Uno solo tra gli acari è il responsabile di forti infestazioni ai danni delle cucurbitacee. È estremamente polifago, ma preferisce le colture erbacee; è presente sia in serra che in pieno campo, ma risulta molto più insidioso in coltura protetta. Molto pericoloso su cocomero, melone e cetriolo, ha vita più difficile su zucchino. Stiamo parlando di Tetranychus urticae, meglio conosciuto come ragnetto rosso, che può attaccare moltissime piante coltivate soprattutto in coltura protetta.
Resistente alla chimica
Negli anni questo fitofago ha spesso ricoperto il ruolo di avversità più dannosa sul melone, spesso in conseguenza delle difficoltà che ha incontrato la difesa chimica in ragione di due fattori:
- il ragnetto ha mostrato negli anni una notevole predisposizione ad acquisire tolleranza, a numerose sostanze attive utilizzate per tentare di controllarne lo sviluppo;
- quando inizia la raccolta è difficile se non impossibile rispettare i tempi di carenza dei prodotti efficaci tra una “staccata” e l’altra.
Le punture di alimentazione del ragnetto provocano iniziali lievi ingiallimenti, poco visibili sulla pagina superiore della foglia, che in seguito divengono decolorazioni con una tipica sfumatura bronzea; a questo punto la funzionalità della foglia comincia ad essere compromessa.
T.urticae vive soprattutto sulla pagina inferiore delle foglie, solo quando il numero di individui è molto alto si notano ingiallimenti macroscopici ed una colorazione rossastra determinata dagli acari stessi in movimento sulla pagina superiore delle foglie. Infatti, quando il loro numero è troppo elevato, si raggruppano a centinaia sul bordo esterno della foglia per spostamenti di massa. Producono, di conseguenza, ragnatele che percorrono come strade preferenziali sospese nell’aria allo scopo di raggiungere agevolmente le foglie apicali delle piante; è qui che si trovano le migliori condizioni di alte temperature e bassa umidità che favoriscono il loro sviluppo.
Favorevoli allo sviluppo
In serra si realizzano condizioni talmente favorevoli allo sviluppo del ragnetto che, quando si raggiunge la condizione di presenza delle ragnatele, si rischia la distruzione totale della coltura.
Le condizioni che favoriscono lo sviluppo di questo fitofago sono principalmente tre:
- climi a temperature alte e bassa umidità con assenza di piogge o bagnature consentono al ragnetto di riprodursi rapidamente e favoriscono la presenza di ragnatele che facilitano il movimento all’acaro;
- le eccessive concimazioni azotate rendono più appetitosi i germogli;
- l’utilizzo di insetticidi ad ampio spettro d’azione indebolisce le popolazioni dei limitatori naturali del ragnetto.
In serra l’assenza di piogge forti e le alte temperature primaverili al suo interno favoriscono lo sviluppo precoce dell’acaro. Il ciclo biologico si accorcia, il numero delle generazioni aumenta e la popolazione totale cresce velocemente. In genere gli attacchi si sviluppano in maniera molto eterogenea con piante ad elevata presenza del fitofago (i “focolai”) affiancate da piante indenni; questa modalità di avvio dell’infestazione rende assolutamente fondamentale un attento e costante monitoraggio della coltura per evidenziare con tempestività i primissimi focolai.
Controlli
Orientativamente nelle aree serricole del Nord Italia questa all’erta deve scattare ad inizio aprile, mentre a latitudini più meridionali non vi è praticamente sosta e l’attenzione deve essere alta per tutto l’anno. In particolare occorre controllare con molta cura le piante vicine alle aperture di testata o laterali: i primi individui provengono spesso dall’esterno. Un fattore agronomico molto importante è rappresentato dalla pulizia del terreno dalle erbe infestanti durante i mesi di pausa colturale, perché le femmine in diapausa vi possono trovare un ricovero ideale per superare l’inverno, potendo poi entrare in azione molto presto sulle giovani piantine.
Un adeguato controllo delle infestazioni di ragnetto rosso prende il via molto prima di riconoscere la caratteristica sintomatologia, ovvero alla prima comparsa del fitofago. Vi è la possibilità di applicare corrette strategie di difesa integrata e biologica introducendo precocemente, appunto ai primi rinvenimenti degli esemplari di ragnetto, l’acaro predatore fitoseide Phytoseiulus persimilis in grado di controllare efficacemente lo sviluppo del fitofago specialmente in serra.
