La contraffazione partiva dall’Italia dove l’olio di soia o altri oli lampanti venivano corretti con clorofilla o carotene e diventavano olio extravergine di oliva che finiva nei supermercati della Germania.
Sono stati necessari circa quattro anni di indagini e sequestri in collaborazione tra le autorità italiane, tedesche e di Eurojust, l’unità di cooperazione giudiziaria europea per mettere fine a questo giro criminoso con l’arresto di 24
Due dei sospettati di origine italiana sono stati arrestati in Germania tramite mandati d'arresto europei (MAE). Eurojust, l'unità di cooperazione giudiziaria dell'UE, ha assistito le autorità nazionali facilitando il trasferimento dei procedimenti, l'esecuzione dei MAE e le richieste di assistenza giudiziaria e coordinando con successo il giorno dell'azione che ha portato all'arresto preprocessuale dei principali indagati. Il danno totale ammontava ad almeno 8 milioni di euro.
L’inizio della frode
Le indagini a Foggia sono state avviate nel 2015, a seguito di una segnalazione del Ministero della salute italiana sulla vendita di olio d'oliva contraffatto e di una precedente richiesta dell'Ufficio federale della protezione dei consumatori e della sicurezza alimentare (Bundesamt für Verbraucherschutz und Lebensmittelsicherheit, (BVL) ). Il procedimento è stato trasferito dall’Ufficio tedesco alle autorità italiane. Le indagini furono aperte e seguite dai Carabinieri italiani per la sicurezza della salute (NAS), un'unità specializzata delle forze dell'ordine italiane, in stretto contatto con le forze di polizia tedesche.
L'olio d'oliva, originario della Puglia del Sud Italia, è stato mescolato con varie sostanze, come la clorofilla, il beta-carotene e l'olio di soia, per modificarne il colore. Il prodotto è stato poi distribuito sul mercato tedesco per un lungo periodo come olio extravergine di oliva, principalmente ristoranti e negozi a Stoccarda, Francoforte e Berlino, oltre a ristoranti e supermercati in tutta Italia.
Il gruppo criminale organizzato inviava in Germania 23.000 litri di olio adulterato ogni 15 giorni. Durante le indagini, i carabinieri hanno sequestrato oltre 150.000 litri di olio pronto per la vendita. Il gruppo della criminalità organizzata ha acquistato, su base annuale, più di 1 milione di l di olio da adulterare. Questo è stato acquistato ad un prezzo di circa € 1,20 ed è stato venduto, una volta adulterato, ad un valore di mercato di € 10 a € 15.
Nel corso delle indagini sono stati effettuati sequestri di olio contraffatto presso ristoranti delle principali città di 8 regioni italiane (Roma, Campobasso, Ancona, Milano, Torino, Parma, Napoli e varie località pugliesi) ed in Germania, In particolare, alcuni interventi mirati svolti dagli investigatori hanno consentito di accertare consegne di olio sofisticato anche presso noti ristoranti del centro storico di Roma e di Berlino.
I membri del gruppo della criminalità organizzata erano presumibilmente coinvolti nella produzione e nel commercio di olio di oliva contraffatto e sono sospettati di commercio illegale, partecipazione a un'organizzazione criminale, adulterazione di prodotti alimentari e altri reati commessi in relazione ai suddetti crimini.
Il capo dell'organizzazione criminale è considerato il più importante contraffattore dell'olio d'oliva in Italia. Tuttavia, gli acquirenti tedeschi non sono considerati membri del gruppo della criminalità organizzata, in quanto non facevano parte della sua struttura e sono sospettati solo di movimentare merci prodotte in modo fraudolento.
Il meccanismo fraudolento
Il principale indagato, dotato di una notevole capacità economica e conosciuto in tutta Italia come commerciante di olio, acquistava milioni di litri di olio di semi da multinazionali con sede nel Nord Italia, che pervenivano regolarmente sul territorio italiano attraverso navi mercantili. Successivamente, circa due volte a settimana, l’olio di semi acquistato veniva trasportato a Cerignola (FG) con autobotti e scaricato presso l’oleificio. L’organizzazione, avvalendosi di prestanomi per sviare eventuali azioni investigative, acquistava da una regolare ditta del settore della provincia di Milano degli additivi alimentari, quintali di clorofilla e betacarotene, da utilizzare per la sofisticazione dell’olio di semi ovvero per la predisposizione del “verdone” da vendere ai piazzisti che sofisticavano in proprio.
Gli altri associati, procuratisi l’olio sofisticato o da sofisticare, eseguivano le attività di sofisticazione e confezionamento (in bottiglie di vetro da un litro o taniche in latta da 5 litri) presso magazzini o depositi di fortuna, privi di qualsiasi garanzia di igiene, collocati in posizioni strategiche e di difficile accesso, onde eludere eventuali controlli. Predisposti i carichi di olio sofisticato, alcuni associati si dirigevano verso il Nord Italia (Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna) o presso ristoranti in importanti città italiane ed estere. Altri associati, quelli muniti di maggiore capacità economica ed esperienza, erano in grado di effettuare trasporti quindicinali in Germania attraverso carichi di interi autoarticolati (23.000 litri per ogni spedizione). Giunto in Germania, l’olio veniva depositato presso aziende specializzate in logistica per la successiva distribuzione, mediante l’utilizzo di furgoni noleggiati in loco, ad esercizi di ristorazione o grande distribuzione tedesca o con il collaudato sistema del “porta a porta”. In Germania era presente una importante rete distributiva costituita da “piazzisti”, soggetti comunque di origine italiana, che fornivano il supporto logistico e commerciale ai sofisticatori italiani, procurando finanche alloggi durante il soggiorno.
Il commento di Coldiretti Puglia
“Con la produzione di extravergine Made in Italy che ha raggiunto quest’anno i minimi storici a causa delle gelate di febbraio 2018 e gli effetti drammatici della Xylella con il crollo in maniera incontrovertibile della produzione di olive di oltre il 60%, è aumentato il rischio di frodi e sofisticazioni a danno del vero Made in Italy che colpiscono i produttori agricoli e i consumatori, allarme che avevamo lanciato sin dall’anno scorso a seguito della peggiore campagna olivicola in Puglia degli ultimi 25 anni”, denuncia il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.