Dopo due anni di silenzio, ripartono gli investimenti delle aziende agricole a forte propensione per l’innovazione, anche perché in questi mesi le Regioni stanno attivando i primi bandi per le misure 4.1 (investimenti) e 16 (cooperazione per l’innovazione) per il periodo di programmazione 2014-2020. La prima non è una novità, cambiano però le procedure e i criteri di ammissibilità, con la necessità di presentare un piano aziendale per gli investimenti (Pai) e di dimostrare dimensioni economiche adeguate. Le spese ammissibili riguardano la costruzione o la ristrutturazione di immobili produttivi, miglioramenti fondiari, impianti di lavorazione/trasformazione, investimenti immateriali e investimenti in macchinari e attrezzature funzionali all’innovazione aziendale, secondo criteri e priorità che possono variare all’interno delle diverse filiere agricole. Se n’è parlato al convegno dal titolo “ Psr e Pei, nuove opportunità per le imprese agricole e per l’agrobusiness che innova ”, organizzato da Edagricole nell’ambito di Eima International.
Croce e delizia degli amministratori (e presto dei produttori) è però la misura 16, nella quale sono stati stanziati dal complesso delle Regioni italiane 873 milioni di euro, il doppio rispetto alla programmazione precedente, la gran parte in favore della competitività delle imprese. Nel suo ambito dovrebbero essere attivati i Gruppi operativi (Goi) del partenariato europeo per l’innovazione (Pei), una delle novità nell’ambito dello Sviluppo rurale per la quale ci sono maggiori aspettative. “Un’opzione per ora operativa – spiega Anna Vagnozzi, ricercatrice Crea che si occupa del Pei all’interno della rete rurale – solo in Emilia-Romagna (52 Goi) e nella provincia di Bolzano (6)”.
L’obiettivo è quello di incentivare la collaborazione tra mondo della produzione e della ricerca attraverso il sostegno, la promozione e la condivisione dei risultati di progetti di innovazione alla cui realizzazione concorrano imprese, ricercatori, tecnici ed eventuali altri soggetti. In totale sono 625 i Goi “prenotati” dalle diverse regioni italiane ma per la loro attivazione Bruxelles ha previsto diverse procedure.
In Italia, come noto, la culla dei Goi sono le Regioni (il supporto alla costituzione e all'operatività dei Goi è previsto da tutti i Psr tranne quello della Valle d'Aosta), ecco perché al convegno hanno parlato rappresentanti degli enti regionali di Emilia-Romagna, Veneto e Toscana, per illustrare la situazione nei loro territori, mentre Michael Ghezzi, della EIP unit in DG agri ha fotografato la situazione in Europa ed elencato alcuni punti importanti per il buon funzionamento dei progetti di ricerca: "Per riuscire a far lavorare i gruppi operativi servono canali comunicativi giusti tra mondo della ricerca e agricoltori, più informazioni sulle novità tecnologiche, bisogna seguire i progetti e motivare i partner".
Roberto Ranieri di Open Fields, ha invece mostrato alcuni progetti innovativi realizzati in Italia, come un prototipo di seminatrice che distribuisce il seme in maniera molto uniforme e realizza file molto strette, rendendo la vita più difficile alle infestanti.