Il susino comprende diverse specie e gruppi varietali con habitus e comportamento vegeto-produttivo caratteristici e spesso diversi tra loro. Basti pensare al portamento assurgente che normalmente hanno le cultivar europee; diverso da quello, in genere più aperto, tipico delle varietà cino-giapponesi. Perciò, prima di approcciare la potatura e la scelta della forma di allevamento, è bene conoscere il portamento e il vigore della combinazione d’innesto.
La necessità di anticipare il più possibile la fase di piena produzione ha inoltre stimolato lo sviluppo di tecniche d’impianto e gestione dell’albero innovative. E così, accanto a forme di allevamento classiche, come la palmetta e il vaso ritardato, si stanno diffondendo forme di allevamento studiate per l’alta densità (es. fusetto).
Vaso ritardato
Il vaso ritardato è una forma di allevamento in volume diffusa soprattutto nelle aree collinari. Essa consente di eseguire sia la potatura che la raccolta totalmente da terra e comporta costi ridotti per l’assenza di strutture di sostegno. Le distanze d’impianto variano, secondo l’habitus e la vigoria delle piante, da 4,5 a 6,5 m tra le file e 3-4 m sul filare.
Le operazioni da eseguire al momento della messa a dimora degli astoni per giungere alla sua formazione consistono nello scegliere l’asse centrale provvisorio e 3-4 rami anticipati da mantenere per impostare le future branche, nell’eliminare i restanti rami e nell’alleggerire la cima. Nel primo e secondo anno non si prevedono particolari interventi di potatura, tranne l’eliminazione dei germogli troppo vigorosi o mal posti. Nell’inverno tra il secondo e terzo anno si esegue un primo intervento per fermare la crescita dell’asse centrale e favorire lo sviluppo della chioma, mentre con la potatura verde si asportano i succhioni in eccesso. All’inizio del quarto anno si elimina l’asse centrale e la forma in volume è così completata.
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(*) Crpv (Centro ricerche produzioni vegetali) di Cesena.
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