Xylella fastidiosa sottospecie fastidiosa (Xff), della quale è stato trovato nel 2024 un focolaio nel territorio di Triggiano, alle porte di Bari e nelle vicinanze dell’importante comprensorio dell’uva da tavola di Noicattaro e Rutigliano, può costituire una minaccia concreta per la viticoltura mediterranea? A questa domanda ha voluto rispondere la Tornata dell'Accademia Italiana della Vite del Vino organizzata a Locorotondo (Ba).
Batterio Xylella fastidiosa, temuto dai viticoltori europei
«Prima dell’arrivo di Xylella fastidiosa sottospecie pauca (Xfp) negli oliveti del Salento, provocando la nota grave epidemia, il batterio X. fastidiosa era fortemente temuto dai viticoltori europei – ha introdotto Donato Boscia, ricercatore emerito dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante (Cnr-Ipsp) di Bari –. Infatti era già noto per aver causato con la sottospecie fastidiosa (Xff), nell’arco di una trentina di anni compresi tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, la malattia di Pierce (Pierce Disease, PD), che distrusse circa 35.000 ettari di vigneti in California, con un ritorno una quindicina di anni fa nella Valle di Temecula, California meridionale, e la distruzione di altri 2mila ettari».
Il caso studio della Puglia
Negli ultimi 12 anni sono stati scoperti focolai di Xff ceppo ST1, esattamente il ceppo noto a livello mondiale come agente causale della PD, in alcune aree al confine tra Portogallo centrale e Spagna, nell’isola spagnola di Maiorca e nel territorio di Triggiano (Ba).
«Il caso studio della Puglia è di particolare interesse a livello europeo e mondiale perché nella nostra regione sono state effettuate in 12 anni oltre 1.400.000 analisi di piante campionate. È stato un impegno utilissimo per cercare di capire il reale quadro della presenza della Xylella, con le sue diverse sottospecie; non compiuto, è bene ribadirlo, per inventariare le piante infette nella zona infetta, ma per scoprire eventuali piante infette esclusivamente nella zona indenne e nella zona cuscinetto. Casualmente, nell’ambito della campagna di sorveglianza realizzata dalla Regione Puglia, che comprende anche il monitoraggio di insetti vettori, a fine 2023 furono trovate 13 sputacchine infette, fra 2667 analizzate (real time PCR per Xylella), e tutte catturate nello stesso sito in agro di Triggiano. Gli insetti vettori sono considerati come sentinelle della presenza del batterio Xylella, perciò vennero monitorate le piante presenti nel sito ed emersero subito sei mandorli infetti, con grande sorpresa, da Xff ST1».
Tre focolai diversi a Triggiano (Ba)
Il Servizio fitosanitario regionale, ha ricordato Boscia, curò nel 2024 il monitoraggio in quella zona di circa 45.000 piante, campionate e analizzate, che ha permesso di delimitare l’area interessata dalla presenza del batterio.
«Sui circa 45.000 campioni analizzati 338 risultarono positivi a Xff ST1, di cui:
- 211 mandorli,
- 119 viti,
- 7 ciliegi
- e una polygala.
Ma dal monitoraggio emerse un quadro particolarmente complesso, perché oltre al focolaio di Xff ST1 furono scoperti anche
- un piccolo focolaio di olivi infetti da Xfp ST53, lo stesso ceppo che ha devastato il Salento,
- e un focolaio di X. fastidiosa sottospecie multiplex (Xfm).
Nell’ambito delle piante positive a Xff ST1 apparve subito evidente che, pur essendoci 119 viti infette, erano soprattutto i mandorli (211) a risultare positivi. Il mandorlo è quindi apparso subito come un portatore sano di questo ceppo».
Attenzione, ma senza lasciarsi prendere dal panico
Il focolaio di Xff ST1 scoperto in agro di Triggiano si trova esattamente al confine dell’importante comprensorio di uva da tavola del Sud-Est barese. Posizione che ha creato grande preoccupazione perché esattamente in quel vasto comprensorio è concentrata gran parte della produzione italiana di uva da tavola.
