Nel Mezzogiorno la campagna di raccolta e trasformazione del pomodoro da industria si chiuderà a fine settembre, quando sarà possibile tracciare un bilancio complessivo e definitivo. Ma un quadro abbastanza esaustivo lo si può sicuramente delineare per il Foggiano, che sta ultimando la raccolta nei campi della parte più settentrionale della provincia. È quanto dichiara Giuseppe De Filippo, presidente dell’Op Futuragri di Foggia, che su circa 1.000 ettari sparsi in Capitanata produce circa un milione di quintali di pomodoro da industria, collocati presso due industrie di trasformazione campane, una industria di Parma che trasforma in Campania e una inglese con stabilimento a Foggia.
«Ad agosto la campagna del pomodoro da industria è stata prospettata, da diversi operatori del comparto e, più in generale, del settore agricolo, come disastrosa. Ma in realtà non è andata così. Non sono stati pochi, né di poco conto, i problemi che abbiamo dovuto affrontare, ma alla fine tutto si è risolto per il meglio. Anzi, grazie al caldo continuo, alla mancanza di piogge e grandine e alla disponibilità di acqua per uso irriguo, è andata meglio che nel 2020!».
Produzioni precoci e medie concentrate a inizio agosto
Il primo problema è stato l’accavallamento delle produzioni dei trapianti precoci e medi, che, a causa del grande caldo pre-estivo ed estivo (dai primi di giugno le temperature nella pianura foggiana si sono mantenute pressoché sempre sui 40 °C, a volte persino superandoli), si sono concentrate nella prima decade di agosto.
«Le produzioni dei trapianti di aprile e della prima metà di maggio hanno accelerato, quelle della seconda metà di maggio e dei primi di giugno hanno fatto il loro corso naturale. Ma a inizio agosto le industrie di trasformazione non erano ancora pronte per accogliere una grossa e continua quantità di pomodoro. A questa massa di prodotto disponibile e concentrata in un arco di tempo molto ristretto, si è aggiunto un secondo problema, la carenza di autotrasportatori stagionali: per alcuni giorni ci sono stati un po’ dovunque ritardi nelle consegne, ma poi questa ulteriore difficoltà è stata superata. Le premesse, quindi, non erano le più favorevoli, ma tutto si è risolto bene: gli agricoltori fra il 5 e il 15 agosto hanno raccolto e consegnato il pomodoro coltivato sotto contratto, le industrie lo hanno ritirato. Per fortuna non ci sono stati temporali, che altrimenti avrebbero dilatato e forse compromesso la raccolta nelle aziende con oltre 20 ha: in tali aziende la raccolta è meccanizzata, non manuale, sicché tentarla si sarebbe risolto in un disastro oppure sarebbe stato necessario attendere che le piante si asciugassero, lasciando le bacche preda del caldo-umido. Ci ha rimesso qualcosa chi si è azzardato a coltivare fuori contratto: alcuni produttori si sono ritrovati con il prodotto non ritirato, perché le industrie hanno dovuto, ovviamente, dare la precedenza ai produttori sotto contratto!».
Estate calda e secca, ideale per il pomodoro da industria
Grazie all’estate calda e alla disponibilità di acqua irrigua le produzioni sono state molto buone, sottolinea De Filippo, con rese medie sui 1.000 q/ha. «Noi produttori, al di là degli isterismi di qualcuno, vogliamo un’estate come quella trascorsa: calda e secca, senza temporali, piogge e grandine. Noi non vogliamo che piova, la pioggia è nemica del pomodoro da industria, che invece si avvantaggia delle temperature alte. Un’estate calda e umida favorisce la proliferazione di funghi, batteri, virus e insetti, se si aggiunge la grandine le rese crollano. La siccità non ci fa paura, se, come quest’anno, abbiamo disponibilità di acqua irrigua. E la diga di Occhito, alla quale abbiamo attinto, era piena di acqua, come nel 2019 e a differenza del 2020. Sicché il pomodoro è stato di altissima qualità, stupendo, da ricordare: ricco di sostanza secca e povero di acqua. Le industrie, come si dice da noi, hanno “fatto le scatole” perché la resa alla trasformazione è stata davvero elevata».
