Negli ultimi anni l’aumento della domanda di olio d’oliva, grazie al fatto che gli effetti positivi sulla salute sono sempre più riconosciuti, e la maggiore redditività ottenuta dai produttori che hanno adottato la tecnologia superintensiva hanno avuto come conseguenza un notevole incremento nell’impianto di oliveti. Nel 2008 la superficie olivetata, nel mondo, superava i 10 milioni di ettari, il 95% dei quali concentrati nella conca mediterranea.
Tra le regioni oleicole emergenti spiccano Stati Uniti, Cile e Argentina, Paesi che hanno visto nell’olio d’oliva un’opportunità per sfruttare al meglio i canali di commercializzazione aperti nell’agroalimentare con altri prodotti come il vino e che, grazie a oli caratterizzati da una spiccata personalità, attirano l’attenzione di consumatori normalmente abituati a prodotti di tipo molto diverso, come l’olio di palma, di soia ecc.
In molte aree di questi Paesi i fattori agronomici e ambientali che garantiscono, in parte, le caratteristiche organolettiche e la qualità del prodotto finale si traducono, nel caso concreto della temperatura, nel principale limite di cui bisogna tener conto al momento di impiantare un oliveto. Le basse temperature possono costituire un problema non solo nel periodo vegetativo, ma anche durante il riposo invernale della pianta: temperature comprese tra –5 e –10 °C sono in grado di danneggiare i rami e i germogli più piccoli e più giovani. Temperature al di sotto dei –10 °C possono causare la morte di rami di diametro maggiore e persino di tutta la parte aerea della pianta.
All’inizio dell’attività vegetativa, temperature di poco inferiori a 0 °C arrecano gravi danni ai germogli, provocando la morte delle gemme e delle foglie più giovani. Durante la fioritura, temperature prossime a 0 °C influiscono negativamente sullo sviluppo degli organi fiorali, causando uno sviluppo incompleto del fiore. Per finire, se il termometro scende sotto 0 °C durante l’accrescimento e la maturazione del frutto, si registrano danni a carico della produzione, che si traducono in una riduzione della quantità, ma soprattutto della qualità, dell’olio ottenuto.
I danni saranno tanto minori quanto più breve sarà la durata delle basse temperature e quanto meno l’abbassamento stesso sarà stato brusco. Le gelate sono eventi totalmente imprevedibili, sia per frequenza che per intensità; tuttavia, può valere la pena stilare una serie di linee-guida da seguire per l’impianto e la conduzione dell’oliveto, per cercare di limitarne quanto più possibile i danni.
Scelta della parcella - Per evitare le gelate da irraggiamento è preferibile non effettuare l’impianto nelle zone più basse delle valli, dove si verifica il maggior ristagno di masse di aria fredda. Meglio i versanti ventilati delle colline rispetto alle pianure chiuse o in ombra.
Esposizione - L’esposizione dell’oliveto viene determinata dalla pendenza e dall’orientamento dell’impianto stesso, che va a modificare l’energia assorbita, nonché la temperatura e l’insolazione. Su un terreno in pendenza, l’esposizione a nord è la più fredda, quella a sud-est gode dell’insolazione mattutina, mentre quella a sud-ovest si scalda più tardi, subendo maggiormente il freddo del mattino. L’esposizione migliore è quella a sud e che presenta l’indice eliotermico più alto. In un’esposizione a sud, all’aumentare della pendenza da 0 a 100% aumenta l’indice eliotermico annuale.
Orientamento delle file - In un oliveto superintensivo le piante vengono disposte secondo un piano definito: ogni modifica nel loro orientamento comporta una modifica nella quantità di energia che la vegetazione riceve. Sotto questo profilo, l’orientamento nord-sud massimizza la captazione della luce solare da parte della pianta. Inoltre, se le piante sono disposte lungo la linea di pendenza si favorisce il drenaggio dell’aria fredda verso il basso.
