L’attività di miglioramento genetico del mais realizzata dalle principali società multinazionali del seme negli ultimi anni si è concentrata sulla creazione di ibridi capaci di resistere agli stress e in particolare all’aumento dell’investimento. Di fronte alla necessità di aumentare le rese unitarie di mais, anche in vista della diminuzione degli aiuti diretti della Pac, è la presenza di più spighe sull’unità di superficie, a parità di dimensioni rispetto agli investimenti tradizionali, che può garantire il raggiungimento dell’obiettivo.
Nella campagna mais 2012 Dekalb e Pioneer hanno intrapreso una sperimentazione di campo in diverse aziende della Pianura Padana per verificare i risultati della cosiddetta semina a file binate distribuite a quinconce, resa possibile dalla comparsa sul mercato di alcune nuove seminatrici costruite proprio per questo specifico utilizzo.
Il nuovo schema di semina
«Lo schema di semina – afferma Fabio Roverso, responsabile tecnico di Dekalb – prevede una distanza tra le bine, cioè tra le due file seminate, dai 20 ai 22 cm con un’interfila tra bina e bina dai 55 ai 53 cm (dipende dalla seminatrice). Inoltre nell’ambito della bina, i semi non vengono deposti in parallelo ma sfalsati, cioè a quinconce, per aumentare lo spazio utile per ogni pianta. La nostra sperimentazione durerà due anni per essere pronti a proporre le file binate nel 2014 se i risultati di campo confermeranno i buoni presupposti che già Dekalb negli Stati Uniti ha verificato. Quest’anno testeremo il nuovo sistema di semina in circa 200 località sparse in tutta la Pianura Padana, in condizioni agronomiche variabili e in epoche di semina diverse, sia per granella che per silomais, per poter disporre di una casistica sufficientemente ampia da garantirne il corretto posisizionamento.
Attenzione alla scelta dell’ibrido
Il punto di partenza più importante del progetto file binate riguarda la scelta dell’ibrido; da anni Dekalb lavora per selezionare ibridi ad Alta Efficienza, cioè che sfruttino al massimo tutte le risorse disponibili nell’ottica di un’agricoltura sostenibile. Questo sistema di semina, che prevede la deposizione di 10 semi al mq, è praticabile solo con determinati ibridi appositamente selezionati per sopportare l’alta densità».
Quali sono i punti di forza di questa nuova genetica? «Prima di tutto l’eccezionale sanità della pianta e poi una struttura non eccessivamente alta che sopporti la fittezza; la spiga è di tipo “fix”, cioè non perde in dimensione all’aumentare del numero di piante. È inutile e dannoso applicare le file binate su ibridi non adatti all’alta densità».
Cosa vi aspettate in più dalle file binate rispetto alla semina a 75 cm?«1) La distribuzione più omogenea delle piante sull’unità di superficie assicura una migliore utilizzazione dei mezzi tecnici e della luce; 2) grazie al quinconce, le piante non entrano in competizione, quindi alla fine l’aumento di produzione dovrebbe essere, secondo le previsioni, garantito da più spighe e piante raccolte a ettaro.
I progetti sull’aumento di produzione sostenibile non finiscono qua, infatti stiamo portando avanti sperimentazioni in collaborazione con l’Università di Padova sull’agricoltura di precisione sfruttando tutte le tecnologie al momento disponibili per incrementare rese e ridurre costi. Con la mappatura di produzione nei terreni e con l’ausilio del Gps, sarà possibile gestire in maniera ancora più efficiente la concimazione (in funzione del reale potenziale produttivo di un area definita), l’irrigazione (utilizzando il servizio efficienza irrigua di Dekalb con le sonde sentek) e la densità di semina (in funzione della fertilità di quella parcella).
Una tecnica già sperimentata in USA
Pioneer ha avviato una sperimentazione molto articolata sugli investimenti del mais, che prevede anche la semina con le file binate. Lo scorso anno negli Usa ha allestito 179 confronti tra questo sistema e la semina con interfila a 75 e a 45 cm, adottando tre livelli di investimenti.
Quali sono le conclusioni operative dopo queste prove?
«I dati medi dei confronti nei campi americani non hanno evidenziato vantaggi significativi derivanti dalle file binate – afferma Giovanni Marzi, Marketing Manager di Pioneer Hi-Bred Italia –. È stata invece chiara la risposta molto positiva all’elevata densità di semina fornita da un gruppo di ibridi di mais, indipendentemente dalla tecnica agronomica utilizzata».
Dato l’interesse che le file binate hanno destato anche in Italia e la comparsa di seminatrici appositamente progettate, Pioneer ha deciso di avviare nel 2012 una nuova sperimentazione a più livelli e in diversi ambienti, focalizzata sull’investimento.
Schemi di semina e materiali genetici diversi
«Innanzitutto abbiamo voluto testare la risposta dei nostri mais agli investimenti – sottolinea Marzi – per cui abbiamo realizzato 20 campi sperimentali nei quali la quasi totalità degli ibridi del nostro catalogo è stata seminata a tre diverse densità, con interfila classica a 75 cm.
Poi abbiamo selezionato una gamma più ristretta di varietà, seminate in 7 località mettendo a confronto la semina a 75 cm con le file binate. Si tratta di una sperimentazione molto articolata con 2-3 repliche per ogni confronto e utilizzando 3 diversi investimenti, il tutto fatto a pieno campo con parcelloni di circa 3.000 mq per avere un’adeguata solidità dei dati.
Infine la sperimentazione prevede circa 150 campi in diverse località, ognuna seminata con l’ibrido più adatto alla zona, a due o tre diversi investimenti (da 7,5 a 10 piante/mq), sia a file binate che con la normale interfila a 75 cm».
Con quali seminatrici avete realizzato i campi?
«Per dare maggiore validità alle prove – dice Marzi – si è deciso di non lavorare con macchine sperimentali, ma con le seminatrici twin row già commerciali, a otto file.
Questo impegnativo disegno sperimentale ci consentirà, a fine campagna, di capire quale reale peso sul risultato produttivo hanno avuto i singoli fattori (ambiente, investimento, genetica e tecnica agronomica)».
Individuare il livello ideale di investimento
Quali sono gli obiettivi a medio termine?
«Per quanto riguarda le file binate, abbiamo iniziato a sperimentarle già nel 1983, quando realizzammo in Italia il primo campo utilizzando lo storico ibrido Carola, con una densità di 9 piante/mq. Allora i risultati non dimostrarono un vantaggio delle file binate; vedremo quest’anno con i nuovi materiali genetici di cui disponiamo.
Il nostro obiettivo generale è quello di mettere a punto quello che chiamiamo “Corn Plantability Index” ossia il livello ideale di investimento nelle diverse zone. Questo indice dovrà tenere conto innanzitutto delle caratteristiche genetiche dell’ibrido, ma anche dell’ambiente di coltivazione (quindi fertilità chimica e biologica del terreno) e della tecnica colturale che viene applicata».