147,50 €/ton per il pomodoro tondo e 155 €/ton per il pomodoro lungo, con una maggiorazione di 42,50 €/ton per il biologico. Sono i prezzi medi di riferimento del pomodoro da industria definiti dall’accordo firmato dall’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali (Anicav) e da 14 Organizzazioni di produttori agricoli aderenti all’Organizzazione interprofessionale (OI) Pomodoro da industria Bacino Centro-Sud Italia per la gestione dalla prossima campagna di trasformazione nel territorio che va dalla Toscana alla Calabria.
Pomodoro da industria, accordo dopo mesi di trattativa
Dopo mesi di trattativa è stato completato il percorso che ha portato all’accordo, con la definizione dei prezzi medi di riferimento del pomodoro da industria sulla base del contratto quadro d’area, sottoscritto lo scorso 11 febbraio, dall’Anicav e dalle Op, accordo recepito dall’assemblea dell’OI e inviato al Masaf per la richiesta dell’erga omnes, cioè della validità nei confronti di tutti gli operatori della filiera. Va sottolineato che, dopo due anni di assenza di un accordo formale fra le parti, questo anno è stato raggiunto un accordo che soddisfa industriali e agricoltori.
L'accordo modifica importanti criteri
Ferma restando l’autonomia contrattuale delle singole aziende in sede di sottoscrizione dei contratti di fornitura, per rispondere a eventuali specifiche certificazioni, le parti, sulla base di una serie di criteri, hanno definito prezzi medi di riferimento pari a 147,50 €/ton per il pomodoro tondo e 155 €/ton per il pomodoro lungo e una maggiorazione di 42,50 €/ton per il biologico.
Sono prezzi simili a quelli reali del 2024, ma, sottolinea Luciano Simonetti, presidente dell’Op Associazione produttori ortofrutticoli partenopea (Apopa), «l’intesa introduce importanti modifiche ai criteri di valutazione della materia prima, in particolare ai parametri relativi a “corpi estranei” e “pomodoro verde”, con l’introduzione di un nuovo sistema di griglie qualitative e di meccanismi premiali che consentiranno alla parte agricola una maggiore remunerazione rispetto alle condizioni reali della campagna scorsa, garantendo, nel contempo, alle aziende conserviere, una maggiore qualità della materia prima da destinare alla trasformazione».
Anicav: «È prevalso senso di responsabilità delle parti»
Per l’Anicav è prevalso il senso di responsabilità delle parti. «L’accordo raggiunto è certamente oneroso per le nostre aziende soprattutto alla luce della difficile situazione internazionale. Ma il prezzo medio di riferimento riconosciuto alla parte agricola, che è di fatto superiore a quello della campagna 2024 e rimane indubbiamente il più alto al mondo, servirà a garantire alle imprese un miglioramento degli già elevati standard qualitativi e la massima attenzione in fase di raccolta, sulla quale bisognerà essere intransigenti nel corso della campagna».
Apopa: «Raggiunta intesa ambiziosa»
Per le 14 Op produttrici di pomodoro da industria e firmatarie dell'accordo, dichiara Simonetti, «l’intesa raggiunta è certamente ambiziosa, perché, senza trascurare l’esigenza primaria di riconoscere agli agricoltori la giusta remunerazione, superando antichi sistemi di valutazione, guarda a un necessario e imprescindibile dialogo con l’industria di trasformazione, a tutela di una filiera fondamentale per l’economia del Mezzogiorno».
Pomodoro da industria, calo dell'offerta al Centro-Sud
Sulla trattativa ha certamente pesato l’incognita della superficie che verrà destinata a pomodoro da industria nel Foggiano, con il presumibile calo dell’offerta.
«La principale area produttiva meridionale – osserva Simonetti – quest’anno non potrà contare sulla disponibilità di risorse idriche da parte del Consorzio per la bonifica della Capitanata, dato che gli invasi da questo controllati sono semivuoti e serviranno solo gli usi civili. L’area storica della Capitanata sicuramente registrerà una riduzione, forse anche notevole, della superficie coltivata negli anni scorsi a pomodoro da industria. Parte delle produzioni mancanti verrà recuperata altrove, perché diversi operatori si sono spostati nel Crotonese, nel Pontino, nella Bassa Toscana, nel Metapontino e così via. Ma sicuramente l’offerta complessiva sarà inferiore a quella degli anni passati».