Gli adulti del fitoseide sono di colore arancio brillante con il corpo piriforme, di poco più grande della sua preda; caratterizzato da un grande capacità di movimento, nonostante sia privo di occhi (come tutti i fitoseidi). P. persimilis si nutre di tutti gli stadi mobili del ragnetto, uova incluse. La sua biologia è influenzata dalla temperatura, ideale tra 20 e 30 °C con tempi di sviluppo più rapidi rispetto al ragnetto, e dalla umidità con rallentamenti per livelli di umidità relativa inferiori al 50%. Considerate le caratteristiche biologiche ne emerge che il livello di umidità relativa è un fattore su cui giocare per attuare piani di difesa adeguati: bassi livelli di umidità favoriscono il ragnetto e sfavoriscono il fitoseide, mentre al contrario alti livelli di umidità aiutano molto il predatore nella sua azione di controllo dello sviluppo di T. urticae. Specie durante il periodo estivo, per mitigare la temperatura e aumentare l’umidità all’interno della serra, può essere utile effettuare sulla coltura nebulizzazioni o leggere irrigazioni per “aiutare” P. persimilis.
In coltura protetta (serra) le introduzioni (“lanci”) vengono effettuate secondo un programma di lanci in successione, con un minimo di 8 fino ad oltre 20 predatori per metro quadrato, a seconda della forza della popolazione di ragnetto rosso presente. È anche possibile intervenire, per abbassare la presenza del fitofago qualora ci si accorga di una popolazione già consistente, con un trattamento chimico tempestivo ed avviare poi la sequenza di lancio dopo aver osservato un tempo di rispetto in funzione dei prodotti impiegati. Nel disciplinare di produzione integrata della Regione Emilia-Romagna nei criteri di intervento si consiglia di effettuare lanci di ausiliari (fitoseidi) alla prima comparsa del fitofago in pieno campo, localizzati sui focolai, con un rapporto preda-predatore 4-5:1. In caso di attacco generalizzato o in serra impiegare almeno 8 predatori/m2. Per quanto riguarda invece il controllo chimico in presenza di focolai di infestazione con foglie decolorate, sono consentiti acaricidi con le seguenti catteristiche:
- azione contro tutte le forme mobili (abamectina, tebufenpirad, bifenazate);
- azione contro le uova e primi stadi di sviluppo (clofentezine, exitiazox, etoxazole);
- azione contro tutti gli stadi giovanili (spyromesifen, ammesso solo in serra);
- per un massimo di due interventi all’anno contro il ragnetto rosso.
Importante assicurarsi che ci sia una uniforme ed abbondante bagnatura di tutta la vegetazione.
Si consiglia di attuare tutte le raccomandazioni Irac per prevenire e limitare lo sviluppo di resistenze, in particolare:
- di ridurre la pressione di selezione causata dalle sostanze attive sulle popolazioni di insetti e acari considerando tutte le tecniche alternative possibili (lancio ausiliari, prodotti biologici);
- di utilizzare correttamente i prodotti fitosanitari;
- di alternare gli acaricidi a diverso meccanismo d’azione.
Inoltre, anche l’utilizzo di un bioinsetticida/acaricida a base del fungo antagonista Beauveria bassiana, grazie alle sue particolari modalità di azione risulta adatto all’inserimento in strategie di gestione delle resistenze, ed è consentito anche in agricoltura biologica. B. bassiana agisce per contatto e quindi diventa fondamentale intervenire con volumi d’acqua sufficienti a garantire una copertura ottimale della vegetazione. Risulta efficace contro tutti gli stadi di sviluppo dell’acaro (in particolare contro gli stadi giovanili). Il prodotto va utilizzato a bassi livelli di infestazione, non ha nessun tempo di carenza ed è compatibile con gli ausiliari che si “lanciano”.
Il controllo del ragnetto rosso su melone con razionali piani di difesa integrata e biologica deve appoggiarsi sul pilastro rappresentato dall’impiego dell’acaro fitoseide predatore P. persimilis. In questo modo si ottengono risultati ottimali e duraturi, controllando al meglio il ragnetto per tutto il ciclo colturale. Occorre avviare la strategia di difesa sostenibile per tempo e con basse presenze del fitofago, per cui bisogna fare molta attenzione nell’individuare le prime presenze del ragnetto e bloccare i primi focolai.
*Centro agricoltura ambiente “G. Nicoli”