Dopo un’estate 2011 che definimmo “africana”, anche quella 2012 non è stata da meno in fatto di temperature. Ma soprattutto si è segnalata per il lungo periodo siccitoso durante i mesi di luglio e agosto. E come nel 2011, anche nel 2012 la soia, insieme a mais e girasole, è stata tra le colture che più hanno sofferto per questo andamento climatico penalizzante, soprattutto in termini di rese.
Le prove di confronto varietale coordinate dall’Ersa del Friuli Venezia Giulia sono sempre un termine di paragone molto importante rispetto a come sono andate le cose in campagna. Anche se questa sperimentazione cerca di fare sempre affidamento sugli interventi irrigui, l’andamento stagionale estremamente siccitoso ha fatto saltare alcune località, soprattutto in Veneto. È rientrata invece l’Emilia-Romagna, per cui in totale nel 2012 le prove hanno riguardato 5 località (il minimo storico da quando vengono effettuate queste prove).
Per quanto riguarda le impostazioni delle prove, la novità del 2012 è stata la suddivisione delle varietà in due gruppi, a seguito anche delle sollecitazioni delle ditte sementiere, nel senso che valutare insieme precoci e medio-tardive rischiava di favorire quelle a ciclo più lungo. Quindi, le tabelle presentate riportano in alto i tipi precoci e sotto i medio-tardivi, ma i dati sono comunque confrontabili perché le parcelle erano in ogni caso contigue. E, in linea generale, si è visto che le cultivar medio-tardive, come del resto era logico attendersi, producono mediamente di più. Anche a livello delle singole varietà si sono espressi meglio i cicli più pieni (1+). In generale, ci sono stati dei problemi di fertilità legati alle alte temperature, per quanto la soia tenti sempre di compensare il numero di baccelli eventualmente mancanti con un maggior riempimento del seme.
Lo schema delle prove è rimasto invariato, cioè parcelle da 6 file con interfila 45 cm e lunghe circa 8 metri. Nel 2012 le varietà in prova sono state in totale 32, di cui undici precoci e ventuno medio-tardive. Anche la tecnica colturale è rimasta quella tradizionale.
ANDAMENTO CLIMATICO
«Come andamento meteo – spiega Marco Signor dell’Ersa – abbiamo assistito a un’estate molto calda e molto secca. Forse le temperature non hanno registrato i picchi del 2011, ma la durata è stata decisamente più lunga, prendendo dentro tutto luglio e agosto e finendo per colpire tutte le colture primaverili-estive. L’irrigazione ha sicuramente aiutato, perché la soia, pur avendo meno esigenze idriche, ha un ciclo più lungo ed è quindi più sensibile alla siccità, per cui è stata drammaticamente coinvolta. Per le nostre prove l’irrigazione è assolutamente necessaria, anche al fine di avere dati statisticamente significativi. In Friuli Venezia Giulia grazie all’irrigazione le produzioni sono state comunque interessanti, sopra le 4 t/ha, anche se in calo rispetto al 2011 a seguito dello stress da calore. In Veneto non hanno potuto irrigare e c’è stato un vero e proprio crollo delle produzioni (in campagna diversi agricoltori hanno anche rinunciato a trebbiare), con medie comprese tra i 12 e i 17 q/ha. La Lombardia ha registrato buoni valori soprattutto per le medio-tardive (quasi 47 q/ha di media), mentre l’Emilia-Romagna si è attestata sui 32-36 q/ha».
Come nel 2011, le temperature così elevate hanno finito per favorire il ragnetto rosso, perché ne hanno accelerato il ciclo riproduttivo. È stato quindi necessario trattare con acaricidi specifici. E l’annata così particolare ha messo in luce la plasticità che caratterizza una coltura come la soia, per cui quando si registrano problemi di fittezza (frequenti nel 2012), la soia ramifica. «Un esempio lo vediamo a Voghera (Pv) – conferma Signor – dove la varietà Hiroko, pur registrando solo un 5,7 di fittezza (che significa circa il 30% di piante in meno), ha ottenuto una produzione comunque nella media. In altre parole, se anche non nasce tutto, successivamente si ha un recupero più o meno consistente».
SEME CERTIFICATO E CONTENUTO PROTEICO
Quello del seme certificato è un passaggio obbligato e quest’anno potrebbero esserci alcune difficoltà. «Si può in linea di massima immaginare – spiega Signor – che ci saranno delle difficoltà nel reperimento del seme. Non ci sarà molto seme autoprodotto, perché tutti hanno avuto problemi di riproduzione del seme, anche le ditte sementiere, per cui non è da escludere il rischio nel 2013 di semine con materiale di cui non si conosce la provenienza».
L’uso foraggero rimane secondo l’Ersa un carattere da studiare, «anche se – ammette Signor – visto che geneticamente parlando bisogna ricercare piante alte che allo stesso tempo resistano all’allettamento, già adesso alcune varietà si caratterizzano per una taglia discreta e una buona produzione. Ma qualcosa di più specifico si potrà dire un domani».
Un ultimo aspetto che sarà sempre più preso in considerazione in futuro, anche se attualmente non viene pagato all’agricoltore, è il contenuto proteico. «Si parla di qualità, ma non viene per ora considerata nel prezzo – conferma Signor –. Il miglioramento genetico sta sta lavorando per elevarlo, ma non è ancora valorizzato ed è per lo più orientato alla nicchia dell’alimentazione umana (latte di soia). In futuro, così come per il frumento, anche per la soia si potrà pensare di valutare l’aspetto proteine, con tabelle specifiche in cui si parlerà non solo di produzione, di granella secca, ma anche di produzione proteica per ettaro».
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