La storia della via tracciata dalla Regione Toscana per la rinascita della cerealicoltura è molto recente.
La crisi dei prezzi
È stata la profonda crisi della stagione 2016 con il tracollo dei prezzi del frumento e il rischio di abbandono di tante superfici agricole, soprattutto nelle aree marginali, a imporre una riflessione congiunta di istituzioni, produttori e mondo della ricerca, sul modo migliore di individuare delle linee strategiche per sostenere e far rinascere il settore, che interessa 160 mila ettari coltivati, prevalentemente collinari. Un settore che tuttavia nella programmazione dei Psr 2014-2020 non era inizialmente contemplato tra quelli prioritari.
Stimolare aggregazioni di filiera
La nuova strategia è stata trovata nella valorizzazione della tipicità, dell’identità, della salubrità e della tracciabilità dei prodotti cerealicoli e lo strumento scelto per sostenere il settore, favorire l’aggregazione dei soggetti nelle reti di impresa, la creazione delle filiere e l’introduzione condivisa dell’innovazione è quello dei PIF, i Progetti Integrati di Filiera. I risultati relativi alle misure di innovazione (sottomisura 16.2 del Psr) di quattro progetti finanziati nel primo bando Pdf del 2015, sono stati presentati il 7 settembre a Firenze in un incontro pubblico dal titolo “I cereali in Toscana, fra passato e futuro”, organizzato da Regione Toscana, Accademia dei Georgofili, Fondazione per il Clima e Sostenibilità, Università di Firenze e Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
Dalla caratterizzazione genetica e pedoclimatica del “Farro della Garfagnana Igp”, propedeutica alla realizzazione di un disciplinare Dop, allo studio delle caratteristiche agronomiche e alle proprietà nutraceutiche dei cereali minori, miglio e grano saraceno, per la realizzazione di prodotti adatti ai soggetti celiaci e sensibili al glutine, allo sviluppo della filiera e dei modelli di coltivazione dei grani antichi quali il frumento a marchio “Verna” e alla selezione di varietà di farro adatte alla coltivazione biologica sotto il marchio collettivo certificato Biologico Mugello, tutti i progetti presentati hanno raggiunto l’obiettivo fondamentale di creare un percorso virtuoso e integrato di innovazione, adatto alla valorizzazione della cerealicoltura di aree specifiche e talvolta marginali.
Pif, nato in Toscana
Il PIF è una progettazione integrata di filiera nata in Toscana e oggi utilizzata anche da molte altre regioni” ha spiegato Gennaro Giliberti dirigente del Settore Agricoltura della Regione “che costringe i soggetti della filiera, compreso il mondo della ricerca, a mettersi insieme, e a partecipare alla costruzione di un percorso di produzione, di trasformazione e di commercializzazione, che va dal campo o l’allevamento fino alla bocca del consumatore. L’obiettivo è quello di creare ricadute coinvolgendo poi all’interno del sistema, con il trasferimento dei risultati, anche i soggetti della filiera che non erano stati coinvolti nella prima fase del progetto.”Quello del Progetto Integrato di Filiera è uno strumento di sostegno creato nell’ambito del Psr nel quale la Regione crede molto, come ha sottolineato Marco Remaschi, Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, definendo questo modello di progettualità una vera e propria rivoluzione culturale, per la capacità di diffondere una nuova cultura di aggregazione di soggetti interessati allo sviluppo, non solo di una singola coltura, ma di un intero sistema economico. Il secondo bando Pif Agroalimentare è stato chiuso nel 2017 e nel suo ambito sono stati quattro i progetti finanziati per il settore cerealicolo, inserito tra le aree di interesse prioritario. “La volontà della Regione, per dare concretezza alla nostra azione, è di reperire nuove risorse rispetto alla dotazione iniziale di 30 milioni di euro, per far scorrere la graduatoria e finanziare anche altri progetti (progetti ammessi ma non finanziati), perché riteniamo che davvero con i Progetti Integrati di Filiera si possa fare un salto di qualità”. ha aggiunto Remaschi.