Carni bovine, così cambia la Pac

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Due casi aziendali a confronto: al Centro e al Nord

Il lungo percorso della riforma dei pagamenti diretti della Pac sta per approdare ad un traguardo decisivo: la Domanda Unica (DU) per l’assegnazione dei nuovi diritti all’aiuto (titoli), recentemente prorogata al 15 giugno 2015. L’impostazione generale mira a una forte redistribuzione dei pagamenti diretti fra territori e comparti produttivi; fra questi ultimi riveste una particolare importanza la zootecnia bovina da carne. Vediamo i possibili impatti prodotti dalla riforma dei pagamenti diretti.

Nuovi titoli e “modello irlandese”

L’accesso ai nuovi pagamenti diretti riguarderà i possessori di diritti all’aiuto (in proprietà o in affitto) che verranno assegnati ex novo sulla base della già citata DU 2015. Per poter ottenere i nuovi titoli gli allevatori dovranno risultare “agricoltori attivi” e, contestualmente, dimostrare di aver attivato almeno un diritto all’aiuto nel 2013 (compresi ovviamente i titoli speciali). A tal proposito, una delle novità più rilevanti per il settore delle carni bovine è determinata proprio dalla scomparsa dei titoli speciali. Pertanto, gli allevatori che possedevano tali titoli nel 2014 dovranno presentare una domanda di “prima assegnazione” dei titoli al 15 giugno 2015, dimostrando il possesso di almeno 0,5 ha di superficie ammissibile. Agea, in seguito, assegnerà un numero di nuovi titoli pari al numero di ettari ammissibili, il cui valore sarà assegnato sulla base dei pagamenti percepiti dall’agricoltore nel 2014.

Per valutare l’andamento del valore dei titoli nel 2015-2020, occorre considerare innanzitutto il cosiddetto “spacchettamento” dei pagamenti diretti, in virtù del quale l’Italia ha infatti deciso di attivare ben cinque componenti di aiuti diretti (tab. 1). Inoltre, il comparto delle carni bovine ha finora beneficiato di pagamenti diretti superiori alla media nazionale (circa 300 €/ha), ma con rilevanti differenze fra territori (pianura e montagna) e forme di allevamento (intensivo e estensivo). Nel complesso, vista e considerata la forte differenziazione all’interno di questo comparto, il meccanismo di convergenza interna – il famigerato “modello irlandese” – determinerà delle dinamiche del valore titoli assai diverse a livello aziendale. In ogni caso, tale valore tenderà progressivamente ad avvicinarsi alla media nazionale, ma a seconda della situazione di partenza ogni azienda assisterà a un aumento o a una diminuzione dei propri introiti legati alla Pac.

Due casi aziendali: simulazioni

Al fine di comprendere meglio gli effetti della riforma dei pagamenti diretti sulle carni bovine, è senz’altro utile effettuare due simulazioni rappresentative sia della zootecnia da carne estensiva che di quella intensiva. Nel dettaglio, i due casi aziendali riguardano:

  1. un’azienda del Centro Italia di 220 ha, di cui 180 a pascolo e 40 a seminativi (cereali e foraggere), con 40 vacche nutrici iscritte nei Libri genealogici, che nel 2014 ha ricevuto 52.000 € di pagamenti diretti (240 €/ha), più 5.800 € di pagamento accoppiato per le vacche nutrici;
  2. un’azienda del Nord di 70 ha, coltivati a seminativi da insilato e da granella. con 430 bovini da ingrasso e che ha ricevuto nel 2014 circa 66.500 € di pagamenti diretti (pari 950 €/ha), più 000 € di pagamento accoppiato per i bovini macellati.

In entrambi i casi l’andamento del valore dei nuovi titoli dipende dal cosiddetto VUI (valore unitario iniziale): è una sorte di riferimento aziendale, da confrontare con il VUN (valore unitario nazionale, pari a 180 €/ha), per stabilire se il valore dei titoli nel periodo 2015-2020 aumenterà, diminuirà o rimarrà stabile.

 

L'articolo completo può essere letto su Terra e Vita 18/2015.

Carni bovine, così cambia la Pac - Ultima modifica: 2015-05-01T17:25:27+02:00 da Sandra Osti

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