Caseari
La settimana di apertura del mese di settembre evidenzia dopo un lungo periodo per i due formaggi grana a denominazione, andamenti di mercati differenti. Riguardo al Grana Padano Dop gli scambi si mantengono nella norma, evidenziando una sostanziale tenuta dei listini su tutte le principali piazze. Per ciò che concerne l’altra Dop, il Reggiano, si rilevano i primi cedimenti nei prezzi soprattutto per le varietà con la stagionatura più alta. Nello specifico sulle piazze emiliane di Parma e Reggio Emilia le flessioni si registrano per le produzioni 18 e 24 mesi pari a 5 centesimi al chilo. Riesce a mantenere i listini in tenuta la piazza di Modena. Le maggiori perdite vengono accusate dalle piazze lombarde di Mantova e Milano, dove i listini cedono di 10 centesimi portando i prezzi del Parmigiano Reggiano 24 mesi rispettivamente a 13,38 euro al chilo e 13,25 euro al chilo. Comunque, a detta degli operatori l’andamento degli scambi rimane nella norma per il periodo. Per ciò che concerne il mercato del burro, i listini hanno ricalcato fedelmente quelli della precedente ottava di rilevazione. Prosegue, invece, l'andamento rialzista dei corsi della crema di latte a Milano, in recupero di 8 centesimi rispetto ai valori della scorsa settimana (1,86 euro al chilo).
Avicunicoli
La prima settimana di settembre vede, tra le altre, una importante variazione nei prezzi registrati sui conigli. Infatti gli animali vivi vengono scambiati ad un prezzo superiore a quello della scorsa settimana del + 7,57%, quindi a 1,99 €/Kg peso vivo. Ancora più marcato è l’innalzamento dei prezzi delle carni cunicole, che salgono del +12,02%. Restano stabili faraone, piccioni e anatre. Si registrano inoltre aumenti nei prezzi delle galline in ragione del +4,0% su base congiunturale. Le galline di taglia media contribuiscono di più a questa variazione, facendo registrare un incremento del +5,66% contro il +2,68% di quelle di taglia pesante.
Bovini
Nella prima settimana di settembre le variazioni sulle principali categorie di carne bovina e sui bovini da macello risultano di carattere positivo, grazie all’abbassamento delle temperature che stimolano una maggiore richiesta di prodotto. I prezzi all’origine dei vitelloni da macello mostra un rialzo congiunturale del +0,22% su base nazionale, collocandosi al di sopra dei valori rilevati nella stessa settimana dello scorso anno (+1,06% variazione tendenziale). Le carni di vitellone scambiate all’ingrosso mostrano un incremento di prezzo del +0,17%, collocandosi ora ad un +1,74% su base annua. Per ciò che concerne le carni di vitello si evidenzia un incremento limitato relativo alle mezzene sulla piazza di Modena, passando da 5,95 €/Kg a 6,01 €/Kg.
Suini
La tendenza rialzista dei suini della CUN propende per la prima volta al rallentamento con una sostanziale stabilità dei listini sia per quanto riguarda i suini destinati alle produzioni tipiche che quelli non destinati con la taglia 160/176 kg, appartenente a quest’ultima categoria, che si attesta ad 1,655. Stabile è anche l’andamento delle scrofe. In costante diminuzione risultano essere i suinetti d’allevamento di peso inferiore con un’offerta che rimane preponderante sulla domanda, mentre quelli di peso superiore risultano in crescita anche in questa settimana di riferimento. Per quanto riguarda i tagli di carne suina si confermano invariati quelli riferiti al consumo fresco mentre per quanto riguarda i tagli da industria risultano in crescita le cosce, le spalle, la pancetta ed il pancettone, il resto dei tagli risulta stabile.
Vino
Le elaborazioni effettuate a fine agosto stimano la produzione nazionale di vino 2019 a 46 milioni di ettolitri, con una riduzione del 16% rispetto all’annata record del 2018, quando erano stati sfiorati i 55 milioni di ettolitri (dato Agea, sulla base delle dichiarazioni di produzione). Il dato stimato, come di consueto, risulta da una media tra un’ipotesi minima di 45 milioni di ettolitri e una massima di oltre 47 milioni, comunque inferiore alla media degli ultimi 5 anni. Da sottolineare che la vendemmia di quest’anno sembrerebbe risultare inferiore alla precedente in tutte le regioni italiane ad eccezione della Toscana. Le perdite maggiori si contano sulle uve precoci, mentre per quelle più tardive l’evoluzione produttiva sarà legata all’andamento meteo di settembre. Il calo produttivo è da imputare essenzialmente alle condizioni climatiche di gran lunga meno favorevoli rispetto a quelle che avevano portato all’abbondante vendemmia 2018. Le anomalie sono iniziate già in inverno, che ha registrato temperature leggermente superiori rispetto alla norma e precipitazioni inferiori alla media. Andamento meteo che si è protratto anche per i mesi di marzo e aprile, mentre maggio ha registrato una decisa inversione di tendenza: l’abbassamento delle temperature e le abbondanti precipitazioni hanno causato un ritardo della fioritura e un rallentamento del ciclo vegetativo della vite. Da quel momento in poi ogni fase fenologica della vite ha risentito di un clima non particolarmente idoneo: l’andamento termico ha disturbato la fioritura e ostacolato in alcune varietà una perfetta allegagione. I mesi di giugno e di luglio hanno invece fatto registrare scarse precipitazioni, che hanno obbligato, in alcuni areali, ad interventi di irrigazione di soccorso, in particolare su impianti giovani. Alcune piogge a carattere temporalesco hanno causato consistenti grandinate. Per quasi tutto il mese di agosto, poi, le temperature si sono mantenute elevate, così come l’umidità, favorendo un rigoglioso sviluppo della vegetazione nei vigneti, che ha costretto i viticoltori ad attenti interventi di potatura verde. Quest’anno sono da rilevare comunque evidenti difformità di maturazione anche all’interno di uno stesso appezzamento, conseguenza dell’ormai consolidata variabilità meteorologica e di uno spostamento climatico da temperato a caldo arido, con precipitazioni irregolari e di carattere temporalesco, che come detto ha determinano irregolarità del ciclo vegetativo. Tutte le vicissitudini climatiche e meteorologiche hanno portato un ritardo della maturazione di circa 10/15 giorni rispetto alla passata campagna, così da far rientrare in un calendario normale l'epoca di vendemmia, dopo gli anticipi registrati negli ultimi anni. Ne è dimostrazione il fatto che per i primi giorni di settembre si stima l’arrivo in cantina di poco più del 15% delle uve, mentre solo due anni fa si parlava già di oltre il 40%. Anche quest’anno, ad aprire la vendemmia è stata la Sicilia nella prima settimana di agosto, seguita, a cavallo di Ferragosto, dalla Puglia e poi dalla Lombardia (Franciacorta) nella seconda decade di agosto. Tra la fine di agosto e la prima settimana di settembre, nella maggior parte delle regioni si sono svolte le operazioni di raccolta per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon).
I prezzi dei prodotti agricoli del 9 settembre
sono disponibili per tutti i nostri abbonati nell’area riservata