Grano duro, nel Foggiano la produzione è calata di un terzo

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    Nel Foggiano, granaio d'Italia, la mietitrebbiatura volge al termine. Per il grano duro è stata un'annata disastrosa
    Gli eventi climatici negativi hanno caratterizzato l’intera annata, dalla semina alla mietitrebbiatura, determinando rese medie di 20-25 q/ha

    Disastro è forse la parola che, quando ormai la mietitrebbiatura volge al termine anche sulle colline del Subappennino dauno, meglio sintetizza e illustra l’esito della campagna 2021-2022 del grano duro nel Foggiano, che, con circa 350.000 ettari coltivati ogni anno, è il vero granaio d’Italia. Disastro perché le rese hanno registrato un calo medio del 30-35% rispetto alle produzioni storiche delle annate normali. La riduzione delle rese si è avuta quasi ovunque, perché l’impatto degli eventi climatici negativi è stato pesante in gran parte della provincia. Occorre però precisare che, se le rese medie sono diminuite di circa un terzo, in alcuni areali maggiormente colpiti le stesse sono crollate al di sotto della metà (15-20 q/ha) o dei due terzi (10-15 q/ha) delle rese medie normali (35-40 q/ha). E anche laddove, in alcune zone molto ristrette risparmiate da una parte del clima sfavorevole, le rese sono state particolarmente elevate (50-55 q/ha), le stesse sono state comunque nettamente inferiori a quelle che si sarebbero potute ottenere in assenza di alcuni eventi climatici negativi (60-70 q/ha). È così che Marcello Martino, agronomo responsabile della conduzione di numerose aziende cerealicole rappresentative del Foggiano e produttore egli stesso di grano duro in agro di Foggia e Manfredonia, riassume i risultati di un’annata durogranicola partita male e finita peggio.

    Nel Foggiano dannosi eventi climatici sul grano duro

    Marcello Martino
    Marcello Martino

    «La fortissima riduzione della produzione del grano duro (ma anche degli altri cereali coltivati in provincia, come orzo e avena, e delle leguminose) è stata causata da numerosi eventi climatici negativi che si sono verificati durante l’intero ciclo di produzione. Dapprima, le abbondanti ed eccessive piogge nel periodo autunnale, dalla seconda metà di novembre alla prima metà di dicembre, con il conseguente ritardo delle semine di almeno un mese. Dopo, la forte siccità nel periodo invernale, in particolare nei mesi di gennaio e febbraio, con la conseguente ridotta emergenza delle piantine, che in molti campi sono cominciate a spuntare soltanto nel mese di febbraio».

    Per fortuna a marzo la vegetazione ha potuto usufruire di una buona quantità di piogge, ma, puntualizza Martino, ad aprile, mese in cui si sono verificate anche forti escursioni termiche, la coltura del grano duro ha risentito dapprima di alcune gelate notturne e poi della siccità.

    «La piena primavera ha coinciso di nuovo con una devastante siccità, che dal periodo pasquale si è protratta, quasi dovunque, fino a tutto maggio, con un conseguente generale limitato sviluppo terminale delle piante di grano duro e, in particolare, una notevole riduzione dell’alimentazione idrica delle spighe. Inoltre, a partire dalla seconda decade del mese di maggio, elevate temperature (30-37 °C), nettamente al di sopra delle medie stagionali, hanno “bruciato” le giovani cariossidi. Infine in alcune zone della provincia il grano duro ha ricevuto anche un colpo di grazia dalle piogge cadute nei giorni 8, 9 e 10 giugno 2022, quando la granella era ormai matura e pronta per essere raccolta, con il conseguente peggioramento delle caratteristiche qualitative, sia pure a carico soltanto dei pochi campi più precoci, in cui si sono manifestate la bianconatura e la slavatura delle cariossidi, che hanno perso anche una parte del proprio peso specifico».

    Bilancio economico negativo o, al massimo, in pareggio

    siccità
    Gli effetti evidenti della lunga siccità nel Foggiano: crepacciature nel terreno coltivato a grano duro

    siccità bis

    La resa media nella provincia di Foggia, conclude Martino, è stata quest’anno di 20-25 q/ha contro i 35-40 q/ha delle annate meno sfortunate. «In alcune aree la media è stata persino di 10 q/ha, in poche altre è arrivata a 35 q/ha. Solo in pochissime zone, dove la coltura del grano duro da un lato è stata effettuata su terreni che nell’anno precedente hanno ospitato il pomodoro da industria o altre colture irrigue e dall’altro ha usufruito delle consistenti piogge cadute il 7 e l’8 maggio, si sono raggiunte ottime rese medie (50-55 q/ha); ma anche in tal caso si è registrato un calo del 15-20%. È chiaro che, con rese medie di 20-25 q/ha, anche se le prime quotazioni della Borsa merci di Foggia sono state di 58 €/q, il bilancio economico della coltura è negativo o, al massimo, chiude in pareggio, visto che i costi di produzione sono nettamente aumentati rispetto al 2021, anche fino al 100%, soprattutto a causa del vertiginoso aumento dei prezzi dei concimi, del gasolio agricolo e, più in generale, dell’energia, con tutte le più ovvie ripercussioni sull’aumento di tutti i mezzi tecnici per l’agricoltura».

    Grano duro, nel Foggiano la produzione è calata di un terzo - Ultima modifica: 2022-06-30T11:01:24+02:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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