Dal confronto fra tre sistemi di produzione orticola biologica in serra mediterranea (due più complessi o “agroecologici” e uno semplificato o “convenzionalizzato”), che si differenziano per il maggiore o minore ricorso a input extra-aziendali e per l’utilizzo o meno di colture di copertura (cover crops) e di ammendanti, emerge che con i primi due è possibile ottenere sia livelli di produzione quanti-qualitativa paragonabili al biologico “convenzionalizzato” sia migliori performance agronomiche e ambientali, come il mantenimento e il miglioramento della fertilità di lungo periodo e la riduzione delle problematiche ambientali di lisciviazione dei nitrati.
È quanto risulta dalle prove in corso presso due serre-tunnel, una sperimentale con i campi I e II e l’altra dimostrativa, dell’Istituto agronomico mediterraneo (Iamb-Ciheam) di Bari nell’ambito del progetto Biosemed (Sistemi di produzione orticola biologica in serra in ambiente mediterraneo: confronto fra approccio agroecologico e convenzionalizzato), presentate nel corso di una giornata divulgativa organizzata per agricoltori e tecnici agricoli dalle tre unità operative del progetto: Iamb-Ciheam, Crea-Centro di ricerca per lo studio delle relazioni tra pianta e suolo (Crea-Rps) di Roma e Dipartimento di Scienze Agrarie (Dipsa) dell’Università di Bologna.
Obiettivi
«Fra i suoi diversi obiettivi, il progetto vuole innanzitutto verificare la possibilità di ottenere produzioni orticole secondo il metodo biologico, applicando i principi dell’agroecologia, anche in ambiente protetto, dove di norma i sistemi di produzione orticola sono intensivi – ha introdotto Fabio Tittarelli, ricercatore del Crea-Rps e coordinatore del progetto – . Esso insiste perciò sul confronto tra un sistema biologico più semplificato, ampiamente utilizzato in ambiente protetto e altri due più innovativi, che prevedono il ricorso a colture di copertura estive e ammendanti organici. In tal modo si intendono applicare in serra le stesse pratiche agroecologiche largamente impiegate nelle produzioni biologiche in pieno campo».
Biosemed mette infatti a confronto due rotazioni quadriennali basate sul succedersi di famiglie botaniche sempre diverse e su due colture principali per ogni annata agraria (Tab. 1), «tre sistemi di produzione biologica – ha spiegato Francesco Ceglie dell’Iamb-Ciheam – caratterizzati dall’implementazione di differenti sistemi di gestione della fertilità del suolo, affiancata da una gestione oculata degli interventi irrigui:......
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