Frutta e verdura rappresentano un importante capitolo di spesa: in media, le famiglie spendono ogni mese 97 € (+1% rispetto al 2013), con un’incidenza del 22% sulla spesa alimentare totale. Ma questa crescita dell’ultimo anno non trova riscontro in un’analisi di lungo periodo sui dati a valori costanti che meglio, più di altri, consentono di misurare l’andamento reale dei consumi in Italia.
La spesa delle famiglie per l’ortofrutta, calcolata a valori costanti, è infatti crollata del 14% tra il 2000 e il 2014. Questo non solo per effetto della crisi economica, ma anche per i cambiamenti intervenuti nelle diete alimentari degli italiani.
I consumi pro capite evidenziano in modo ancor più chiaro come questi fattori abbiano influito negativamente: gli italiani hanno rinunciato, negli ultimi 15 anni, a quasi 19 kg di frutta e verdura freschi. La crisi economica non è l’unica responsabile della frenata: il trend è in costante calo sia prima sia dopo il 2008, suggerendo così una vera e propria riconfigurazione del carrello della spesa. A frenare è soprattutto il consumo di frutta, più contenuto il calo per la verdura.
Il confronto con gli altri Paesi aiuta a comprendere come l’attuale consumo di frutta e verdura freschi siano comunque ancora una peculiarità della dieta alimentare degli italiani. Nel 2015, secondo i dati Euromonitor elaborati da Nomisma, il consumo pro capite annuo di ortofrutta fresca in Italia è di poco superiore a 129 kg. Solo i consumi della Spagna sono di gran lunga superiori (quasi 180 kg/anno), mentre sono decisamente più bassi quelli degli altri grandi Paesi: Francia e Regno Unito non raggiungono 100 kg/anno; Germania e Russia si aggirano attorno ai 108 kg. Ma sono i consumi medi giornalieri e l’analisi del trend di medio periodo che segnalano molti elementi di criticità negli stili che si stanno affermando nel nostro Paese.
I giornalieri mostrano con maggior chiarezza la “deriva” dei consumi. Oggi in Italia si consumano poco più di 330 gr/giorno; nel 2000 le quantità consumate quotidianamente erano in media di poco superiori ai 400 gr. Russia e Germania non raggiungono i 300 pro capite quotidiani di frutta e verdura fresca. Solo la Spagna, con un consumo medio di 490 gr/giorno nel 2014, è in linea con le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.
Nonostante l’Italia mantenga un buon posizionamento nella graduatoria, l’andamento di medio periodo dei consumi pro capite di frutta e verdura segnala la peggior performance. La tendenza negativa di lungo periodo è infatti il fattore distintivo dell’Italia: dal 2000 i consumi pro capite sono calati del 12%; mentre l’evoluzione registrata nello stesso periodo in Germania e Francia indica che, dopo alcune oscillazioni, i consumi pro capite, seppur bassi, stanno recuperando terreno. Nel Regno Unito, invece, la situazione sembra mostrare un progressivo declino, riportando negli ultimi anni i livelli di consumo di frutta e verdura a quelli registrati nei primi anni 2000. Non vi è dubbio come in questi Paesi abbia inciso la crisi, ma quel che è altrettanto certo che i meccanismi di reazione registrati hanno avuto effetti differenti.
L’altro elemento che deve sempre rappresentare un fattore cardine dell’analisi è che tali dati suggeriscono l’innestarsi di stili alimentari preoccupanti, soprattutto per le ripercussioni sulla salute.
Il livello del consumo pro capite giornaliero che progressivamente si allontana dalle razioni raccomandate dall’Oms è il primo fattore da considerare, ma preoccupa anche il fatto che in Italia solo il 18% della popolazione di età superiore ai 3 anni consuma quotidianamente almeno 4 porzioni di frutta e verdura.
Conferma di ciò si ha anche e soprattutto dal bio. All’interno del paniere ortofrutticolo c’è una categoria di prodotti che, non solo sembra non risentire della più generale crisi dei consumi alimentari ma, al contrario.......
Leggi l'articolo completo su Terra e Vita 37/2015 L’Edicola di Terra e Vita