Nel 2014 sono arrivate in Italia dalla Francia diverse tonnellate di patate, in uscita dagli stabilimenti di confezionamento a un prezzo indicativamente attorno ai 20 centesimi di euro al chilo.
Un valore lontano – e sensibilmente inferiore – da quello delle produzioni nazionali, di qualità superiore e più ricercate dal consumatore e sui canali distributivi.
Solo per fornire un parametro di riferimento, i 20-25 centesimi di euro al chilo rappresentano nelle nostre aree vocate il costo di produzione medio per il pataticoltore.
Nella sostanza ai prezzi d’Oltralpe il mercato interno tracolla.
Con questa premessa appare evidente la convenienza di proporre come italiana, a prezzi pressoché doppi, la produzione di patate in realtà coltivata in Francia.
Cosa ovviamente non lecita, ma difficile da identificare.
Coop Italia ha attivato quindi un progetto ad hoc per discriminare l’origine geografica della patata italiana rispetto a quella francese, tramite la tecnica dei rapporti isotopici (tra isotopi), in stretta collaborazione con l’Organizzazione di Produttori Assopa Soc. Agr. Coop, il laboratorio U-Series e i propri fornitori e produttori di filiera, andando a campionare patate nelle principali zone produttive italiane e francesi.
«Il nostro fine – evidenzia Chiara Faenza, responsabile sostenibilità e innovazione valori di Coop Italia – è la tutela dell’autenticità e la sua valorizzazione. Una struttura come la nostra deve affrontare, e possibilmente risolvere, il problema di un prodotto definito italiano, che a volte italiano non è».
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