Secondo un’analisi fatta da Coldiretti sulle ultime quotazioni della borsa merci di Bologna le quotazioni della soia di produzione nazionale sono balzate di 4 € in una sola settimana raggiungendo un massimo di 381 €/t nella prima quotazione dopo l’annuncio dei dazi cinesi sulle importazioni dagli Usa. Sempre per Coldiretti gli effetti della ritorsione cinese ai dazi di Trump rischiano di allargarsi ad altre importanti produzioni agroalimentari.
«La lista dei prodotti americani che verranno colpiti dai dazi cinesi comprende già, oltre alla soia, anche – sottolinea la Coldiretti - mais e farina di mais, grano, carne di manzo, mirtilli, succo d’arancia, whisky e tabacco che rappresentano i simboli dell’economia agricola statunitense. L’estendersi della guerra dei dazi tra i due giganti dell’economia mondiale ai prodotti agroalimentari apre scenari inediti e preoccupanti nel commercio mondiale anche con il rischio di anomali afflussi di prodotti sul mercato comunitario che vanno attentamente monitorati per verificare l’opportunità di attivare, nel caso di necessità, misure di intervento straordinarie».
Sempre secondo l’organizzazione «l’aumento del prezzo mondiale della carne potrebbe essere il primo effetto sui consumatori poiché la soia è uno dei prodotti agricoli più coltivati nel mondo, largamente usato per l'alimentazione degli animali da allevamento, con gli Stati Uniti che si contendono con il Brasile il primato globale nei raccolti seguiti, sul podio, dall’Argentina per un totale dell’80% dei raccolti mondiali. A seguito dei dazi gli operatori cinesi potrebbero decidere di sostituire le forniture dagli Usa con la produzione raccolta in Brasile, da dove già arriva circa la metà delle importazioni del gigante orientale, con uno sconvolgimento del mercato mondiale e ripercussioni sui costi dell’allevamento e sui prezzi di vendita della carne. L’Unione europea è il secondo importatore al mondo di soia, dopo la Cina, e un andamento anomalo delle quotazioni metterebbe a rischio la competitività degli allevamenti e la produzione di carne anche nel vecchio continente. Un problema che riguarda anche l’Italia che è il primo produttore europeo con circa il 50% della soia coltivata e un raccolto pari a tre volte quella del secondo paese che è la Francia».