«L’attività sementiera sui cereali a paglia non è una prerogativa esclusiva dei francesi. Anzi sono convinto che le società italiane rimaste sul mercato, e Sis è una di queste, possano davvero continuare a fare un ottimo lavoro».
Mauro Tonello, al vertice di Coldiretti Emilia-Romagna, ma soprattutto presidente di Sis - una cinquantina di dipendenti e oltre 40 milioni di fatturato -, evidenzia i cambiamenti che si stanno verificando nella ricerca cerealicola e le possibilità che si aprono per le realtà nazionali. «Fino a poco tempo fa si cercava in maniera spasmodica la quantità, l’obiettivo era solamente ottenere qualche quintale in più. Questo modello è stato superato dalla ricerca dalla qualità, dalla definizione di nuovi parametri in grado di incidere sugli aspetti salutistici del prodotto. E in questi ambiti non siamo certo inferiori ai transalpini, che potrebbero anche rimanere spiazzati».
Il presidente Sis d’acchito cita l’esempio della creazione di un panettone ‘monovarietale’, realizzato con una sola varietà senza miscelazioni. «Una sfida - vinta - che vede direttamente coinvolta Sis con la varietà Giorgione».
Il ragionamento sulle strategie si allarga e non che toccare il rilancio della varietà Senatore Cappelli del quale Tonello parla con trasporto, visti i risultati che si stanno ottenendo.
«Dopo aver vinto il bando del Crea per lo sviluppo e la rivalorizzazione di questa varietà che appariva dimenticata - garantendo il mantenimento in purezza e la predisposizione di un dettagliato piano di espansione - , stiamo portando avanti un progetto che ogni giorno si sta dimostrando sempre più virtuoso. E siamo ancora agli inizi»
Obiettivo 30mila ettari entro 3 anni
Gli obiettivi numerici sono chiari e molto espansivi: «In Italia - continua Tonello - c’erano un migliaio di ettari. Nel 2018 abbiamo esaurito tutto il seme e le superfici a Senatore Cappelli sono salite a 5mila ettari. Ma guardiamo oltre e abbiamo pianificato di toccare i 15mila ettari nel 2019 e arrivare a 30mila ettari nel 2020. Le polemiche sulla gestione del seme si potrebbero già chiudere qui, ma ciò che mi preme sottolineare è la soddisfazione degli agricoltori, che fanno la fila per firmare il contratto di coltivazione del Senatore Cappelli».
Perchè, rimarca Tonello, ciò che più conta è che da questo progetto anche i produttori agricoli riescono ad avere una certa marginalità, cosa non sempre facile negli ultimi anni con grano e cereali. «Siamo partiti dalla valutazione dei costi di produzione, che per come la vedo io, usando le buone pratiche agricole e considerando il rischio d’impresa, non sono mai inferiori ai 1.400 euro a ettaro. Ciò significa che, considerando le rese medie del Senatore Cappelli, evidentemente molto inferiori a quelle delle varietà di ultima generazione, era necessario compensare questo grano almeno 80 euro/q in regime biologico e attorno ai 60 q/ha in convenzionale. Un prezzo che alcune industrie di trasformazione consideravano troppo elevato, ma che poi è stato stato sottoscritto da diverse realtà industriali. Con nostra grande soddisfazione». Ma c’è dell’altro. «Siccome siamo convinti - continua Tonello - che il Senatore Cappelli possa essere anche ‘buono’ dal punto di vista salutistico, ma vogliamo garanzie precise, abbiamo investito risorse per una partnership con l’equipe del professor Gasbarrini del Policlinico Gemelli di Roma che con uno studio specifico ci dirà se le caratteristiche intrinseche del glutine del Senatore Cappelli sono o non sono migliori di altre».
