La tempesta perfetta sul comparto del frumento duro.
Chiamato quest’anno a sopportare il peso dell’aumento dei costi produttivi del 2022, il calo degli aiuti diretti con la Pac 2023 e infine l’impatto sempre più condizionante dei cambiamenti climatici sulle rese.
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Punto di pareggio lontano
I listini sono in crescita, ma secondo quanto mettono in evidenza i lettori di Terra e Vita sulle nostre piattaforme social, il punto di pareggio è ancora lontano, dopo il boom dei costi di semina, fertilizzazione, diserbo…
«Per seminare - ci scrivono- un ettaro di terreno di frumento siamo passati dagli 860 euro di due anni fa ai 1.350 ad oggi: con le attuali rese il prezzo dovrebbe superare i 45 €/q».
Più tutele per chi produce
La soluzione secondo Emanuele Occhi, del settore grandi colture di Coldiretti, viene da strumenti in grado di assicurare maggiori tutele per i cerealicoltori italiani.
Valorizzando sempre più i contratti di filiera come strumento consolidato nel quale si definiscono modalità di prezzo che tengono conto dei costi di produzione. Sostenendo la ricerca per raggiungere la qualità necessaria e recuperare margini di redditività. «Le tensioni geopolitiche – dice Occhi - pongono sempre più come elemento strategico il rafforzamento delle produzioni nazionali, ad esempio attraverso la Cun».
Far tesoro dell’esperienza
Nell’ottobre 2022 si è infatti conclusa l’esperienza della prima fase sperimentale della Commissione unica nazionale per il grano duro. «E l’intenzione del ministero dell’Agricoltura – conferma Occhi –, ribadito al recente tavolo di settore, è quello di farla ripartire presto, facendo tesoro dell’esperienza fatta nel corso della sperimentazione».
Si tratta infatti secondo Occhi della migliore occasione per dare più trasparenza al mercato, superando il frazionamento delle borse merci locali, tenendo conto anche della necessità di evitare vendite sotto i costi di produzione.
Mai più sottocosto
«All’interno della Cun può attecchire il concetto del prezzo minimo garantito per il produttore, calcolato periodicamente secondo criteri oggettivi e certificati».
Serve per proteggere la produzione nazionale di qualità dalla concorrenza illecita, interna ma soprattutto esterna (Coldiretti continua a stigmatizzare l’uso in post-raccolta del glifosate sul frumento canadese).
«Anche quest’anno, nonostante l’ottimismo di inizio maggio, il frumento duro nazionale farà fatica a raggiungere la soglia psicologica dei 4 milioni di tonnellate e per il tenero saremo attorno ai 3 milioni di t. Un limite che deve diventare un punto di forza per valorizzare la nostra qualità».
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