«Auspichiamo che il Governo possa mettere al più presto in atto le misure necessarie per garantire le forniture di sementi nella zona rossa del lodigiano». La campagna di semina primaverile di mais è appena iniziata e la provincia di Lodi riveste storicamente un ruolo importante e strategico per la produzione di questa coltura. Se la campagna mais non parte, rischia di risentirne tutto il sistema delle produzioni di qualità de made in Italy nazionale.
A lanciare l’appello alle istituzioni è Assosementi, l’associazione che rappresenta le ditte sementiere in Italia, a seguito della sospensione delle attività lavorative nelle zone in cui sono in vigore le restrizioni dovute all’epidemia di Coronavirus – COVID-19.
Le preoccupazioni dei sementieri
Secondo i dati ISTAT, nel 2019 la produzione di mais nella provincia di Lodi ha sfiorato le 150.000 tonnellate. «In un momento come questo è sicuramente importante non creare allarmismi - ha dichiarato Giuseppe Carli, Presidente di Assosementi-. Al tempo stesso vanno prese urgentemente tutte le precauzioni per scongiurare gravi ricadute per il settore e tutelare quella che è la prima coltura in Italia in termini di raccolto».
Il primo anello della catena del valore
«Le istituzioni – ha aggiunto - sono al lavoro per salvaguardare la fornitura dei mezzi di produzione necessari alle attività ritenute essenziali nell’area sottoposta a sorveglianza. Tra questi mezzi vanno certamente contemplate le sementi, primo anello della filiera agroalimentare. Se non saranno presi provvedimenti rapidamente, le conseguenze per le semine che si svolgeranno nelle prossime 2 o 3 settimane saranno molto pesanti per gli agricoltori».
Il piano del mais deve essere sostenuto
«È necessario – ha concluso Carli - affrontare questa fase delicata in un’ottica di filiera. Non più tardi di una settimana fa la Conferenza Stato-Regioni ha approvato il Piano Nazionale per il mais: il comparto ora ha una grande occasione per dimostrare la sua capacità di collaborazione».