Le alte densità in olivicoltura in grado di consentire una meccanizzazione completa possono essere ottenute sia con pareti continue sorrette da pali e fili o, metodo più recente, senza sostegno alcuno. Non si può però fare un impianto ad alta densità senza varietà adatte a tale scopo. Purtroppo allo stato attuale quelle italiane non appaiono adatte all’alta densità, sia perché eccessivamente vigorose, sia per il ritardo con cui entrano in produzione; ci si deve così accontentare di incroci tra varietà italiane e spagnole.
Nell’alta densità scompare il concetto di singolo albero e compare quello di parete, dal momento che la raccolta meccanica viene eseguita da una macchina scavallatrice. Spetta quindi alla potatura la creazione di un filare continuo di dimensioni opportune a permettere il passaggio della scavallatrice, anche se conservare le branche produttive e al contempo contenere le dimensioni della parete non è una cosa così scontata.
Un uliveto superintensivo dotato di pali e corde può essere potato eseguendo tre operazioni meccaniche: il topping e l’hedging, per limitare le dimensioni della parete e la spollonatura, necessaria già a partire dalla prima raccolta. Inoltre queste tre operazioni possono essere integrate con operazioni manuali di diradamento per eliminare le branche di calibro superiore ai 3 cm che si sviluppano trasversalmente al filare, al fine di evitare danni ai battitori meccanici e mantenere anche un adeguato equilibrio vegeto-produttivo. Si potrebbe anche sostituire il diradamento manuale con un hedging più drastico, ma si tratta di una tecnica ancora in fase sperimentale.
Molto poi si deve al vigore della varietà che si intende coltivare, infatti la risposta varietale alla potatura è un argomento fondamentale e in parte non completamente noto.
Si può però dire che per uliveti superintensivi adulti la potatura manuale risulta molto utile in presenza di varietà adatte a questi sesti d’impianto, mentre le altre traggono maggior vantaggio da una potatura meccanica.
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