Sesto d’impianto - Tenuto conto del fatto che la pianta non deve superare i 2,30- 2,50m, per le difficoltà che con un’altezza maggiore si verrebbero a creare per la raccolta con la macchina scavallatrice, a latitudini superiori rispetto alla Toscana la distanza tra le file per un impianto irriguo di Arbequina dovrebbe essere di circa 4 m, che può essere ridotta a 3-3,5 m se ci spostiamo più a sud (in Puglia, ad esempio), dal momento che man mano ci avviciniamo all’equatore l’arco solare si fa più acuto, i raggi di luce incidono più perpendicolarmente e la proiezione di ombra tra le file è minore. La distanza tra le piante sulla fila, per Arbequina, dev’essere in ogni caso di 1,5 m per permettere la formazione ad asse centrale. Per Arbosana, Sikitita e Tosca, dato il loro ridotto vigore, tale distanza si può ridurre a 1,20-1,35 m.
Epoca di impianto - Per evitare il rischio di gelate primaverili il periodo ideale va dagli ultimi giorni di aprile in poi, evitando i mesi di luglio e agosto, perché le alte temperature influiscono negativamente sulle piantine giovani. Nelle parcelle non irrigue è consigliabile l’impianto a settembre- ottobre: questo accorgimento permetterà di approfittare delle piogge autunnali, favorendo l’attecchimento della pianta in una stagione nella quale le esigenze idriche sono minori, date le temperature più miti.
Protettori del tronco - L’incremento di temperatura che si crea grazie all’“effetto serra” può essere d’aiuto a mantenere un sufficiente differenziale di temperatura con l’esterno, proteggendo così la pianta dalle gelate. Si tratta inoltre di un accorgimento molto utile per il controllo delle malerbe, per limitare i danni causati dai conigli e, durante il processo di accrescimento della pianta, per contenere il proliferare dei polloni laterali alla base e lungo i primi centimetri del tronco. Inmolti casi, infine, permette di ridurre il numero di legature da effettuare.
Lavorazione del terreno - Le gelate da irraggiamento si verificano per la perdita di calore del terreno; un terreno lavorato perciò sarà più esposto al rischio di gelate rispetto a un suolo liscio, senza lavorazioni. Bisogna cercare di fare in modo che durante l’epoca delle gelate il terreno sia liscio, pertanto è raccomandabile, nel caso la parcella sia inerbita in modo permanente, tagliare il manto erboso.
Irrigazioni - Tenuto conto del fatto che la resistenza al freddo dei tessuti dell’olivo è inversamente proporzionale al loro contenuto in acqua libera, è facile capire quanto può essere importante indurre uno stress idrico adeguato prima dell’arrivo della stagione fredda. La quantità di acqua somministrata settimanalmente dovrebbe essere notevolmente ridotta a partire dalmese di settembre, in modo che lo stress idrico, unitamente al diminuire delle ore di luce e ai primi freddi autunnali, costituisca uno stimolo all’indurimento dei tessuti della pianta stessa.
Concimazioni - La concimazione azotata dev’essere somministrata solo a partire dal mese di agosto, essendo uno stimolatore dello sviluppo vegetativo e pertanto potenzialmente in grado di mettere la pianta in una condizione molto sfavorevole in caso di basse temperature. I concimi fosfatici e potassici, in dosi bilanciate con quelle dell’azoto, contribuiscono anch’essi a rafforzare la resistenza al freddo degli olivi. Importante si rivela l’assorbimento del potassio nel caso di alberi con fruttificazione particolarmente abbondante, durante la quale le riserve di nutrienti sono di solito a livelli molto bassi. Questo elemento ha un ruolo fondamentale nella regolazione idrica della pianta, facilitando l’apertura e la chiusura degli stomi: gli alberi a cui verrà fornito sufficiente potassio saranno perciò dotati di una maggiore resistenza al freddo. Anche gli apporti di sostanza organica possono contribuire a ridurre le conseguenze prodotte dalle basse temperature, poiché aiutano a incrementare le capacità del terreno ad accumulare calore.
Stato sanitario - Le piante deboli, colpite da epidemie, malate o che presentano squilibri nutrizionali saranno le prime a subire gli effetti negativi delle gelate. Lo stravolgimento che in questi casi si verifica nel normale funzionamento fisiologico della pianta provoca un minor accumulo di glucidi e di sali nelle cellule, abbassando così la soglia di resistenza al freddo dell’olivo ammalato. Il trattamento con rame, oltre a essere un intervento efficace nella prevenzione di malattie fungine come l’occhio di pavone, se applicato alle giuste dosi dopo la raccolta favorisce il rafforzamento della pianta.