La ripresa economica, tanto attesa in questi anni, sembra finalmente avviata, sia pure lentamente. Il Prodotto interno lordo del 2015 si presenta in crescita, anche se di un’entità inferiore all’uno per cento rispetto al 2014. Nel momento in cui scriviamo si discute ancora se si tratti dello 0,7% o dello 0,8%, modesta differenza e ancor più modesta crescita, se confrontata con quella degli altri paesi europei che contano.
La disoccupazione è in lieve calo, ma pur sempre attestata all’11,3%, un dato che rimane il doppio di quello degli anni ante crisi. La dinamica dei prezzi è ferma appena sopra la soglia della deflazione ad un piccolo 0,1%. Insomma, per essere chiari, la ripresa vera è un’altra cosa, siamo in presenza di segnali positivi, dunque da accogliere con sollievo, in attesa di poterli verificare, tanto più che all’inizio del 2016 la situazione mondiale è improvvisamente ritornata a destare serie preoccupazioni sulla crescita dell’economia globale, con la Cina in serie difficoltà, il Medio Oriente in preda a convulsioni interne dall’esito imprevedibile e le materie prime inchiodate a minimi incredibilmente bassi, con il petrolio poco al di sopra dei 30 $/barile.
Le principali materie prime agricole e i relativi indici dei prezzi non fanno eccezione e si mantengono sui livelli degli ultimi anni, con una minore volatilità rispetto agli energetici, ma pur sempre su basi deludenti. I valori degli indici sono inferiori del 10% -15% rispetto a quelli già bassi del 2010, l’anno che segnò la fine della grande volatilità dei prezzi agricoli e l’inizio di una fase di maggiore stabilità, ma di prezzi bassi.
La situazione generale dell’agricoltura mondiale si trasmette anche a quella italiana e, in particolare, al comparto delle oleaginose in cui il calo degli indici è dell’ordine del 20% rispetto al 2010. Non fa eccezione, il girasole che, pur mostrando nel 2015 un certo recupero dei prezzi sul 2014, rimane fermo a livelli inferiori al 2011, 2012 e 2013 accompagnato da un modesto incremento anche della produzione.
La produzione
La dinamica produttiva del girasole anche nel 2015 sembra fornire una conferma alla tendenza emersa negli ultimi anni che è grosso modo altalenante, ma attorno a valori medi di fatto stabili (fig. 1). La superficie complessiva dell’ultimo quinquennio presenta oscillazioni modeste. Dopo la ripresa del 2013 è scesa l’anno seguente per poi risalire secondo i dati non ancora definitivi del 2015.
Come conseguenza la produzione presenta anch’essa andamenti alterni, ma pur sempre compresi entro un ventaglio di variazione modesto. Nel 2015 risale, ma non tocca le punte più elevate degli ultimi anni, anche a causa delle estati anomale che, per un verso o per l’altro, incidono sui risultati produttivi e sulle rese unitarie. Sempre secondo le anticipazioni 2015, la superficie è risalita del 4% sul 2014, mentre le rese hanno avuto un incremento del 5% raggiungendo i 23 q/ha dai 22,8 q/ha del 2014. I rendimenti produttivi si confermano come un problema chiave della coltura che rimane legata alle aree tipiche di coltivazione e risente della modesta innovazione varietale.
La distribuzione territoriale
La sostanziale modesta variazione della superficie a girasole del 2015 nei confronti del 2014 e degli anni più recenti comporta qualche piccola modifica nella suddivisione della superficie fra le differenti circoscrizioni (fig. 2) che comunque lascia un quadro circa inalterato. Infatti le aree del Centro si confermano al primo posto ed anzi crescono dello 0,5% passando all’81,5%, quelle del Meridione rimangono al secondo posto ma scendono al 9,3% perdendo circa 0,7 punti percentuali, mentre il Nord Est guadagna mezzo punto e sale al 6,5% e il Nord Ovest perde 3 decimi e scende al 2,7%.
Cambia invece, seppure di poco, il contributo alla produzione soprattutto in relazione alla diversa dinamica delle rese (fig. 3). Il Centro sale al 79,6% con un incremento dello 0,6%%, il Sud dall’8% cala al 7,1%, mentre il Nord Est guadagna lo 0,3% e arriva al 9,3 % confermando il sorpasso del Sud ed infine il Nord Ovest conferma il 4% dell’anno precedente, nonostante la riduzione della superficie. Nelle due circoscrizioni settentrionali i rendimenti produttivi si discostano parecchio dalla media nazionale perché nel Nord Est sono a 33 quintali/ha e nel Nord Ovest a 34 quintali, avvicinandosi a quelle della soia, rispetto ad una media nazionale di 23 quintali, con il Centro a 22,5 quintali.
Coordinamento di Gianni Gnudi e Francesco Bartolozzi
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