Tra le diverse possibilità di realizzare l’idea di frutticoltura di precisione c’è la difesa integrata. E uno dei tentativi tecnici più avanzati per concretizzare tutto questo consiste nel pacchetto di interventi di campo proposti dal progetto piemontese Fruitsensor. Il progetto e le relative tecniche, con un occhio particolare all’applicazione nei meleti, sono stati presentati di recente a Manta (Cn). Il progetto è stato messo a punto dal centro ricerche Creso, di Cuneo, dall’Università di Torino e dal Politecnico di Torino ed è stato finanziato dalla Cassa di Risparmio di Cuneo nell’ambito del bando “Ricerca Scientifica”.
Il sottotitolo del progetto Fruitsensor indica subito di cosa si tratta: «Tecnologie convergenti per una frutticoltura di precisione e sostenibile - le sfide per la difesa ecosostenibile del meleto». Ed ecco come questo orientamento agronomico è stato approfondito all’incontro di Manta.
La carpocapsa
Nella coltivazione del melo, gli agenti patogeni che possono interferire sulle rese produttive sono rappresentati sia da insetti che da microrganismi. Al primo gruppo appartengono la carpocapsa (Cydia pomonella) e la cimice asiatica (Halyomorpha halys), entrambe capaci di provocare perdite dirette, sia a livello quantitativo che qualitativo.
I danni causati dalla Carpocapsa sono dovuti alle larve che penetrano all’interno dei frutti per nutrirsi della polpa, e scavano gallerie al suo interno, in cui lasciano escrementi e rosure. Possono essere di diversa entità, lievi quando le parti intaccate superficiali si cicatrizzano e i frutti manifestano il caratteristico “bacato secco”, oppure gravi quando le larve entrano in profondità, determinando anche la cascola del frutto.
Danni notevoli sono dovuti alle larve delle ultime generazioni, in grado di intaccare un maggior numero di frutti rispetto alle precedenti, in quanto raggiungono direttamente la parte più interna del frutto e ne escono per andare a nutrirsi di nuove mele.
La cimice asiatica
La cimice asiatica, insetto presente in Cina, Giappone, Corea e Taiwan, è stata rinvenuta nel modenese nel 2012 e nel Saluzzese (Cn) l’anno successivo.
Questo insetto, in grado di compiere dalle 4 alle 6 generazioni all’anno va a pungere i frutti che, nelle aree colpite non si sviluppano più propriamente, deformandosi, e producono tessuto suberificato.
Negli Stati Uniti, dove è presente dal 2001, per il suo controllo vengono svolti fino a 9 trattamenti per stagione colturale negli anni di maggior infestazione.
La ticchiolatura
Al gruppo dei microrganismi patogeni appartiene invece Venturia inaequalis, fungo responsabile della principale malattia che colpisce il melo: la ticchiolatura. Questo micete colpisce fiori, foglie e frutti, quest’ultimi sia durante l’accrescimento che dopo la raccolta. Sulle parti verdi della pianta provoca la comparsa di macchie scure di forma tondeggiante su entrambe le pagine fogliari che, in caso di infezioni di forte intensità, possono confluire compromettendo totalmente la vitalità dei tessuti fogliari, fino a determinare la caduta della foglia.
Oltre ai sintomi sulla vegetazione, anche i frutti presentano le macchie: qualora la malattia colpisca il frutticino in stadi precoci di sviluppo, dopo la comparsa delle aree necrotiche, a seconda dell’intensità dell’attacco, si può verificare la sua cascola. Se il frutto riesce a continuare a svilupparsi, le zone interessate dalla malattia si accrescono, determinandone anche la malformazione, e talvolta, in corrispondenza dei tessuti totalmente necrotizzati si possono aprire delle lacerazioni che vanno ad interessare anche la polpa in profondità.
Rilevamenti mirati
Tra i principi della lotta integrata sussiste l’individuazione della soglia di intervento, ovvero il limite oltre il quale un organismo dannoso per una coltura determina un danno economico, e al superamento della quale sono ammessi gli interventi con metodi biologici o con prodotti fitosanitari. Un importante strumento per la valutazione del rischio di infezione o dell’effettiva presenza del fungo è rappresentato dai modelli matematici previsionali, che permettono di interpretare l’evoluzione della malattia grazie all’interazione tra gli elementi base del sistema clima-pianta-patogeno.
Per l’efficiente difesa dei frutteti dalla ticchiolatura, è necessario poter disporre di nformazioni a scala territoriale, da inserire nei modelli, come i mm di pioggia caduti, temperatura e le ore di bagnatura fogliare, la presenza delle ascospore da cui si origina l’infezione. In tal senso il principale obiettivo del progetto è quello di sviluppare strumenti diagnostici per il rilevamento rapido e preciso di Venturia inaequalis a basse intensità di presenza.
A questo fine l’università e il politecnico di Torino stanno lavorando allo sviluppo di nanotecnologie attraverso la tecnologia Lab-on-cip per rilevare la presenza a basse concentrazioni del patogeno, diminuire i tempi di risposta ed avere strumenti da utilizzare in vivo e in vitro su larga scala.
Fototrappole
Analogamente per la ticchiolatura, i partner di Fruitsensor lavoreranno anche per aumentare l’efficienza e la capillarità del monitoraggio di Cydia pomonella e Halyomorpha halys. In questo senso verranno sviluppate tecnologie di monitoraggio a distanza degli insetti, la comprensione in tempo reale del rischio presente e la conseguente pianificazione puntuale delle strategie di difesa da adottare. Per H. halys, vista la sua recente comparsa, sarà inoltre necessario acquisire dati relativi alla suo ciclo biologico.
A questo proposito, sempre all’incontro di Manta Luciana Tavella dell’Università di Torino ha spiegato che verranno sviluppati metodi telematici di monitoraggio con fototrappole, nel caso di C. pomonella, e mediante “l’addestramento” del naso elettronico portatile per il riconoscimento dell’odore della cimice H. halys.