Frumenti ibridi, un’assicurazione sul raccolto

Da Nord a Sud parlano i produttori che li hanno già sperimentati

I frumento tenero ibrido mediamente riesce a garantire una produzione maggiore del 10% rispetto alle cultivar tradizionali, secondo le opinioni della maggior parte dei produttori che utilizzano tale semente.

L’azienda Agricola Canetto Aldo, a Fiscaglia (Fe), coltiva circa 60 ha/anno di frumento tenero su una superficie aziendale totale di 140 ha. Da sette anni la produzione è suddivisa tra ibrido e tradizionale, in percentuale sempre maggiore, fino ad arrivare, attualmente, al 50% di entrambe le varietà. Dalle prime prove l’azienda è stata seguita e ha avuto il supporto tecnico dello staff RV Venturoli, società che detiene l’esclusiva della distribuzione dei frumenti ibridi Saaten Union in Italia. Canetto, proprietario dell’omonima azienda, si dichiara soddisfatto dei risultati ottenuti coltivando gli ibridi di frumento, attraverso i quali riesce ad ottenere una performance migliore per quanto riguarda le produzioni. C’è ancora tanto da fare, ribadisce Canetto, la costituzione di sementi di frumento tenero ibrido, da parte delle aziende sementiere, è di recente applicazione, questo lascia intendere e ben sperare che, in futuro, ci saranno numerose varietà, in grado di soddisfare sempre di più le molteplici esigenze degli agricoltori, in funzione delle caratteristiche degli areali in cui operano e della qualità tecnologica richiesta dai mercati.

In particolare, nel caso dell’azienda Canetto, la caratteristica di una più spinta precocità dello stato di maturazione sarebbe molto apprezzata, in funzione dell’andamento climatico della zona in cui spesso c’è la possibilità del verificarsi di abbondanti piogge nella fase finale di maturazione della coltura.

L’azienda agricola di Luca Tarantello, a Montefiascone (Vt), invece, si estende su una superficie collinare di circa 400 ha, coltivata principalmente a cereali e leguminose foraggere, destinate a sostenere l’allevamento di oltre 1.000 capi di ovini. La superficie generalmente destinata a frumento tenero è di circa 70 ha, oggi coltivati utilizzando esclusivamente frumento ibrido fornito dalla RV Venturoli. Le prove, iniziate nell’annata agraria 2011/2012, da subito hanno convinto Tarantello, proprietario dell’azienda, che ha notato una maggiore produttività, attestatasi in media intorno ai 75 q/ha, accompagnata, inoltre, da una più pronta risposta della coltura nei confronti dei maggiori stress abiotici, in particolare in casi di asfissia dovuti al ristagno idrico, che a volte si verificano sui terreni dell’azienda. La capacità di ripresa è una caratteristica fondamentale, secondo Tarantello, dovuta anche al maggior approfondimento radicale garantito dall’ibrido e verificato da prove aziendali.

Lavorazioni e avvicendamento

Per amplificare tale effetto, la politica aziendale per quanto riguarda le lavorazioni dei terreni, prevede l’utilizzo intercalare di coltura da rinnovo, principalmente leguminose, e una lavorazione dei terreni mediamente profonda, in grado di garantire un buon franco di coltivazione fertile, attraverso il quale l’ibrido può esprimere il massimo delle sue potenzialità. Secondo Tarantello la natura tenace dei suoi terreni potrebbe rallentare l’approfondimento radicale durante lo sviluppo delle piante, inoltre, la porosità generata negli strati più profondi del suolo, garantirebbe una maggiore riserva idrica a disposizione della coltura.

«Utilizzare varietà ibride di frumento tenero, rappresenta la prima assicurazione sul raccolto», dichiara Raffaele Natuzzi, proprietario dell’omonima azienda agricola, sita nella provincia di Matera (Mt), che si estende su circa 250 ha di superficie. L’informazione della presenza sul mercato di varietà ibride di frumento tenero, Natuzzi l’apprende leggendo il nostro settimanale, incuriosito, decide di provarlo, circa cinque anni fa, su una superficie di 10 ha, rispetto a un totale di frumento tradizionale di oltre 160 ha.

Costanza di produzione

Oggi Natuzzi coltiva la porzione di superficie destinata a frumento tenero, esclusivamente con varietà ibride, fornite dalla RV Venturoli, che segue sin dall’inizio le coltivazioni attraverso i suoi tecnici.

Le motivazioni che hanno spinto l’azienda ad optare per questo tipo di tecnologia, ancora non estremamente diffusa, specialmente nel Sud del nostro paese, sono le ben note doti di performance superiori alla maggior parte delle cultivar tradizionali, ma soprattutto, ribadisce Natuzzi, la costanza nella produzione, grazie alla capacità di resistere a fattori ambientali limitanti come la siccità o, al contrario, il ristagno idrico. In particolare, durante quest’annata agraria, circa un terzo della coltivazione ha subito, in dicembre, un’infestazione di lumache, tanto aggressiva che la coltura sembrava irrimediabilmente compromessa.

L’intensa capacità di accestimento, caratteristica molto spiccata nell’ibrido, ha permesso di recuperare la situazione, tra il mese di gennaio e febbraio la coltura ha dimostrato una forte capacità di ripresa, che si è concretizzata in una produzione che ha comunque superato la media di 45 q/ha. Natuzzi conduce i sui terreni utilizzando le tecniche della semina su sodo, avendo constatato che pratica agricola si integra bene sia con la tipologia di suolo a sua disposizione, sia con le capacità vegetative e di accestimento dell’ibrido.

Riproduzione sementi costosa

Dalle opinioni dei produttori, vero test delle colture, appare evidente che lo sviluppo degli ibridi di frumento tenero, è una strada perseguibile, in ragione dei risultati raggiunti e delle potenzialità che questa tecnologia di ottenimento varietale può offrire.

Le considerazioni sulle tecniche di coltivazione le lasciamo agli agricoltori, ognuno profondo conoscitore della natura del suo terreno.

L’ultimo vero scoglio da superare resta l’affinamento delle tecniche di riproduzione della semente, che tuttora rappresentano un alto costo per la diffusione, a carico delle aziende sementiere, per rendere ancora più competitivo lo sviluppo di nuove e più proficue varietà.

Frumenti ibridi, un’assicurazione sul raccolto - Ultima modifica: 2015-08-30T09:57:45+02:00 da Sandra Osti

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