Pomodoro industria nel Foggiano, prezzi legati a qualità
L’andamento dei prezzi, anche quest’anno, è stato legato alla qualità, aggiunge De Filippo. «Nel 2020 c’era poco prodotto, sicché le industrie, pur di avere prodotto, avevano chiuso un occhio sulla qualità, accettato anche pomodori non perfetti per forma, colore e sanità e pagato i prezzi concordati. Non a caso in primavera i magazzini delle industrie erano vuoti, privi di prodotto ancora non venduto. Invece quest’anno le industrie, di fronte a un’enorme massa di pomodoro di ottima qualità e affluente in breve tempo, pur rispettando i contratti hanno posto maggiore attenzione alla qualità: in pratica hanno applicato alla lettera le tabelle di qualità, scelto il prodotto e aumentato lo scarto. I prezzi concordati in pre-campagna erano 11,50 centesimi per chilogrammo di pomodoro lungo e 10,50 per quello tondo, ma, considerando lo scarto, si sono ridotti di fatto, per chilogrammo consegnato, a 10,50 e a 9,50. I produttori che ci hanno rimesso di più sono stati coloro che hanno prodotto fuori contratto, costretti a vendere i pomodori al prezzo che è stato loro imposto, pena perderli!».
Prezzo dell’acciaio in crescita, mancano le scatole
Per la fine della raccolta delle produzioni più tardive nel Foggiano si arriverà a metà settembre. E già da alcuni giorni si è affacciato un nuovo problema, avverte De Filippo: la scarsa disponibilità, a volte persino la mancanza, di scatole di acciaio. «Negli ultimi tempi, coerentemente con l’aumento dei prezzi di tutte le materie prima, anche il prezzo dell’acciaio è aumentato, raddoppiato se non triplicato. Perciò mancano le scatole di acciaio. Il rischio serio è che le industrie non riescano più a inscatolare il prodotto trasformato».
In Maremma Conserve Italia punta a 74.000 tonnellate
In Maremma e nelle aree limitrofe la campagna del pomodoro sta dando ottimi risultati nonostante le notevoli difficoltà registrate. Lo ha dichiarato il presidente di Conserve Italia, Maurizio Gardini ad Albinia di Orbetello (Gr) nel corso di una visita del sottosegretario alle Politiche agricole con delega alla filiera ortofrutticola Francesco Battistoni ai reparti produttivi dello stabilimento di Conserve Italia dove si realizzano polpe e passate di pomodoro con i marchi Cirio, Valfrutta, Pomodorissimo – Santa Rosa, Jolly Colombani e i marchi della grande distribuzione.
«Nel nostro stabilimento si raggiungeranno 74.000 tonnellate di prodotto lavorato. I nostri soci agricoltori, presenti con circa 900 ettari soprattutto nella Maremma tosco-laziale ma anche in altri areali della Toscana e in Umbria, sono attualmente impegnati nelle fasi della raccolta, completamente meccanizzata. Stiamo ritirando dai loro campi il 10% di prodotto in più rispetto ai programmi iniziali. Lo stabilimento sta operando a pieno regime grazie alla dedizione e alla professionalità dei 350 lavoratori coinvolti tra addetti fissi e stagionali, riuscendo così a lavorare in giornata tutto il pomodoro conferito. Stiamo mettendo in campo un grande sforzo per assicurare reddito ai nostri soci agricoltori e offrire prodotti di estrema qualità e sicurezza ai consumatori».
Questa campagna del pomodoro, ha proseguito Gardini, conferma l’importanza dello stabilimento di Albinia, presidio di sviluppo, occupazione e legalità per tutta la Maremma e il sistema agroalimentare toscano. «Questo sito produttivo ogni anno genera sul territorio un impatto economico pari a 7 milioni di euro tra stipendi, tasse, contributi e indotto per le aziende fornitrici. Inoltre è un punto di riferimento per i soci tosco-laziali delle cooperative aderenti a Conserve Italia, che qui conferiscono pomodoro per un valore riconosciuto di oltre 7,5 milioni di euro all’anno».