Piano strategico nazionale della Pac: l’Italia deve rispondere, entro il prossimo 30 settembre, alle osservazioni della Commissione europea (leggi «Psn, cosa bolle in pentola»).
Secondo l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Fabio Rolfi: «non dovrebbero esserci difficoltà a trovare una quadra, ma alcune scelte dell’Italia vanno semplicemente difese e non discusse».
Per quanto riguarda il secondo pilastro le Regioni sceglieranno, nell’ambito del catalogo nazionale delle misure, quali attivare (leggi più avanti). «La Lombardia sta lavorando – sottolinea Rolfi – alla definizione di uno schema entro fine settembre». Nell’ambito della nuova Pac, infatti, a partire dal 2023, le azioni di Sviluppo rurale verranno incluse nei Psn e le scelte delle Regioni saranno espresse nel “Complemento di programmazione”.
Intervista tratta da Terra e Vita 27/2022
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L’autonomia decisionale
«Riguardo al Psn, alle osservazioni fatte dalla Commissione europea sul primo pilastro (quindi sugli ecoschemi, convergenza e aiuti accoppiati) sono dell’idea – fa sapere l’Assessore – che l’Italia dovrebbe difendere le proprie scelte». «Il nostro Paese le ha fatte in modo legittimo sulla base degli indirizzi indicati dalla Farm to Fork. Alcune scelte, che fanno parte dell’autonomia decisionale concessa a ciascun Stato, non dovrebbero, quindi, esser messe in discussione».
Il Psn italiano, fa notare Rolfi, rappresenta un punto d’incontro tra 20 sistemi agricoli differenti, un compromesso tra le esigenze di diversi modelli produttivi.
L’impatto della crisi ucraina
«C’è bisogno, è chiaro, di alcuni aggiustamenti nel prossimo futuro – sottolinea –, perché è stato definito in un periodo precedente alla guerra in Ucraina. Non tiene quindi conto degli sconvolgimenti dei mercati, della crisi delle materie prime e della perdita di marginalità dell’agricoltura di oggi». Aggiustamenti, secondo Rolfi, che sono necessari anche sui fronte dell’impatto ambientale e dell’utilizzo di fitofarmaci: «La direttiva comunitaria sugli usi sostenibili – precisa – punta a ridurli l del 62%: un’impostazione che contrasta con la necessità di produrre di più e che mette a repentaglio la tenuta del sistema agroalimentare».
Mais grande escluso
Alcune filiere secondo Rolfi, meritano un’attenzione maggiore in termini di sostegno. «Il mais, ad esempio, è fuori dagli ecoschemi. E ciò contrasta – obietta – con la carenza di materie prime per l’alimentazione del bestiame sofferta quest’anno a causa della siccità e della crisi ucraina».
Rolfi sollecita una maggiore efficienza nella gestione della Pac da parte di Mipaaf e Agea: «Mi riferisco – spiega – all’aumento degli adempimenti amministrativi, ad esempio delle misure agroambientali. Abbiamo bisogno di snellire le procedure per l’accesso ai bandi, di maggiore semplificazione e di liquidazioni più puntuali dei fondi Ue alle imprese».
Sprint finale per il prossimo Sviluppo rurale
Sviluppo Rurale, si cambia. Per quanto riguarda il secondo pilastro a fine mese la Regione Lombardia chiuderà la programmazione delle misure. «In linea con le indicazioni del Piano strategico nazionale –sottolinea Fabio Rolfi, assessore all’Agricoltura – sono confermate tutte le politiche più virtuose degli anni passati».
L’impronta della “conservativa”. «A partire – ribadisce – dalle misure di superficie che ci hanno contraddistinto nella precedente programmazione e che riguardano: la minima lavorazione, le cover crops o il biologico, fino alle indennità compensative per le malghe». Tra le novità assolute che l’amministrazione lombarda si appresta a introdurre, c’è la nuova misura di sostegno ai prati permanenti di pianura. «Questa è una novità che ha l’obiettivo di incentivare un’agricoltura propedeutica alla zootecnia di qualità».
C’è anche una misura specifica sul riso che Rolfi ha concordato anche con la Regione Piemonte e l’Ente risi e che salvaguarda un comparto che altrimenti penalizzato dalla convergenza.
Investimenti strutturali. Sulle misure strutturali è prevista una linea di credito per finanziare investimenti non produttivi per le aziende zootecniche e le aiuteranno a essere più performanti in termini ambientali, ad esempio, nella gestione dei reflui. «Aiuti – specifica Rolfi – finora sostenuti da fondi regionali e che ora impegneranno fondi comunitari». Prevista anche una misura per il sostegno dei terrazzamenti di montagna che sono infrastrutture paesaggistiche, ma anche agricole, come sostegno alla viticoltura eroica o quella dei pascolo montani».
Biologico, nessun taglio. Per quanto riguarda i fondi per il bio, le associazioni di settore temono che, a fronte delle risorse tolte dal primo pilastro, le regioni scelgano di non sostenerlo in maniera significativa con lo sviluppo rurale. «Regione Lombardia conferma la misura sul secondo pilastro senza tagliare le risorse – afferma Rolfi – ma sostenibilità ambientale non significa per forza bio. Bisogna capire se poi il mercato sarà in grado di sostenere questo ulteriore sviluppo»
Psn, cosa bolle in pentola
Entro fine settembre il Mipaaf vuole presentare a Bruxelles, come annunciato dal Ministro Patuanelli, la versione definitiva del piano strategico della Pac. La concomitanza delle elezioni politiche complica i piani facendo temere ulteriori rinvii e facendo rimanere in un clima di incertezza le amministrazioni regionali chiamate in questi giorni a elaborare i “Complementi di programmazione dello Sviluppo Rurale».
I tempi sono stretti, ma al ministero si sono tenute varie riunioni per rispondere alle numerose osservazioni della Commissione Europea. Solo la consegna tempestiva del documento consentirà all’Esecutivo Ue di eseguire l’esame finale per dare il definitivo via libera e consentire la regolare partenza della riforma Pac dal primo gennaio. Lo.To.