La campagna agraria 2014/2015 del grano duro si è conclusa con un certo ottimismo, soprattutto per l’aumento delle superfici coltivate e i positivi segnali di mercato. Contestualmente, occorre rilevare l’ennesimo andamento climatico anomalo che ha determinato rese limitate e qualità media, confermando la difficoltà a conseguire produzioni quantitativamente e qualitativamente adeguate.
Ciononostante, il grano duro si conferma il cereale di riferimento per il centro-sud Italia e i produttori guardano con fiducia alla prossima campagna agraria 2015/2016, soprattutto per la conferma – nell’ultimo anno – di un prezzo di mercato intorno ai 300 euro/t.
Grazie all’andamento dei prezzi, la redditività della coltura è considerevolmente migliore delle altre colture cerealicole e i risultati economici per la prossima campagna si annunciano soddisfacenti, se sarà confermato l’andamento dei mercati, che è sempre più necessario seguire con attenzione, vista l’elevata volatilità dei prezzi.
Per fornire all’imprenditore agricolo i necessari elementi di valutazione, analizziamo in dettaglio la situazione produttiva del settore, le previsioni di mercato per la prossima campagna e le novità della Pac.
Equilibrio tra domanda e offerta
Il mercato mondiale del grano duro ha fatto registrare nell’ultimo anno un sostanziale equilibrio tra domanda e offerta, secondo le stime IGC (International Grains Council). La campagna precedente, tuttavia, era finita con scorte molto basse, che non sono state rigenerate dalla produzione del 2015.
A fronte di un consumo mondiale di 36,1 milioni di tonnellate, la produzione mondiale del 2015 si attesta sugli stessi livelli (tab. 1, fig. 1). Le scorte sono invariate e sono stimate in 5,2 milioni di tonnellate a fine campagna, il valore più basso degli ultimi otto anni (fig. 2).
I dati del raccolto 2015, secondo le stime dell’IGC, indicano l’invarianza del grado di approvvigionamento mondiale.
Dal punto di vista geografico, nel 2014 la produzione è stimata in aumento nell’Unione europea (+6%), negli Usa (+40%) e in alcuni Paesi del Mediterraneo (Algeria, Turchia e Marocco). L’aumento di produzione nell’Unione europea riguarda tutti i Paesi, ad eccezione della Grecia (tab. 2).
L’Europa ha migliorato il proprio approvvigionamento, ma conferma il proprio deficit di grano duro e sarà costretta ad importare dal Nord America, in particolare dal Canada e, a seguire, dal Messico e dagli Usa (fig. 3 e 4).
Lo scenario mondiale del mercato del grano duro si è evoluto nel corso degli ultimi mesi. All’inizio del 2015, il buon livello degli investimenti in superfici coltivate aveva fatto presagire un ottimo raccolto mondiale e i prezzi erano progressivamente diminuiti da gennaio a maggio 2015. Agli inizi di giugno, le notizie sulla siccità in Canada avevano raffreddato le prospettive di un’annata di ottima produzione quantitativa; per questa ragione, i prezzi hanno invertito la tendenza con una ripresa delle quotazioni a partire dalla seconda metà di giugno 2015.
Leggi l'articolo completo su Terra e Vita 36/2015 L’Edicola di Terra e Vita