L’impatto del prodotto canadese e delle semine Ue sui prezzi caldi

CAMPAGNA CEREALI. Duro: scorte sì, ma di debole qualità

Dopo la conferma delle produzioni europee, lo scenario mondiale guarda con apprensione alla raccolta in Usa e Canada, per completare un quadro produttivo molto simile al 2006/07.

Dopo la conferma delle produzioni europee, lo scenario mondiale guarda con apprensione alla raccolta in Usa e Canada, per completare un quadro produttivo molto simile al 2006/07.

La produzione attorno ai 35,3 milioni di t (-0,5 rispetto a giugno), sconta l’incertezza delle condizioni agronomiche in Canada solo in parte compensata dalla stima di rese eccezionali in Usa; i consumi si confermerebbero a 37,3 milioni di t a causa di un maggiore utilizzo di duro per feed nelle aree (Spagna e Italia) ove la qualità non rientra nei termini di leggi per problemi di micotossine.

Se si confermasse l’attesa di un incremento degli scambi a 7,4 milioni di t (+0,3 milioni rispetto a giugno), principalmente a compensare le carenze qualitative dei raccolti in Europa e Nord Africa, gli stock mondiali di riporto al maggio 2011 verrebbero significativamente ridotti del 40% a 3,3 milioni di t dai 5,3 del maggio 2010.

Analizzando le componenti del supply-demand mondiale, possiamo comprendere i fondamentali che hanno portato al recentissimo decollo dei prezzi sulle piazze Usa ed europee.

I principali paesi esportatori (Nord America e Australia) vedono un’incremento delle produzioni a 8,6 milioni di t grazie agli Usa ove si attendono rese ai massimi storici che più che compensano l’ulteriore lieve riduzione delle stime produttive in Canada, ove peraltro non si inizierà la raccolta che dal 15 settembre in condizioni climatiche autunnali che potrebbero vedere l’arrivo delle piogge se non delle prime gelate. Nonostante l’aumento delle produzioni, la pressione della domanda mondiale e il rischio di un raccolto canadese con qualità medio-bassa, hanno finora sostenuto il mercato a livelli che anche oltreoceano continuano a configurarsi simili al 2006/07, fatto salvo per le superiori scorte iniziali.

L’esportazione verso il bacino del Mediterraneo che nelle settimane estive è letteralmente decollata comporterà una drastica riduzione delle scorte finali di Canada, Usa e Australia al maggio 2011 a 3,0milioni di t (contro i 4,4 mio t del maggio 2010): un volume che in condizioni di ritrovata stabilità dei mercati cerealicoli garantirebbe un certo equilibrio per il 2011/12.

Nel Bacino del Mediterraneo, ormai definita la situazione in Nord Africa, le uniche novità di rilievo giungono dalla Siria-Turchia e dall’Eu-27. Se la Turchia vede confermata la sua produzione a ridosso dei 3 milioni di t, la Siria rivede le stime al ribasso di un 0,2 milioni di tonnellate rispetto a giugno; l’esportazione da questi paesi, stante un livello di “prezzi in dollari” di estremo interesse, è vista al rialzo a 0,5 milioni di t (+ 0,2 mio/t rispetto a giugno) con aste all’esportazione che potrebbero iniziare già nelle prossime settimane. A più che compensare la maggiore offerta turca vi è la domanda dei paesi del Magreb ove si attende un sensibile incremento delle importazioni a 2,8milioni di t (+ 0,6 mio/t). Non esistono dati ufficiali sulle scorte iniziali di Siria, Turchia e NordAfrica, ma ufficiosamente tutti partirebbero con significativi riporti e impegni d’acquisto siglati a partire dalla scorsa primavera.

A completamento del bacino del Mediterraneo eccoci all’Europa a 27, ove le ultime stime confermano una produzione sempre più prossima a 8,1milioni di t con problemi qualitativi in Grecia e Spagna e rese in Francia inferiori di un 10% alle stime di giugno. I problemi qualitativi dell’annata sono i bassi pesi specifici e la presenza di tossine nelle aree più colpite dalle piogge tardive oltre a un generalizzato calo dei chicchi vitrei e del tenore proteico. I consumi sono visti in aumento di un 0,2 milioni di t per la destinazione a uso zootecnico delle partite di grano più danneggiate (da elevata fusariosi e livello di vomitossina oltre i limiti di legge), come le importazioni che, a totale compensazione del maggiore utilizzo, sono stimate sui 2,3milioni di t (+0,2 mio t su giugno).

Le scorte finali al maggio 2011 si manterrebbero immutate rispetto al maggio 2010 ma, fattore rilevante, subirebbero un sensibile calo della qualità media; in altre parole l’Europa ha iniziato la campagna con scorte di grano duro con le caratteristiche del “fino” e un tenore proteico oltre il 13% sulla sostanza secca, ma rischia di riportare al 2011/12 un eguale volume di grano con caratteristiche del “buono-mercantile” e un tenore proteico medio-basso inferiore al 12%.