Percorso di filiera
Tutti parlano di filiera ma chiuderla non è sempre facile. «Nel nostro caso il percorso è preciso e completamente tracciato. Proponiamo il contratto e chi lo sottoscrive ha tre obblighi: accettare i controlli in azienda, impegnarsi a consegnare il prodotto raccolto e seguire la nostra assistenza tecnica, sulla quale ci stiamo impegnando molto. Poichè sul fronte rese si può migliorare sensibilmente e i 20 q/ha non devono essere un punto di arrivo».
E a chi l’accusa di avere favorito gli agricoltori Coldiretti Tonello risponde chiosando «...quasi quasi mi dà un’idea... In realtà non ci sono preclusioni o preferenze. Solo per darle un dato i produttori Coldiretti in questo momento rappresentano circa il 50% di coloro che coltivano Senatore Cappelli, mentre il restante è aderente ad altre Professionali. ma vorrei davvero evitare questo tipo di ragionamenti. Mi interessa molto di più parlare di progetto di valorizzazione e di contratti che lascino qualcosa in termini di reddito all’agricoltore.
Come ad esempio, spostandoci sul riso, la coltivazione della varietà Yume per i giapponesi, e il progetto di rilancio della varietà Lido della quale vorremmo produrre almeno 75mila quintali».
L’ultimo passaggio di Tonello è dedicato al biologico. «Su questo fronte dobbiamo migliorare, perchè il settore bio è in grande crescita. Il biologico però non si può fare dappertutto e non si può fare su tutto. Per questo mi piacerebbe più parlare di coltivazioni a residuo zero. Su questo Sis si impegnerà».
Giglio, riso aromatico 100% made in Italy
L’impegno di Sis sul riso non è di questo giorni. Dopo l’accordo con alcune realtà giapponesi per lo sviluppo e la produzione della varietà Yume, tutt’ora in essere, la società sementiera bolognese ha selezionato una nuova varietà, denominata “Giglio” (il termine Basmati non può essere usato per un riso italiano), in collaborazione con Coldiretti, Fir, l’associazione dei risicoltori della Filiera italiana riso, e Riso Gallo, storica azienda di settore.
Si tratta di una varietà interamente frutto dell’attività di ricerca di Sis, simile al Basmati orientale, ma con profumi più intensi e con sapore più mediterraneo e con tutte le caratteristiche di un prodotto italiano in termini di qualità e, soprattutto, di salubrità, grazie agli standard normativi e ai controlli sanitari del nostro Paese.
Nel 2018 sono stati seminati i primi 100 ettari, che assicureranno una produzione di 6-7mila quintali, di cui i produttori conoscono già il prezzo in quanto l’industria Gallo si è resa disponibile ad entrare nella cordata per la produzione della nuova varietà con un contratto di filiera che assicura alle aziende agricole il ritiro della produzione ad un prezzo prefissato (37,5 €/t) che sarà sul mercato con il marchio “Aroma”.
«Sis - evidenzia Tonello - nella sua attività di ricerca è attenta a selezionare nuove varietà che assicurino un prodotto finale di alta qualità in termini nutrizionali e salutistici. Per questo abbiamo avviato uno studio scientifico per comprovare le qualità organolettiche del nuovo prodotto e le sue caratteristiche nutrizionali e di digeribilità. Caratteristiche che saranno poi inserite in etichetta, in modo da dare una informazione completa al consumatore. Tutto questo lo facciamo per correttezza nei confronti dei consumatori che noi consideriamo a pieno titolo parte della filiera produttiva e che come tali devono avere informazioni complete su ciò che portano a tavola. Grazie all’accordo di filiera, altrettanto trasparente sarà anche la ripartizione del valore finale del prodotto tra tutti i soggetti lungo tutta la filiera, dalla produzione al consumo».
La morale è bisogna partire sempre dal passato ed adeguarlo al presente. Il cappelli si mostrava alto con una spiga fantastica. All’epoca la produzione non superava i 20 q.li ad ettaro, ma il chicco era esagerato. Il passato ed il futuro.
Gradirei sapere per l’acquisto di seme senatore cappelli a chi mi devo rivolgere . la semina è in Puglia agro di Bovino (FG)