Grano duro, il 10% è sotto contratto di coltivazione

    grano duro
    Comparto in evoluzione: crescono gli accordi di filiera e il rinnovamento varietale. I dati emersi ai Durum Days organizzati a Foggia da Cia, Confagricoltura, Alleanza Cooperative Agroalimentari, Copagri, Aidepi, Italmopa, Compag e Crea, con il supporto tecnico di Areté.

    Sempre dipendente dall’andamento climatico, soprattutto se anomalo come nell’annata 2017/18, ma anche innovativo, per l’incremento delle superfici destinate al biologico, il crescente interesse verso gli accordi di filiera, il rinnovamento varietale. È così che emerge il comparto italiano del grano duro dai Durum Days organizzati a Foggia da Cia, Confagricoltura, Alleanza Cooperative Agroalimentari, Copagri, Aidepi, Italmopa, Compag e Crea, con il supporto tecnico di Areté. Sbaglia, quindi, chi pensa a un comparto bloccato e sempre uguale a se stesso.

    È vero, come ha informato Pasquale De Vita, primo ricercatore del Crea-Centro di ricerca cerealicoltura e colture industriali di Foggia, che «la superficie seminata nell’ultima annata ammonta, in base alle intenzioni di semina rilevate dall’Istat, a 1.281.369 ha, con un decremento dell’1,8% rispetto alla precedente (peraltro in un contesto di cali generalizzati di superfici e rese in Ue, Canada, Usa e a livello mondiale, tranne in Nordafrica). Ma il comparto manda anche segnali di vitalità. Ad esempio, osservando la superficie coltivata per macroaree, si rileva un incremento al Nord (110.994 ha, +7,75%), un calo contenuto nel Centro (247.529 ha, -0,3%) e po’ più evidente al Sud (917.314 ha, -3,1%)».

    Prospettive produttive positive

    Benché le semine siano state effettuate quasi alla fine di un anno record per siccità, caratterizzato, secondo dati Isac-Cnr, dall’aumento medio della temperatura di 1,2 °C e dal calo del 27% della pioggia caduta, rese e qualità si prospettano buone, per fortunate coincidenze climatiche e per merito dei produttori.

    «Con i campi quasi secchi, la partenza delle semine non è stata ottimale – ha ricordato De Vita –. Ma a novembre sono cadute piogge che hanno favorito la germinazione dei semi. Poi la siccità è tornata a dicembre e gennaio, penalizzando chi ha tardato le semine. La neve e le piogge di febbraio hanno dato vigore ai campi, consentendo la prima concimazione di copertura. Aprile ha segnato un record di caldo e portato poca pioggia, vanificando la seconda concimazione di copertura e compromettendo la fertilità delle piante, in fase di spigatura. I campi hanno sofferto, ma le piogge inaspettate di maggio li hanno rimessi abbastanza in sesto».

    Pur con un andamento climatico così ballerino, le rese previste saranno comunque in linea o in leggero calo rispetto a quelle del 2017.

    «Il Crea stima 3,3 t/ha su scala nazionale. La produzione è stata compromessa solo in alcune zone siccitose del litorale adriatico e della Sicilia. Pertanto la produzione totale di grano duro nel 2018 dovrebbe ammontare a circa 4,24 milioni di tonnellate».

    Pur allineandosi, grosso modo, ai dati produttivi dell’annata 2016/17, il comparto, ha sottolineato De Vita, ha esaltato l’evoluzione che sta vivendo da alcuni anni.

    Per il bio è sempre boom

    «Segnalo il continuo incremento della superficie coltivata in biologico: nel 2016 ben 137.321 ha (+45% sul 2015) e nel 2017 un ulteriore aumento, sebbene non come nel 2016. In ogni caso la superficie in biologico, in conversione e certificata, costituisce il 10% di quella totale. Una tendenza giustificata dalla differenza di prezzo del grano duro bio rispetto al convenzionale, pari, nella media di gennaio-maggio 2018, a 165 €/t».

    È cresciuto anche l’interesse per gli accordi di filiera. «Nell’ultima annata i contratti di coltivazione, favoriti dal fondo Mipaaf, hanno raggiunto il 10% della superficie totale. Continua il frazionamento e rinnovamento varietale per soddisfare le richieste dell’industria di trasformazione: la superficie coltivata con le prime 10 varietà è scesa infatti a meno del 50% della totale. Ricordo, però, a merito degli agricoltori, che la varietà condiziona l’indice di giallo e la qualità del glutine, ma è la tecnica colturale che fa resa e contenuto proteico. Infine cala, purtroppo, l’impiego di semente certificata».

    Il grano duro in Italia nella campagna 2017-2018
    Superficie seminata 1.281.369 ha
    Produzione totale stimata 4.240.000 t
    Resa media stimata 3,3 t/ha
    Superficie a grano duro biologico (2016-2017) 137.321 ha
    Superficie a grano duroin accordi di filiera oltre 100.000 ha
    Fonte: Crea-Cer Foggia
    Grano duro, il 10% è sotto contratto di coltivazione - Ultima modifica: 2018-05-28T13:34:03+02:00 da K4

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