PREVISIONI A BREVE
Identificati i principali drivers della recente ripresa dei mercati nell’ormai cronica carenza quantitativa in Europa, nell’emergenza “qualità” in Europa (proteina) e Nord Africa (grani vitrei e con bassa percentuale di danneggiati) e nel crollo della produzione in Canada, ai minimi degli ultimi anni, lo scenario assume una chiara fisionomia. Ormai remoto l’ottimismo di aprile e confermato che il grano di riporto di qualità “media” è di colpo divenuto “buono”, si guarda con apprensione all’ultimo tassello mancante per completare il quadro produttivo e di disponibilità 2010/11: il raccolto canadese.

È lapalissiano che se, dopo gli Usa, anche il Canada avrà un raccolto di buona qualità (soprattutto nel tenore proteico) ed esportazioni con buone caratteristiche medie, l’odierna pressione dal bacino del Mediterraneo potrebbe gradualmente ridursi nel prossimo trimestre grazie alla possibilità dei nostri molini di utilizzare nelle miscele più grano europeo (scorte iniziali incluse) e meno grano duro estero. In tale scenario la dipendenza dall’offerta nordamericana e dalle spesso imprevedibili strategie (semi-monopolistiche) di Canada e Usa verrebbe limitata ai soli acquisti di altissima qualità, riaprendo spiragli di “sereno” in un contesto di mercato oggi ancora uggioso.

A supporto di questa ipotesi di consolidamento fino a dicembre dei mercati europei a livelli molto prossimi agli odierni, contribuirebbe anche il possibile incremento delle semine in tutta Europa
, che oggi vede prezzi all’origine con il “2” iniziale; se poi col 2011 rientrasse la speculazione sui teneri dovuta alla crisi russa, non è da escludere un aumento delle stime di semina in Usa e Canada: ultimo atto di un rientro del mercato del duro alla normalità. Ma in attesa che si chiariscano le ultime incognite e si cominci a parlare di semine, che livello di prezzi ci attende?

L’attuale riluttanza dell’offerta a collocare il prodotto in un mercato che “cresce” potrebbe presto sparire con l’arrivo degli ingenti volumi di prodotto acquistati (a caro prezzo) nelle scorse settimane per consegna settembre-dicembre 2010. A livello mondiale gli Usa, con un raccolto record in volume, e il Canada, con stime di uno scarso raccolto 2010 ma stock di riporto davvero importanti, si stanno controllando a vicenda per non commettere l’errore del 2008 quando (soprattutto il Canada) riportarono a nuovo ingenti volumi di duro vendibili a 400 €/t ...poi svenduti a meno di 200 €/t.

Se esaminiamo i prezzi delle ultime settimane (v. rubrica prezzi di Terra e Vita) l’Europa si è frettolosamente adeguata a un mercato mondiale il cui trend è sì in crescita ma non in regime di “panico”; Usa e Canada hanno più subito l’effetto domino dall’esplosione dei prezzi dei grani teneri che consolidato una situazione di crisi “tipo 2007/08”.

Oggi viviamo la fase di “decollo” dei mercati europei, sempre col dovuto ritardo di 2-3 settimane rispetto al resto del mondo (a tutela di chi ha comprato a listino?), ma già da settembre con l’arrivo di grani di media qualità da Siria e Turchia, salvo disastri al raccolto canadese, si potrebbe assistere al consolidamento delle quotazioni per poi vedere nel 2011 un graduale rientro dei prezzi se mai gli eventi da qui a dicembre (qualità canadese e semine in Europa) portassero segnali distensivi al mercato. La crisi del 2007/08 fu figlia di basse scorte iniziali e scarse produzioni mondiali, il 2011/12 ad oggi vede già scorte iniziali “medie” e, statistiche climatologiche alla mano, si prevede un’andamento colturale 2001 senza eccessiva siccità (l’anno de “El Niño” fu il 2009/10) o eccessiva piovosità (siamo nell’anno de “LaNiña”).

A parte le previsioni meteo, spesso erronee, di concreto ci sono l’attuale livello dei prezzi che condizionerà in positivo le semine 2010 e il fatto che il mondo oggi detiene scorte di duro abbastanza di sicurezza.

Quest’ultimo fattore, le prossime semine e l’atavica competizione a “chi arriva prima” tra i blocchi dell’offerta Usa/Messico e Canada/Australia potrebbero essere la vera chiave di volta di un mercato più morbido nel primo semestre 2011: ritorno dei pezzi sotto i 200 €/t all’origine prima di Pasqua? È la celata speranza di chi ha già coperto gli acquisti fino ai primi del 2011 e oggi temporeggia ad allungare le scorte fino a congiuntura di campagna.

CAMPAGNA CEREALI. Duro: scorte sì, ma di debole qualità - Ultima modifica: 2010-08-27T00:30:27+02:00 da Redazione Terra e Vita

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