Continuano le turbolenze dei mercati che declinano ogni minima notizia che possa mutare quell’intricato scenario commerciale della prossima campagna che preoccupa ogni operatore della filiera agroalimentare. Di recente Usda ha pubblicato l’aggiornamento su produzioni e mercati e, come nelle attese, è stata rivista al ribasso la stima di produzione di mais dell’Ucraina: dagli oltre 42 mln/t del 2021 a meno di 20 mln/t, con speculare contrazione degli scambi con l’estero per il 2022/23 che non andrebbero oltre i 9 mln/t (-60% rispetto al 2022).
Il mercato già guarda a come compensare questo default commerciale dal Mar Nero e l’attenzione è oggi tutta sulle Americhe. Gli Usa dovrebbero rafforzare il loro ruolo di leader di mercato anche se oggi sorge qualche dubbio quantitativo a riguardo, stante il lento procedere delle semine che restano del 30% in ritardo rispetto allo storico (e la statistica è determinante nel dettare il trend dei prezzi sulle piazze d’Oltreoceano). Assumendo un lieve calo delle aree Usa e rese medie, l’offerta americana sul mercato mondiale potrebbe o ridursi o mantenersi sui livelli del 2021/22, ma attingendo dagli stock iniziali e con esso introducendo dinamiche e scenari ancora più critici e terribilmente legati al buon esito del raccolto sudamericano 2022/23.
Proprio Brasile e Argentina sono attesi giocare un ruolo di primo piano a coprire la domanda globale ed europea. In attesa che si proceda “fisicamente” alle semine in questi Paesi, le stime degli operatori restano ottimistiche sia in superfici che in rese/ha, dando per scontato che in quelle aree (a rischio) tutto andrà agro-climaticamente bene o anche meglio dello storico, per una previsione di raccolto combinata di oltre 180 mln/t.
Con queste premesse e con il conflitto russo-ucraino che sembra lontano da una soluzione, l’altro aspetto rilevante che condizionerà l’andamento dei nostri mercati sarà la domanda globale a partire da quella (in calo?) asiatica per passare a quella (tonica) bio-energetica e arrivare a quella europea, che al momento resta incerta, stante il perdurare di segnali confusi dal settore zootecnico e dai consumi, sul mantenere a futuro il solito (ampio) livello di copertura.
Guardando alle prossime settimane le prospettive restano più che rassicuranti per la tenuta dei prezzi che, se si materializzasse un calo produttivo sull’asse Usa-Sudamerica-Europa, potrebbero avere ancora spazi per rafforzarsi nel breve-medio termine.