«Occorre molta attenzione, ma senza lasciarsi prendere dal panico, perché alcuni segnali consentono di attenuare tale preoccupazione. Nella zona del focolaio di Triggiano, oltre al clima favorevole e alla diffusa presenza di piante ospiti, anche la sua gestione agronomica è favorevole alla diffusione naturale del batterio tramite insetti vettori (Philaenus spumarius e Neophilaenus campestris): tale area comprende infatti fazzoletti di terra per produzioni a carattere familiare, semiabbandonati e con alberi poco curati, soprattutto mandorli sparsi, che, funzionando da portatori sani, sono i serbatoi di infezione. Invece la situazione sembra per fortuna diversa nella zona confinante ad alta concentrazione di vigneti, che sono ben tenuti, e quindi apparentemente più ostile ai vettori. Per cui, se il tentativo di eradicazione portato avanti dal Servizio fitosanitario non dovesse avere successo, il batterio entrando in quell’area non troverà le stesse condizioni favorevoli e dovrebbe avere vita abbastanza dura. A mio avviso non è quindi da temere l’esplosione di un’epidemia, bensì la presenza di casi isolati, controllabili anche senza particolari interventi di eradicazione, ma con semplici interventi di contenimento».
Trasmissione bimodale di Xylella fastidiosa fastidiosa
Dal punto di vista epidemiologico gli insetti positivi a Xff ST1 appartengono alle specie N. campestris e P. spumarius.
«Secondo la relazione dell’Istituto agronomico mediterraneo sui risultati del monitoraggio dei vettori condotto nel 2024 la trasmissione primaria del patogeno ai vigneti avverrebbe da fonti di inoculo esterne al vigneto, in particolare da mandorli, da parte di N. campestris e, successivamente, ci sarebbe una trasmissione secondaria da vite a vite da parte di P. spumarius (trasmissione bimodale). La rimozione dei mandorli infetti vicini ai vigneti potrebbe, quindi, sicuramente ridurre l’incidenza della trasmissione da mandorlo a vite. È per questo che i mandorli sono l’obiettivo principale del programma di eradicazione: oltre all’obbligo di estirpazione di tutte le piante ospiti in un raggio di 50 metri attorno a ciascuna pianta infetta vi è anche l’obbligo di rimozione di ogni mandorlo abbandonato/non coltivato presente in un raggio di 400 metri».
Competizione fra ceppi di Xylella fastidiosa
All’estero ci sono evidenze, ha proseguito Boscia, che suggeriscono che la competizione fra ceppi di Xylella può modulare la prevalenza della malattia influenzando la dominanza del ceppo sia negli ospiti sia nei vettori.
«Ad esempio nella parte meridionale dell’isola di Maiorca, dove la presenza di Xfm ST81 è più elevata, l’incidenza della malattia di Pierce è inferiore rispetto al resto dell’isola: sembra quindi che la presenza di Xfm funzioni quasi da protezione incrociata indiretta per i vigneti, riducendo la presenza di Xff negli insetti vettori. Anche in Israele Xff è stata segnalata dal 2021 su vite, ma l’impatto non è ancora chiaro, cioè quanto meno non ci sono indicazioni di effetti disastrosi».
Conclusioni attuali sul focolaio in Puglia

In conclusione, ha detto Boscia, «dalle indagini preliminari in Puglia è emerso che:
- nelle nostre condizioni, i sintomi tipici (“isole verdi” o “green islands” e “fiammiferi” o “matchsticks”) sembrano non essere indicatori utili per rilevare l’infezione,
- esistono differenze significative di suscettibilità fra cultivar,
- lo sviluppo di “declino” o moria dovrebbe far sospettare la presenza di PD,
- l’impatto, anche se in generale sembra non essere particolarmente grave, su alcune cultivar potrebbe essere significativo.
Quindi:
- osservazioni preliminari indicano che, al pari di altri focolai segnalati nel bacino del Mediterraneo, l’impatto della PD in Puglia al momento non sembra essere particolarmente grave; tuttavia sono necessari ulteriori approfondimenti;
- il ruolo epidemiologico del mandorlo sembra essere particolarmente rilevante;
- è in corso un importante programma di eradicazione».














vorrei segnalare una interessante petizione che riprende gli stessi concetti https://www.change.org/p/una-legge-che-fa-pi%C3%B9-danni-del-batterio-cambiamo-le-regole-sulla-xylella