e stoccaggio dei fitofarmaci, dei loro imballaggi e dei prodottiresidui del trattamento(progetto Topps)
5) modifica della direttiva macchine(inserimento aspetti ambientali per macchine irroratrici)
6) programmi di formazione specifici relativi alle procedure di preparazione delle irroratrici (regolazione)
Le Regioni italiane sono tenute a presentare piani operativi per avviare i controlli sulle attrezzature che compongono il parco macchine italiano (circa 600 mila macchine) tenendo conto che oggi le ispezioni interessano non più dell'1,5% delle attrezzature in uso e cioè circa 6700 irroratrici all'anno.
La situazione attuale contempla 158 centri prova che effettuano ciascuno 48 controlli/anno mentre a regime dovremo avere attivi 170 centri prova ciascuno dei quali dovrà effettuare 720 controlli/anno. Per quanto riguarda la tutela dell'ambiente acquatico nei confronti dell'inquinamento da agrofarmaci entro due anni dall'entrata in vigore della direttiva gli stati membri devono garantire che in caso si utilizzino agrofarmaci in prossimità dei corpi idrici
1) gli agrofarmaci impiegati non siano pericolosi per l'ambiente acquatico
2) le macchine irroratrici impiegate siano le più efficienti
La definizione delle zone di rispetto
Inoltre, devono essere create nelle zone adiacenti ai corsi d'acqua, delle opportune zone di rispetto (fig 7) nelle quali sia vietato applicare o stoccare agrofarmaci
Sulle zone di rispetto dette anche Buffer zone, mancano, spesso, in Italia informazioni chiare relative alle loro dimensioni mentre ad esempio in Germania è già disponibile una classificazione delle irroratrici in funzione della deriva da loro prodotta per cercare di ridurre la dimensione delle zone di rispetto impiegando opportune attrezzature. Teniamo presente che se ad esempio definiamo una larghezza media di 5 metri per le zone di rispetto in Italia vuol dire togliere dalla produzione circa 600 mila ettari. Dal punto di vista tecnologico oggi le soluzioni efficienti per concentrare sul bersaglio la maggior parte dell'agrofarmaco non mancano a cominciare dagli ugelli antideriva. Molto utili anche le barre a manica d'aria e quelle dotate di sensori ottici delle infestanti che consentono di distribuire l'erbicida solo dove è presente l'infestante. Ci sono poi atomizzatori dotati di chiusura dell'aria da un lat e con sistema di recupero dell'agrofarmaco che oltrepassa il filare (fig 8 e 9) e irroratrici in grado di adattare la distribuzione alla vegetazione da trattare con un sistema di identificazione denominato Crop Identification System. I parametri sotto controllo elettronico sono il numero di ugelli aperti, la pressione di esercizio e la portata d'aria.
E' previsto anche dalla direttiva che gli Stati Membri adottino i provvedimenti necessari per garantire che le seguenti operazioni non rappresentino un pericolo per la salute o la sicurezzadelle persone o l'ambiente:
1. stoccaggio, manipolazione, diluizione e miscelazione degli agrofarmaci prima dell'applicazione;
2. manipolazione degli imballaggi e dei resti degli agrofarmaci;
3. trattamento delle miscele rimanenti dopo l'applicazione;
4. pulizia delle attrezzature impiegate per la distribuzione (TOPPS - BMP)
Il lavaggio delle irroratrici
In Francia e in Danimarca, viene consentito, al termine del processo di lavaggio interno dell'irroratrice, di scaricare il volume residuo di miscela diluita non aspirabile dalla pompa direttamente in campo (purchè sia stato diluito di almeno 50 (DK) o 100 (F) volte rispetto alla miscela originale). La miscela residua nel serbatoio è costituita da due frazioni la prima non pescata dalla pompa e la seconda conseguente alla non corretta regolazione della macchina irroratrice.
Il problema della gestione della miscela residua nell'irroratrice avrà un'importanza sempre maggiore e condizionerà le scelte costruttive che andranno verso soluzioni che limitino la quantità massima di miscela residua a meno di 30 litri e che portino la capacità minima del serbatoio lava impianto ad essere almeno dieci volte la miscela residua. Parallelamente si dovranno diffondere adeguati sistemi di lavaggio dell'irroratrice (lava impianto) come quelli che prevedono l'impiego di una valvola a tre vie in uscita dalla pompa principale della macchina.
Per le irroratrice in uso non è dotate di serbatoio lavaimpianto oggi sono disponibili sul mercato dei serbatoi mobili il polietilene da montare sulla macchina a mò di bisaccia (fig 10).
Nel medio periodo si dovrà arrivare ad una certificazione a 360 ° delle macchine irroratrici che dovranno portare un marchio Enama/Entam per garantire la sicurezza dell'operatore, ambientale e del consumatore. Nella figura 11 vengono riassunte le principali caratteristiche costruttive che deve possedere una irroratrice amica dell'ambiente.
L'impatto economico della nuova direttiva
La nuova direttiva ha importanti risvolti economici per il settore dal momento che muoverà nei prossimi cinque anni circa 160 milioni di euro così suddivisi: 60 mio euro necessari per il controllo delle irroratrici, 50 mio per la sostituzione dei componenti non funzionanti (ugelli, manometri, pompa, filtri antigoccia ecc) e 50 mio per la sostituzione completa delle irroratrici (1,5% dell'attuale parco macchine). Ma si apriranno anche nuove opportunità di lavoro dal momento che occorreranno circa 400 tecnici adibiti al controllo funzionale e alla gestione di questa attività e altri 100 addetti alla formazione, costruzione e vendita dei banchi prova, attività di ricerca ecc.
Il raggiungimento di un impiego più sostenibile dei fitofarmaci sarà possibile solo se si procederà parallelamente ad un'adeguata attività di: formazione anche in merito alla fase di regolazione della macchina irroratrice, promozione e sviluppo dell'innovazione e della ricerca nel settore e controllo del rispetto della normativa. Il progetto SOFT (Sustenainable Operations in Fitoiatric Treatments) nato dalla collaborazione tra Unacoma e Agrofarma promuove la formazione dei costruttori ed utilizzatori delle macchine e dei venditori e tecnici del settore fitoiatrico anche attraverso:
1) la divulgazione e promozione dell'uso di tecnologie “avanzate”, in grado di ridurre l'impatto ambientale della distribuzione degli agrofarmaci
2) il miglioramento dell'uso e della qualità del lavoro delle macchine
In linea con quanto previsto dalla Direttiva sull'Uso Sostenibile dei Fitofarmaci.
(*) L'autore è dell'Università di Torino.