Più 19% nel 2015, +20% nei dodici mesi chiusi a novembre 2016: l’andamento delle vendite di prodotti biologici nella grande distribuzione italiana fotografato dalle rilevazioni Nielsen non accenna a rallentare e fa impallidire l’asfittico +1% dell’alimentare nel suo complesso.
I 411 milioni di euro di vendite del 2008 son passati a 1.011, che diventano 1.191 se a super e ipermercati si aggiungono discount e altri punti vendita a libero servizio, con una quota del mercato alimentare ormai al 3% (nel 2013 era del 2%).
«Il dato non sorprende – commenta Roberto Zanoni, presidente di AssoBio, l’associazione delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici –. Alla chiusura del terzo trimestre avevamo registrato un +22,4% per il fatturato del campione di imprese di cui monitoriamo l’andamento e avevamo anticipato di attenderci un aumento di vendite in gdo che avrebbe sfiorato il 20%».
L’Italia si è aggiunta, dunque, gli abbiamo chiesto, agli altri Paesi europei in cui il canale principale è quello dei supermercati? «Sì, anche se il canale specializzato in prodotti biologici nel nostro Paese ha sia numeri assoluti che quote di mercato più rilevanti che altrove, il sorpasso era inevitabile. Gli aumenti delle vendite non dipendono da maggiori acquisti di prodotti biologici da parte della stessa base di consumatori, ma dalla crescita di questa base e dall’ampiamento dell’offerta biologica delle catene. Il principale spazio di crescita per il canale del dettaglio specializzato, che offre già un assortimento interamente biologico, sta nell’aumento del numero di punti vendita: a rete costante non si possono realizzare che incrementi frazionali. C’è ancora domanda da intercettare, puntando su competenza, assortimento e servizio, che rimangono vincenti».
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