«Dopo un anno di incontri e valutazioni il Convase (il Consorzio per la valorizzazione delle sementi) ha allargato la propria base sociale dai sementieri (23 aziende, che producono, a livello nazionale, il 40% delle sementi certificate di cereali a paglia) ad altre organizzazioni che già lavoravano a stretto contatto con esso». Lo ha annunciato Eugenio Tassinari, presidente del consorzio, nel corso dell’incontro online “Il settore sementiero e agricolo: sfide e opportunità nello scenario post-Covid”.
Punto di partenza della filiera
Ecco dunque che Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari e Assosementi entrano formalmente nel Convase, rafforzando di fatto la sinergia tra il mondo sementiero e quello agroalimentare.
«Il primo risultato – continua Tassinari – è il riconoscimento del seme come punto di partenza della filiera, che deve prendere avvio da un elemento certificato e sicuro».
Seme di qualità
L’intesa raggiunta, inoltre, «permette di concretizzare il disciplinare “Seme di Qualità”, presentato un anno fa ed elaborato dal Convase, con il supporto proprio di Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative, per dare agli agricoltori la possibilità di disporre di informazioni sulla tracciabilità delle sementi, offrendo garanzie sulla qualità del seme acquistato e indicazioni utili per il corretto impiego, al fine di ottenere produzioni elevate e di qualità».
Troppo seme non certificato
Nell’occasione Giuseppe Carli, presidente di Assosementi (150 aziende associate), ha ricordato che proprio quest’anno la società dei sementieri compie 100 anni di attività. «Quale migliore occasione – ha detto Carli – per ribadire l’importanza della tracciabilità di filiera che ha inizio proprio dal seme, primo e fondamentale elemento per assicurare la qualità del prodotto al consumatore finale. Purtroppo però dobbiamo ricordare che nel 2020, a fronte di un calo su base annua del 2% circa delle superfici produttive destinate alla coltivazione di grano duro, grano tenero e orzo, ha continuato a crescere l’impiego di seme non certificato, cha superato il 50% delle superfici coltivate a grano duro».
Competitività e sicurezza
Secondo Massimiliano Giansanti (Confagricoltura) l’accordo genera valore per gli agricoltori. «Adesso però – ha esortato Giansanti - «dobbiamo bloccare l’oscurantismo scientifico e la ricerca sementiera deve avere accesso a tecnologie di breeding come le nbt, che possono garantire la competitività del settore abbassando i costi».
Mario Di Dizio (Cia) ha poi ricordato che nella certificazione deve assolutamente essere coinvolto anche il consumatore da cui partono le richieste di cibi sicuri e naturali.
Accordo “impensabile”
«È importantissimo l’ingresso delle rappresentanze agricole nel Convase – ha detto Franco Verrascina (Copagri e coordinatore di Agrinsiem) -. Come si sa i rapporti fra agricoltori e sementieri non sono sempre state idilliaci e questa intesa, impensabile fino a qualche anno fa, va a concretizzare un accordo interprofessionale importante.
La filiera parte dal seme, infatti, ma questa vive soltanto se ci sono gli agricoltori. Produttori e sementieri insieme, così, possono dare risposte concrete alle richieste provenienti dal mercato».
Valorizzazione delle produzioni
Per Giorgio Mercuri (Confcooperative) l’accordo è importante per la valorizzazione delle produzioni. «L’ingresso delle rappresentanze agricole in Convase permette di valorizzare le sementi e di conseguenza il prodotto finale.
È vero che il seme certificato costa di più ma questo garantisce sempre le sue performance sul territorio».