La drammatica epidemia del batterio endofita Xylella fastidiosa che sta dilagando tra gli olivi della penisola salentina, in Puglia, sta avendo una forte risonanza mediatica, con notizie spesso distorte o poco corrette tecnicamente. Ma è senz’altro vero che nel Salento la situazione è grave e di difficile gestione e che, nonostante le ciclopiche misure di “contenimento” che si stanno cercando di attuare, la diffusione della malattia rischia di espandersi, interessando anche altre aree e colture (ad esempio le drupacee).
Segnalazioni obbligatorie
Pertanto, soprattutto nelle zone più vicine al Salento, in questo periodo andrà posta maggiore attenzione ai sintomi di disseccamento della chioma degli olivi per accertarne rapidamente la causa. Contemporaneamente, potrebbe essere utile attuare misure preventive contro il principale vettore della Xylella, l’ubiquitaria cicalina Philaenus spumarius meglio nota come “sputacchina” a causa della schiuma simile a saliva in cui vivono immerse le forme giovanili dell’insetto che la producono attraverso apposite aperture bronchiali. È il caso di precisare che Xylella è un patogeno pericoloso soggetto a misure di lotta obbligatoria e quindi la sospetta presenza deve essere velocemente segnalata ai servizi fitosanitari regionali che si occuperanno di effettuare gli opportuni accertamenti.
I sintomi
Sintomi che possono far sospettare un inizio di infezione da Xylella fastidiosa sono i disseccamenti diffusi su parti esterne della chioma. Un sintomo tipico della malattia è il disseccamento parziale delle foglie a partire dall’apice e dai margini, simile a quello che si osserva nella “brusca”, parassitaria e non, dell’olivo. I vasi legnosi dei rami disseccati si presentano imbruniti per la presenza delle mucillagini prodotte dalle colonie del batterio e per le sostanze che produce la pianta nel tentativo di difendersi ed isolare il patogeno.