Gli ultimi dati sulle coltivazione ogm, diffusi dall’Isaaa (International service for the acquisition of agri-biotech applications) evidenziano che la progressiva avanzata delle coltivazione ogm nel mondo si è arrestata.
Per la prima volta, dopo anni di continua crescita si registra alla fine dell’anno 2015, una riduzione a livello mondiale di 1,8 milioni di ettari coltivati in meno. Secondo gli esperti il crollo delle produzioni sarebbe da attribuire alla crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse miracolistiche. In valori assoluti le produzioni mondiali di ogm sono passate da 181,5 milioni di ettari del 2014 a 179,7 milioni di ettari nel 2015. La diminuzione di superfici investite a ogm è da attribuire anche all’andamento del mercato che ha registrato prezzi in calo per le maggiori colture ogm contribuendo a disincentivare le semine.
Anche il rapporto dell’Isaaa attribuisce il declino in parte alla siccità in Africa e al calo dei prezzi dei prodotti agricoli. Ma se gli ogm oggi hanno raggiunto un tetto è anche perché l’opposizione dei consumatori si fa sentire in molti paesi del mondo e le legislazioni – come in Europa – sono spesso sfavorevoli. Lo sviluppo di una nuova coltivazione ogm – spiega il rapporto – costa oggi 135 milioni, 35 dei quali dovuti a regolamenti restrittivi. Nella maggior parte dei casi è questo il principale ostacolo all’adozione di nuove colture.
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