Cinquantamila euro di liquidità sul conto corrente in 45 giorni. Sono quelli ottenuti dalla Nardi viticoltori di Castellina in Chianti (Si), grazie al pegno rotativo non possessorio, istituito lo scorso anno con il Decreto Cura Italia. «È stata una vera e propria boccata d’ossigeno – spiega Giacomo Nardi, titolare dell’azienda assieme al fratello Angelo – perché nelle annate normali tra gennaio e febbraio stipulavamo i contratti di vendita e a giugno incassavamo. Nel 2020 non è stato così a causa dell’emergenza Covid-19 e quindi ci è mancata una bella fetta di liquidità. Oltre al calo delle vendite delle bottiglie. I soldi ci sono serviti per imbottigliare la produzione del 2018 e per pagare i fornitori di tappi, bottiglie ed etichette. Ma anche per continuare a investire nella promozione del marchio. E poi dobbiamo allargare il magazzino».
Azienda giovane a conduzione familiare
Nardi Viticoltori è una giovane realtà a conduzione familiare. Giacomo ha 29 anni, il fratello Angelo 32. Entrambi diplomati in agraria, sono specializzati in zootecnia ed enologia. Prima di rilevare l’azienda di famiglia hanno fatto esperienze in grandi cantine della zona come Castellare di Castellina e Marchesi Mazzei.
La tenuta si estende su una superficie di quaranta ettari di proprietà. Dieci sono quelli dei vigneti iscritti a Chianti Classico. Il resto si divide tra oliveti, seminativi e la fattoria per l’allevamento di bovini di razza Chianina e suini di Cinta Senese. Le barbatelle sono state piantate da Enrico Nardi (padre di Angelo e Giacomo), tra il 1988 e il 2000. Oltre il 60% è Sangiovese, il 20% è Merlot, poi vitigni autoctoni della zona e una piccola parte a bacca bianca con Trebbiano e Malvasia. Nelle annate normali la produzione di vino è di circa 430 ettolitri. Una parte è venduta a cantine della zona, il resto imbottigliato in azienda. La linea di etichette Nardi è composta da cinque vini, con il Chianti classico a farla da padrone.
Le cifre dell’operazione
Nardi viticoltori è cliente di Crédit Agricole Italia e a lei si è affidata per chiedere il credito tramite pegno rotativo non possessorio. Sono stati messi in pegno poco più di 300 ettolitri di vino, cioè la quantità conservata in acciaio che nelle annate normali la Nardi vende alle cantine più grandi. Nessun vincolo invece per il prodotto affinato in legno direttamente in azienda e poi imbottigliato.
In base ai valori della merce stabiliti dalla Camera di Commercio di Firenze e dopo il sopralluogo di Valoritalia, la banca ha fatto una valutazione media di circa 230 €/hl, per un controvalore di 69.000 euro. Il credito concesso ai Nardi è stato di 50.000 euro a un tasso dell’1,20 annuo. Le vasche sono bloccate per sei mesi, ma il vino rimane nella cantina dei Nardi e la cifra erogata può essere restituita in qualsiasi momento. «Entro la primavera contiamo di trovare un acquirente – spiega Giacomo – a quel punto comunicherò a Valoritalia e alla banca che la merce sta per essere venduta e poi si potrà stipulare il contratto con il compratore. Una volta incassata la cifra pattuita per la vendita restituiremo il credito».
Oltre agli interessi da corrispondere alla banca, i costi dell’operazione sono di circa mille euro per l’assicurazione sul furto e 500 euro da corrispondere a Valoritalia per la valutazione della merce, eseguita tramite sopralluogo e saggio di laboratorio. Un passaggio chiave, che ha posto le basi per l’iscrizione del pegno rotativo in digitale sul registro Sian opportunamente aggiornato dal Mipaaf, al fine di consentire alla banca di procedere con l’anticipo.
Velocità e pratica
«Credo che con il mercato del vino ancora non a pieno regime la soluzione di mettere a pegno il nostro Chianti Classico ci abbia permesso di valorizzare e usufruire di un bene che altrimenti sarebbe rimasto fermo in cantina senza generare alcun tipo di introito – ha sottolineato Nardi – merito anche dello staff Crédit Agricole della filiale di Siena e Poggibonsi per la cura e il tempismo con cui hanno svolto tutte le pratiche. Lavoriamo molto in Asia, Cina e Giappone, sono stati i primi a fermarsi ma anche i primi a ripartire, quindi abbiamo esigenza di investire in promozione e questi soldi ci permettono di farlo – ha concluso il giovane imprenditore toscano – per fortuna non lavoriamo con gli Stati Uniti, dove la pandemia sta ancora condizionando in maniera pesante i consumi di vino».
«La genesi dell’operazione si basa sulla veloce e accurata predisposizione del prodotto di anticipazione da parte di Crédit Agricole Italia, da sempre attiva con prodotti analoghi riservati tuttavia ad altri contesti produttivi – ha spiegato il responsabile della Direzione Regionale Toscana di Crédit Agricole Massimo Cerbai – la conoscenza del nostro territorio, la relazione con i clienti da parte dei colleghi del Polo affari e la loro ambizione di cogliere opportunità innovative, hanno consentito di raggiungere questo importante risultato».
Crédit Agricole, Monte dei Paschi, Intesa San Paolo e Unicredit, stanno sottoscrivendo accordi personalizzati con i maggiori consorzi italiani fra cui Vernaccia di San Gimignano, Bolgheri, Brunello di Montalcino, Franciacorta e quello dei vini dell’Oltrepò Pavese, per attivare il pegno rotativo.