Verificare gli effetti della raccolta delle olive sia sotto l’aspetto qualitativo che economico: questo è l'intento dei ricercatori dell’Università di Reggio Calabria. Le sperimentazioni si sono svolte con tre cantieri differenti: il primo disponeva di sei operai e utilizzava uno scuotitore e delle reti, il secondo, che può essere considerato come interamente meccanizzato, con tre operai utilizzava uno scuotitore, un’andanatrice ed una raccattatrice. Infine l’ultimo cantiere vedeva quattro operai aventi a disposizione in tutto un agevolatore pneumatico e delle reti. I sistemi a più alto grado di meccanizzazione si sono dimostrati i più convenienti a livello di kg/ora raccolti da un singolo operaio. Sotto il punto di vista qualitativo però si assiste ad un aumento del sentore di terra nell’olio.
La scelta dello scuotitore
Al momento di scegliere che tipo di scuotitore impiegare occorre prima di tutto considerare la dimensione delle piante sulle quali verrà utilizzato e il periodo di raccolta, avendo poi sempre presente che eventuali danni provocabili alla pianta non sempre dipendono dalla macchina, ma da un’eccessiva durata delle vibrazioni, un aggancio scorretto al tronco o un controllo della macchina non ottimale.
Verso la raccolta della chioma
In caso di oliveti secolari, caratterizzati da produzioni scalari e non convertibili per vincoli di legge in impianti moderni, si può puntare a ottenere oli di qualità preferendo alla raccolta da terra quella dalla chioma della pianta. Mentre le scavallatrici si prestano bene agli uliveti ad alta densità, nel caso di impianti tradizionali è quindi inevitabile preferire le macchine per la raccolta laterale in continuo. La via per l’innovazione quindi non è preclusa a nessuna realtà: basta trovare solo la soluzione migliore.
L'articolo completo può essere letto sul n. 3/2017 di Olivo e olio