La famiglia delle Brassicacee è composta da numerosi gruppi in base alla tipologia del frutto o della parte di pianta consumata; possiamo ricordare il cavolo ad infiorescenza, il cavolo a testa, il cavolo a foglia e il cavolo rapa. In Emilia-Romagna, e in particolare nel bolognese, sono ben radicate le coltivazioni del cavolfiore, del broccolo, del cavolo cappuccio e della verza.
Questa grande varietà di prodotto determina per gli operatori del settore un grave problema: la complessità legislativa rispetto alle registrazioni all’uso delle diverse sostanze attive disponibili per la difesa.
Di conseguenza occorre sempre verificare in etichetta che il prodotto che si intende utilizzare sia effettivamente autorizzato per quella tipologia di brassicacea, perché può succedere che l’autorizzazione valga solo per alcune e non per altre. Lo stesso prodotto quasi mai può essere utilizzato indiscriminatamente su tutte le brassicacee.
I produttori si possono dividere in due grandi gruppi: le aziende ad elevata specializzazione che spingono molto verso una forte meccanizzazione della coltura ed altre che invece preferiscono lavorare su diverse tipologie per diversificare la propria offerta commerciale.
I principali fitofagi delle brassicacee sono i Lepidotteri, in particolare due farfalline che si alimentano allo stato larvale delle foglie erodendole ampiamente e rendendo di fatto il prodotto inadatto per la commercializzazione: da un lato la Pieris brassicea (la comune cavolaia) e dall’altro la Mamestra brassicae.
La mamestra risulta più dannosa per la maggiore tendenza delle larve a inoltrarsi rapidamente nel cuore della pianta ed è così anche più difficile da raggiungere con i trattamenti.
La difesa va impostata su interventi da realizzare alla prima comparsa del fitofago o al primo rinvenimento di danno. Occorre impiegare prodotti ovolarvicidi in grado di colpire uova e larve già in azione, mentre per colpire gli adulti facilmente osservabili durante il volo si possono utilizzare delle sostanze attive appartenenti al gruppo dei piretroidi.
L’altica (Phyllotreta spp) è un altro avversario storico ma sempre molto pericoloso per le brassicacee.
Questo fitofago è molto pericoloso durante le prime fasi del ciclo colturale in quanto colpisce la coltura subito dopo il trapianto ed è in grado di determinare gravi morie di piantine con importanti ricadute sul successo commerciale del prodotto. Occorre perciò intervenire immediatamente dopo il trapianto con un neonicotinoide come l’acetamiprid (avendo sempre cura di verificarne l’effettiva autorizzazione in etichetta).
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