L’Emilia-Romagna, seconda regione d’Italia per produzione di cereali, riscopre una sua materia prima di pregio: il grano duro. Lo spiega Lorenzo Furini, presidente della sezione cereali di Confagricoltura Emilia-Romagna: «Quest'anno crescono del 60% le superfici coltivate a frumento duro passando da 45.000 a 74.000 ettari. Un balzo spinto dalla crescente richiesta di prodotto 100% italiano per la filiera della pasta e dall’andamento dei prezzi: +35% negli ultimi 18 mesi. Ravenna, Ferrara e Bologna sono le province che trainano l’incremento».
Le stime di Confagricoltura Emilia-Romagna mostrano un aumento generale delle superfici coltivate a frumento tenero e duro da Piacenza a Rimini, pari al 4-6% su base annua, fino a toccare la soglia dei 240.000 ettari complessivi per la campagna 2021. Nel dettaglio, in testa c’è Ferrara con 64.000 ettari di cui 44.500 a tenero e 19.500 a duro. Poi Bologna con 54.000 ha (37.000 a tenero e 17.000 a duro) e Ravenna con 29.000 ha (13.000 a tenero e 16.000 a duro). Seguono Modena con 26.000 ha (20.500 a tenero e 5.500 a duro); Piacenza con 24.000 ha (19.500 a tenero e 4.500 a duro) e Parma con 15.000 ha (10.000 a tenero e 5.000 a duro). Infine le province di Forlì-Cesena e Rimini, con 15.000 ha (11.000 a tenero e 4.000 a duro) e Reggio Emilia con 13.000 ha (10.500 a tenero e 2.500 a duro).
Agricoltori di nuovo interessati per l'aumento del prezzo
«La coltivazione del duro, che rappresenta in regione circa il 30% del totale delle superfici a frumento, è sempre stata nel dna dei nostri produttori seppur abbandonata negli ultimi anni perché poco redditizia: prezzi bassi rispetto alle rese in campo. Oggi invece – osserva Furini – lo scenario è profondamente mutato. Da un lato, le nuove varietà e le tecniche colturali sempre più innovative hanno migliorato la resa portandola mediamente attorno ai 70 quintali a ettaro. Dall’altro l’interesse dell’industria pastaria verso un prodotto del territorio dagli alti standard qualitativi ha aperto la strada a contratti di filiera soddisfacenti per i coltivatori».
Buoni riscontri commerciali ha ottenuto anche il grano tenero nelle classi merceologiche “di forza” e “fino”, con un incremento medio dei prezzi di circa il 25% negli ultimi 18 mesi.
Più quantità e qualità con l'agricoltura 4.0
Il presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna Marcello Bonvicini sottolinea «quanto sia importante, in una fase così delicata dell’economia italiana, affiancare i produttori nel percorso di sviluppo, dalle scelte colturali alle strumentazioni d’avanguardia, all’agricoltura 4.0 per migliorare il livello quali-quantitativo di materie prime indispensabili al “made in Italy” agroalimentare. Con l’obiettivo – rimarca – di aumentare la produzione di cereali, ridurre le importazioni da paesi terzi, investendo bene le risorse disponibili, sia del Piano regionale di sviluppo rurale che del Recovery Fund, per dare un impulso alla diffusione di nuove tecnologie, migliorare la capacità di stoccaggio (ritiro separato dei prodotti) e definire un più proficuo sistema di contrattazione con l’industria del comparto».